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Francesco Talarico

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CATANZARO – Ventuno condanne, per quasi un secolo di carcere, tra le quali spicca quella a cinque anni per l’assessore regionale al Bilancio uscente, Francesco Talarico, condannato per voto di scambio politico-mafioso ma assolto dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione con l’aggravante mafiosa; e quattro assoluzioni, tra le quali balza all’attenzione soprattutto quella del notaio catanzarese Rocco Guglielmo.

Sono le decisioni del gup distrettuale Simona Manna a fronte di richieste di condanne per oltre 150 anni di carcere da parte dei pm Antimafia Paolo Sirleo e Veronica Calcagno nel processo col rito abbreviato scaturito dall’inchiesta che un anno fa portò all’operazione Basso profilo, condotta dalla Dia contro una presunta cricca affaristico-mafiosa che si sarebbe proposta di espandersi in Albania, dove effettivamente fu aperta una filiale che, grazie all’ausilio di un luogotenente delle Fiamme gialle, Ercole D’Alessandro (che ha scelto il rito ordinario), puntava a introdursi nei gangli della pubblica amministrazione del Paese delle aquile. 

I pm avevano chiesto 8 anni per Talarico e 6 anni per Guglielmo. La pena più alta, 20 anni di reclusione, era stata proposta per Tommaso Rosa, di Sellia Marina, ritenuto, insieme a Carmine Falcone, di San Leonardo di Cutro, per il quale invece erano stati chiesti 16 anni e che è stato condannato a 14 anni, tra i promotori dell’associazione mafiosa. Rosa, intanto, si è pentito e la pena richiesta è scesa a 8 anni, ma il gup gli ha inflitto 11 anni e 5 mesi.

Analoga la scelta della moglie Concetta di Noia, addetta alle false fatturazioni, per cui la richiesta di pena si è abbassata da 14 a 8 anni: la condanna è stata a 9 anni e 6 mesi.

Ma balzano all’attenzione anche i sei anni chiesti per il notaio catanzarese Rocco Gugliemo, scagionato, e le pene elevate proposte per il funzionario del Consorzio di bonifica Jonio catanzarese Giuseppe Truglia, a 9 anni e 4 mesi, e per il funzionario del Consorzio di bonificia Jonio crotonese, Rodolfo Labernarda, a 8 anni e 8 mesi: il primo è stato condannato a 6 anni, il secondo assolto. Ben 14 anni erano stati chiesti per Giuseppe Bonofiglio, commercialista, e 5 anni per l’avvocato Rosario Bonofiglio, fratelli, di Roccabernarda: hanno avuto pene di 2 anni e 10 mesi l’uno e di 3 anni e 2 mesi l’altro.

Talarico è comunque l’imputato di maggiore spicco in questo troncone (ma sono 48 i rinviati a giudizio e cinque quelli che hanno patteggiato): è accusato, insieme all’ex segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, la cui posizione è stata stralciata, di aver aiutato l’imprenditore di Sellia Marina Antonio Gallo, considerato vicino alla cosca Trapasso di San Leonardo di Cutro e figura chiave dell’inchiesta, e l’imprenditore reggino Antonino Pirrello, legato invece ai De Stefano di Reggio Calabria, ad ottenere appalti nel settore della fornitura di materiali per l’antinfortunistica e in quello delle pulizie.

Gallo, anche lui imputato nel processo col rito ordinario, detto il “principino” anche se oggi è sottoposto al regime carcerario duro, quale promotore, avrebbe utilizzato le proprie compagini aziendali per stipulare contratti di appalto e si sarebbe interfacciato con i politici, anche promettendo loro appoggio elettorale, grazie a pacchetti di voti di cui disponeva, per insinuarsi negli appalti. Pirrello, invece, è stato condannato a 4 anni. Coinvolti – ma queste posizioni sono nel processo ordinario – anche Tommaso e Saverio Brutto, padre e figlio, rispettivamente ex consigliere comunale di minoranza a Catanzaro e ex assessore a Simeri Crichi (Comune oggi sciolto per infiltrazioni mafiose), che avrebbero individuato la figura di Gallo mettendolo in contatto con Talarico e col militare allora in servizio al Goa di Catanzaro che a sua volta avrebbe utilizzato lo schermo del figlio Luciano, socio di Gallo nella compagine albanese.

