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L'arresto di Marco Gallo

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LAMEZIA TERME – Oltre che per quattro omicidi (per tre dei quali è stato condannato all’ergastolo in primo grado) ora è accusato anche di un tentato omicidio. Un mese dopo un omicidio, uno dei quattro di cui è stato accusato e condannato al carcere a vita in primo grado, avrebbe anche tentato di uccidere un parente della vittima di un omicidio di gennaio 2017 (utilizzando la stessa arma, secondo quanto emerso dalle indagini).

E’ la nuova accusa mossa a Marco Gallo, 47 anni, perito elettrotecnico, ritenuto un insospettabile killer (almeno fino a luglio del 2017 quando fu arrestato a Falerna) raggiunto dall’ennesima ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Lamezia su richiesta della procura della Repubblica di Lamezia in base alle indagini (ancora in corso) della squadra investigativa del commissariato di Lamezia.

Gallo, infatti, oltre a essere stato accusato di aver ucciso il fruttivendolo Francesco Berlingieri, freddato con tre colpi di pistola in testa la sera del 19 gennaio 2017 davanti il suo negozio in via Fiume a Lamezia (per questo omicidio è stato condannato all’ergastolo in primo grado e a 15 anni di carcere anche la moglie di Gallo, Federica Guerrise, così come all’ergastolo Gallo è stato condannato, sempre in primo grado, per essere stato l’autore dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso e del dipendente delle Ferrovie della Calabria, Gregorio Mezzatesta, ed è accusato anche di aver ucciso l’imprenditore edile lametino Domenico Maria Gigliotti per cui oltre un anno fa è stato raggiunto da un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere) a conclusioni di accurate indagini condotte dalla sezione investigativa del commissariato di Lamezia Terme, coordinate dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme, ora è accusato anche del tentato omicidio di Renato Berlingieri, 47 anni, verificatosi la sera del 22 febbraio 2017 a Lamezia Terme (il 19 gennaio dello stesso anno è stato ucciso Francesco Berlingieri) nonché in relazione ai reati di detenzione e porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo.

La sera del 22 febbraio 2017, il killer attese il rientro a casa e poi entrò in azione quando Renato Berlingieri, con precedenti penali, parente del fruttivendolo ucciso, stava per entrare nel portone di una palazzina popolare di via Cerasuolo. Quattro i colpi di pistola esplosi dal sicario che colpirono all’addome la vittima ferendolo ma non in maniera grave (probabilmente perchè Berlingieri si accorse dell’arrivo del killer riuscendo a chiudere il portone della palazzina nel momento in cui il killer premeva il grilletto) tant’è che già all’arrivo al pronto soccorso non era in pericolo di vita.

Renato Berlingieri alcuni anni prima del 2017 era rimasto vittima di un altro analogo ferimento ai suoi danni. Anche in quel caso, infatti, riuscì a sfuggire alle pallottole. La notifica a Gallo per il tentato omicidio è stata effettuata presso la casa Circondariale di Ancona, dove Gallo attualmente si trova ristretto per l’accusa di essere stato il sicario, oltre che del fruttivendolo, anche dell’avvocato Pagliuso (ucciso a Lamezia il 9 agosto del 2016 all’interno del giardino della sua abitazione), di Gregorio Mezzatesta (ucciso a giugno del 2017 davanti la sede delle Ferrovia della Calabria a Catanzaro) e dell’imprenditore lametino Gigliotti (ucciso e bruciato a gennaio del 2015 davanti la sua abitazione). L’ipotesi investigativa formulata nell’ambito del relativo procedimento penale riguardante, appunto, il tentato omicidio di febbraio 2017, tuttora pendente in fase investigativa, trae origine dall’omicidio di Francesco Berlingeri (il fruttivendolo).

L’analisi dei due fatti di sangue, difatti, avrebbe fatto emergere come le due azioni (che si sono verificate a poco più di un mese di distanza l’uno dall’altro) fossero stati eseguiti utilizzando un’arma comune da sparo dello stesso calibro, circostanza che ha indotto gli inquirenti ai necessari accertamenti tecnici di natura balistico-comparativa, attraverso il gabinetto regionale di Polizia scientifica di Reggio Calabria.

Gli esiti di tali accertamenti balistici, effettuati su delega della Procura della Repubblica di Lamezia Terme – per gli inquirenti -consentirebbero di affermare che i due fatti di sangue sarebbero stati commessi mediante l’utilizzo della stessa arma, una pistola semiautomatica in calibro 9 mm. corto (9×17). Le investigazioni risultano tuttora in corso. Gallo è sotto processo anche per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione Reventinum contro le cosche della montagna, in quanto ritenuto sicario della presunta cosca Scalise.

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