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Roberto Calderoli nella sede della Lega Calabria

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CATANZARO – Jeans, maglietta nera con su scritto “Sciopero della fame per una giustizia giusta” e barba del giorno prima. Sul volto i segni della protesta che va avanti da più di sette giorni. Si è presentato così, il senatore Roberto Calderoni, all’appuntamento con i dirigenti e gli attivisti del partito, allestito nella sede di Lega Calabria, al primo piano della palazzina di via Lombardi.

Un appuntamento organizzato per parlare dei cinque quesiti referendari del 12 giugno prossimo e che ieri ha visto la partecipazione anche del senatore Paolo Arrigoni. Ad accompagnare il senatore leghista anche il segretario federale Igor Lezzi, il presidente del consiglio regionale, Filippo Mancuso ed il responsabile regionale Giacomo Saccomanno.

«Quello che sta avvolgendo l’attesa di questi referendum – ha commentato Calderoli – è un silenzio incomprensibile. Abbiamo portato avanti una campagna referendaria tra mille difficoltà, tra esponenti di partiti politici contrari ai quesiti, che hanno invitato i propri elettori a disertare le urne, ed una informazione che non ha fatto informazione. E mi riferisco a tutte quelle trasmissioni che, registrate nel pomeriggio, sono state mandate in onda a tarda notte. Un scelta mirata solo per poter dire che il servizio pubblico ha messo a disposizione tot ore di comunicazione».

Da qui, per Calderoli, la scelta di girare l’Italia per portare in giro le ragioni del “Si”. «Un tour che mi ha portato in tutte le regioni d’Italia. Mi manca solo la Sicilia. Una decisione presa per sensibilizzare gli italiani su un tema, quello della giustizia, che non è un tema che appartiene alla Lega o ai Radicali. In Italia – ha detto – il 31 per cento della popolazione carceraria è composta da detenuti in attesa di giudizio ed il 41 per cento è gente che è in carcere ma senza una condanna definitiva. Inoltre più di 1000 soggetti, ogni anno, sono vittime di ingiuste detenzioni. Ecco, questa non è una giustizia giusta e noi, con il contributo di tutti, vogliamo buttare le basi per una riforma radicale».

Ma vediamo più da vicino quelli che sono i cinque quesiti referendari. Il primo quesito – “Incandidabilità in caso di condanna” – chiede ai cittadini se vogliono cancellare la Legge Severino, quella cioè che prevede l’incandidabilità e la decadenza automatica per parlamentari e membri del governo, nel caso di condanna definitiva per reati gravi contro la pubblica amministrazione, e fissa un regime rigido anche per gli amministratori locali che decadono dal loro ruolo anche in caso di condanna di primo grado.

Quindi “Riforma del Csm”, per l’abrogazione delle norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura; “valutazione dei magistrati” per l’abrogazione delle norme sulle competenze dei membri laici nei Consigli giudiziari; “separazione delle carriere”, per abrogare quelle norme che attualmente consentono il passaggio nella carriera dei magistrati dalle funzioni giudicanti (giudice) a quelle requirenti (pubblico ministero) e viceversa; “misure cautelari”, per limitare le misure cautelari, con abrogazione dell’ultimo inciso dell’articolo 274, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e di esigenze cautelari nel processo penale.

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