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Nicola Fiorita

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CATANZARO – Continuiamo così, facciamoci del male. Parafrasando la celebre frase di un regista disincantato sulla atavica litigiosità della sinistra, come Nanni Moretti, c’era quasi da aspettarselo che le aspirazioni dei volenterosi dirigenti dei circoli democrat catanzaresi si andassero ad infrangere sul “tafazzismo” di una parte della base. Quella che si appiglia alle regole e brandisce lo statuto, e lancia fuori il pallone, quanto non convince l’andazzo.

Nel giorno dell’assemblea degli iscritti del Pd, chiamati ad esprimersi sul nome del candidato sindaco da portare al tavolo della coalizione – il Nuovo centrosinistra che lavora al programma e all’identikit del “fortunato” da mesi – si sveglia un gruppo di contestatori che “al fine di non rendersi complici di un’insipiente iniziativa politica e di conseguenza, incolpevoli artefici di soluzioni pasticciate e preconfenzionate, hanno deciso di non partecipare alla prossima assemblea cittadina ed alle contestuali operazioni elettorali per la individuazione del candidato a sindaco della città”.

La “insipiente” iniziativa sarebbe quella di aver deciso di avviare una consultazione con gli iscritti in merito al gradimento dei nomi dei tre autocandidati in campo, in modo da portare in dote un nome condiviso la scalata a Palazzo de Nobili, sfidando il centrodestra del post Abramo. Il coordinamento, guidato da Salvatore Passafaro, ha avuto modo di ascoltare Nicola Fiorita, il leader di “Cambiavento”, già candidato sindaco nel 2017 con una coalizione civica; l’avvocato Aldo Casalinuovo, di matrice socialista e già consigliere comunale; Fabio Guerriero, socialista anche lui, il candidato al consiglio regionale democrat più votato in città alle ultime elezioni.

Ai dissidenti, alla faccia delle primarie come strumento di partecipazione, le consultazioni non piacciono, tanto da ritenere che “il coordinamento si è posto fuori dalle regole e dallo statuto”, e questo modo di fare si “pone fuori dalle regole”. Forse perché il candidato ritenuto in vantaggio, ma nelle consultazioni informali della base, non è quello gradito ai 14 di cui sopra, visto che Fiorita risulterebbe gradito anche i vertici nazionali. Per il Nuovo centrosinistra, la posizione dei dissidenti “è incomprensibile e inaccettabile espressa da una componente autoreferenziale e impercettibile in termini di fattivi allorché si è trattato di offrire un contributo programmatico al lavoro di coalizione”. E finisce che le consultazioni degli iscritti, convocati al dopolavoro ferroviario del quartiere marinaro non partono (tanto che le votazioni avrebbero dovuto durate due giorni).

All’assemblea non partecipano né i dissidenti, né i consiglieri regionali Ernesto Alecci e Raffaele Mammoliti, né il deputato di riferimento, Antonio Viscomi. Non c’è nemmeno la prima dei non eletti al consiglio regionale, Giusy Iemma, in pole per guidare la segreteria provinciale quando arriverà l’ora del congresso. L’assemblea si psacca su chi vuole portare a Roma l’indicazione di Fiorita e chi vuole rinviare. E finirà che l’esito delle consultazioni sulla scelta del candidato sindaco lo decideranno i dirigenti nazionali, e alla base non resterà che lamentarsi di non aver potuto decidere. Ancora una volta.

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