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Il docente dell'Unical Spartaco Pupo

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Sono diventati un caso gli auguri alle donne in un post sui social, in occasione dell’8 marzo, del prof Unical Spartaco Pupo che citava Hume

«POICHÉ la natura ha voluto che l’uomo fosse superiore alla donna, dal momento che l’ha dotato di una forza maggiore sia nell’animo che nel corpo, all’uomo spetta mitigare quella superiorità fino a che è possibile, con l’altruismo e con una calcolata riverenza e comprensione per le tendenze e le opinioni di lei (…) In un popolo civile gli uomini dimostrano la loro autorità in modo più generoso, se non meno evidente, ossia con le buone maniere, la deferenza, la considerazione, in breve con la galanteria».

Lo scriveva nel ‘700 il filosofo scozzese David Hume. Empirista scettico, tra i pensatori più influenti della sua epoca e uomo del suo tempo. Che era quello dei lumi, forse anche dei primi passi di una coscienza di genere, ma ancora abbastanza conservatore rispetto al ruolo della donna (un secolo più tardi, ancora nel Regno Unito, le sorelle Brontë sceglievano di pubblicare sotto uno pseudonimo maschile per evitare i pregiudizi…).

Trecento anni dopo, il brano di Hume viene citato in un post di Facebook dal docente Unical Spartaco Pupo, come omaggio e messaggio di auguri alle donne in occasione dell’8 marzo.

Ne è venuta fuori, innanzitutto, la protesta del collettivo femminista Femin («insegna a centinaia di studenti e allo stesso tempo diffonde pubblicamente argomentazioni a sostegno dell’inferiorità del genere femminile, una teoria alla base delle innumerevoli forme di discriminazione, oppressione e violenza che subiamo tutti i giorni») e una serie di segnalazioni all’ufficio della consigliera di fiducia dell’Unical che definivano il post disturbante e discriminatorio.

Pupo sui social lamenta di essere finito in una «locale macchinetta del fango azionata ad arte per travisare il mio post» e respinge le accuse di misoginia e razzismo («tra i miei studi il pensiero di Samuel Alexander, che fu tra i fondatori del movimento delle Suffragette»).

Questo accadeva sabato. Ieri mattina, a intervenire sul caso è il vicecapogruppo di FdI alla Camera Alfredo Antoniozzi. «Il professor Pupo – scrive – ha subito una vera e propria lapidazione pubblica da settori dell’estrema sinistra per la colpa di avere citato Hume uno dei massimi pensatori liberali, in occasione della festa della donna» scrive Antoniozzi. E aggiunge poi che, «cosa ancora più grave», Pupo avrebbe ricevuto «una sorta di esortazione istituzionale da un soggetto che scrive a nome dell’ateneo che gli chiedeva di cancellare il post incriminato minacciando l’avvio di procedimenti disciplinari». Il riferimento è a una mail dell’avvocata Stella Ciarletta, consigliera di fiducia dell’Unical, organo terzo che esercita una ruolo di tutela di chi studia o lavora nell’ateneo da ogni forma di discriminazione. Antoniozzi aggiunge poi che la frase incriminata «è quella nella quale Hume parla di “superiorità fisica dell’uomo nei confronti della donna per la quale sono necessari comportamenti civili” (la citazione completa parla anche di superiorità nell’animo, ndr), del tutto civile e attuale». Comportamenti «reazionari» verso cui Antoniozzi annuncia un’interrogazione alla ministra Bernini. Il deputato chiude chiedendo al rettore Leone di fare «immediatamente chiarezza su una vicenda che è indicativa del doppiopesismo imperante in Italia, che mortifica le basi del pensiero critico e della società aperta».

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Alle parole di Antoniozzi si unisce anche l’eurodeputato Denis Nesci che parla di «sgradevole tentativo di dileggio, per mano di chi crede di custodire il pensiero unico come modello culturale e sociale del nostro tempo».

L’avvocata Stella Ciarletta, raggiunta telefonicamente, precisa che nella sua mail non c’era alcun riferimento a provvedimenti disciplinari («che non sono di mia competenza») né la richiesta di cancellare il post. «Ho solo richiamato il codice di comportamento dell’ateneo, in base al quale stavo intervenendo, e invitavo il docente a contestualizzare e chiarire un post da cui parte della comunità accademica si era sentita offesa per la presenza di passaggi discriminatori».

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