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Domenico Tallini

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CATANZARO – La locuzione “dire a nuora perché suocera intenda” non è stata necessaria, laddove, nella parte della nuora c’è il professore Valerio Donato e nella parte della suocera c’è il senatore Giuseppe Mangialavori.  Ma Domenico Tallini non è ricorso a metafore per attaccare il parlamentare vibonese che, ricordiamo, è il coordinatore regionale del suo partito, Forza Italia, di cui l’ex presidente del Consiglio regionale è coordinatore provinciale di Catanzaro.

Questo è il passaggio “incriminato”: «Oggi registro solo che la sua è una candidatura etero-diretta da Vibo Valentia e dagli esponenti politici di quella Città. Quale peggiore atto di sottomissione della Città?». Chi sta a Vibo? Mangialavori.

L’esternazione di Tallini mira al candidato, ora si può dire, civico: «Il professore Donato non resiste alla tentazione di “dare i voti” e di “bocciare” chi non gli è gradito. Solo che la politica non è un’aula di giurisprudenza dove il docente può dividere tra buoni e cattivi senza appello. Apprendo di essere stato “bocciato” dal professore prestato alla politica perché additato di essere, assieme al sindaco Abramo, il responsabile del presunto “disastro” della Città».

Il secondo passaggio è ancora più duro: «Donato ha pensato evidentemente di guadagnarsi i favori dell’opinione pubblica, presentandosi come il “nuovo che avanza”, ma man mano che passano i giorni si disvela il suo disegno perverso, in buona parte riuscito, quello di mettere assieme il peggio dell’Amministrazione Olivo e il peggio del centrodestra che è stato accanto ad Abramo negli ultimi anni. Con l’unico obiettivo di arrivare al potere, a qualsiasi costo, altro che senza compromessi. La sua dichiarazione di amicizia e stima mi lascia indifferente. Lui conosce nei dettagli la vicenda giudiziaria che mi ha ingiustamente colpito e ciò lo avrebbe dovuto indurre ad un maggiore rispetto umano e politico. Il suo dna stalinista evidentemente ha preso il sopravvento. Il professore abituato a bacchettare i suoi allievi ha però fatto male, malissimo i suoi conti, perché non si è accorto di avere “bocciato”, assieme a Tallini e Abramo, tutta la storia del centrodestra catanzarese, una storia che potrà non piacere a lui, ma che noi rivendichiamo con orgoglio».

Lo scrivente fa una sorta chiamata di correo: «È la storia del buon governo di Sergio Abramo, di Michele Traversa, di Wanda Ferro», ricordando i successi storici del centrodestra catanzarese.

Poi la sfida finale: «Donato pensa di ottenere dalla parte malata del centrodestra calabrese quello che il suo partito, quello di cui aveva la tessera in tasca solo due giorni fa, gli ha negato. Resto a disposizione del professore Donato per un confronto pubblico, magari televisivo, in cui potremo confrontarci in maniera documentata sul tema dei poteri forti, degli interessi economici, degli intrecci tra politica e colletti bianchi. Il centrodestra vero, quello che non ha bisogno di piccole mance per vendersi, reagirà con la dovuta forza e il dovuto orgoglio a chi vorrebbe ucciderne la storia».

In serata anche Abramo ha risposto, con lo stesso tono, a Donato.

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