Ma ecco, nel dettaglio, le decisioni del gup (in parentesi le richieste
del pm).

Luigi Alecce, 56 anni, di Catanzaro: 3 anni e 8 mesi (4 anni); Anna Rita Antonelli (65), di Olevano Romano: 2 anni e 1 mese (3 anni); Giuseppe Bonofiglio (57), di Roccabernarda: 2 anni e 10 mesi (14 anni); Rosario Bonofiglio (56), di Roccabernarda: 3 anni e 2 mesi (5 anni); Pierpaolo Caloiro (42), di Cutro: 3 anni e 2 mesi (4 anni); Matteo Femia (37), di Cropani: 2 anni e 10 mesi (2 anni); Rocco Guglielmo (58), di Catanzaro: assolto (6 anni); Carmine Falcone (74), di Cutro: 14 anni (16 anni); Domenico Iaquinta (39), di Cropani ma originario di Roccabernarda: 10 mesi (8 mesi); Rodolfo Labernarda (57), di Cotronei: assolto (8 anni e 8 mesi); Concetta Di Noia (49), di Sellia Marina: 9 anni e 6 mesi (8 anni); Giulio Docimo (62), di Montalto Uffugo: 4 anni e 8 mesi; Francesco Luzzi (38), di Montalto Uffugo: 3 anni e 6 mesi (4 anni); Santo Mancuso (48), di Catanzaro: 1 anno (1 anno e 4 mesi); Francesco Mantella (55), di Catanzaro: assolto (8 anni e 8 mesi); Antonino Pirrello (42), di Reggio Calabria: 4 anni (6 anni); Tommaso Rosa (57), di Sellia Marina: 11 anni e 5 mesi (8 anni); Victoria Rosa (32), di Roccabernarda: 3 anni e 4 mesi (5 anni); Francesco Talarico (54), di Lamezia Terme: 5 anni (8 anni); Giuseppe Truglia (44), di Vallefiorita: 6 anni (9 anni e 4 mesi); Pino Volpe (54), di Altomonte: 2 anni (3 anni e 4 mesi); Luciano Basile (50), di Palermo: 5 anni e 10 mesi (assoluzione); Eugenia Curcio (48), di Botricello: 3 anni e 10 mesi (5 anni e 4 mesi); Antonio Grillone (54), di Botricello: 3 anni e 6 mesi (6 anni); Giuseppe Mangone (44), di Sellia Marina: 2 anni e 6 mesi (7 anni).

Talarico si dice “disorientato”

Dopo la sua condanna, l’ex vicepresidente e assessore al Bilancio Franco Talarico ha affermato: «Rispetto ovviamente qualsiasi decisione, perché proveniente dall’autorità dello Stato. Rimango però disorientato, nel mentre si esclude che io faccia parte di un famigerato comitato d’affari a connotazione mafiosa, vengo comunque ritenuto colpevole di aver raggiunto un accordo elettorale con un non meglio individuato soggetto mafioso».

«Ciò nonostante – ha aggiunto Talarico – il Tribunale del Riesame prima e la Suprema Corte di Cassazione poi, abbiano escluso categoricamente che io abbia intrattenuto rapporti di alcun genere con mafiosi. Non posso che attendere la motivazione di questa decisione molto amara e destabilizzante in forza della mia estraneità ai fatti contestati, già riconosciuta, in sede di merito e di legittimità, e oggi completamente disattese sebbene – ha concluso – i presupposti siano rimasti intatti». 

La reazione di de Magistris

Duro il commento di Luigi de Magistris, candidato presidente alle scorse elezioni regionali ed ex magistrato a Catanzaro: «L’assessore regionale della giunta di centrodestra Francesco Talarico è stato condannato a 5 anni per scambio elettorale politico-mafioso: eppure hanno rivinto le ultime regionali».

«Il popolo del riscatto non ha ancora vinto sulla politica del ricatto e dei bisogni, della sudditanza e della rassegnazione – ha continuato il leader delle liste che hanno conquistato due seggi in consiglio regionale – ma la lotta alle mafie, alla corruzione ed alla mala-politica per quanto ci riguarda non si arresterà mai. Saremo in prima linea fino a quando la Calabria non sarà liberata da una corruttela politica ed istituzionale inquietante ed impressionante».

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