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Il filosofo scozzese David Hume (1711-1776)

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CERCHIAMO di capire: il prof Spartaco Pupo (docente di filosofia all’Unical) decide di far gli auguri a colleghe e studentesse per l’8 marzo utilizzando (su Facebook) un pensiero del filosofo scozzese David Hume (1711-1776) in cui si dice testualmente “la natura ha voluto che l’uomo fosse superiore alla donna… perché lo ha dotato di una forza maggiore sia nell’animo che nel corpo”. Da qui Hume (che era illuminista ma, almeno qui, anche un po’ misogino) traeva (circa trecento anni fa) la conseguenza che i maschi devono “dimostrare la loro autorità… con le buone maniere, la deferenza, la considerazione, in breve con la galanteria”. Il docente allega i suoi “auguri sinceri a tutte” e rimanda ai saggi sulla galanteria di Hume “da me raccolti e tradotti in questa edizione per Mimesis”.

Ora, ritenendo che il professore sia del tutto capace di intendere, è chiaro che la sua voleva essere una “simpatica” provocazione che avrebbe raccolto molte critiche nell’Università e lo avrebbe collocato rapidamente nella posizione di “vittima” e oggetto della censura della “cultura dominante” di sinistra che “comanda” all’Unical. Ma le reazioni sono state, tutto sommato, anche troppo sobrie. Qualche studentessa lo ha mandato a quel paese sui social e le Femministe cosentine in Lotta si sono chieste perché il prof Pupo non sia riuscito “a risparmiarci la sua personale visione sulle donne…”.

Anche la persona che aveva più titolo a dire qualcosa, l’avvocata Stella Ciarletta ,“Consigliera di fiducia” dell’ Unical, si è limitata a scrivere al prof Pupo che diverse studentesse le avevano segnalato il post definendolo “disturbante e discriminatorio” e chiedendogli di “chiarire meglio” e di “contestualizzarlo”. L’avv. Ciarletta ha infatti il compito (affidatogli dall’Unical) di intervenire tutte le volte che all’Università emergono episodi sessisti o di discriminazione nei confronti delle donne.

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Fin qui, una cosa abbastanza interna all’Unical con qualche riflesso sui social. Anche perché nessuno aveva voglia di prendere troppo sul serio l’esternazione del prof Pupo. Ma, ieri mattina, ecco che, rientrato da Roma, l’on. Alfredo Antoniozzi (Fdi) prova a metterci il carico da undici. Nelle redazioni dei giornali piomba un comunicato in cui si parla di “pubblica lapidazione” del prof Pupo che “ha ricevuto, una sorta di esortazione istituzionale da un soggetto che scrive a nome dell’Ateneo, che gli chiedeva di cancellare il post incriminato, minacciando l’avvio di un procedimento disciplinare”. Antoniozzi chiede l’intervento del rettore, prof Nicola Leone, parte lancia in resta contro “il pensiero unico che trionfa nelle Università” e la censura e si avventura in audaci paragoni con il caso della “filosofa comunista che esalta la brigatista Barbara Balzerani”. Già che c’è, aggiunge il suo personale giudizio sul pensiero di Hume: “Una frase scritta trecento anni fa e del tutto civile e attuale”.

Questa vicenda ci porta ad alcune conclusioni di puro (speriamo) buon senso.

1) Il professor Spartaco Pupo ha tutto il diritto di scrivere quello che vuole sui social. Tutti dobbiamo difendere la sua libertà di pensiero;

2) Se il professor Pupo, l’8 marzo, scrive un post che suona come una provocazione nei confronti delle donne, ritengo che abbia messo in conto di ricevere critiche sui social;

3) Le critiche devono essere pacate, chi lo ha insultato ha sbagliato. Ma non ci venite a dire che esiste un “pensiero unico” della sinistra. Tutti sanno che la sinistra ha la caratteristica di frammentare il suo pensiero in mille rivoli e che ne paga ogni giorno le conseguenze;

4) L’avv. Ciarletta ha fatto il suo dovere. Le studentesse le hanno segnalato il caso e lei è intervenuta per chiedere al prof Pupo di spiegarsi meglio. Non ha minacciato provvedimenti (anche perché non ne avrebbe titolo).

5) L’on. Antoniozzi ha tutto il diritto di mandare comunicati allarmati, ma anche lui è criticabile quando dice che il pensiero di Hume è civile e ancora attuale. Perché, vede, on. Antoniozzi, Hume pensava, trecento anni fa, che per evitare le discriminazioni delle donne (più deboli nel corpo e nello spirito) bastasse essere galanti. Se affermiamo che quel pensiero è ancora attuale, finiamo per dire che contro la violenza di genere, il sessismo e le discriminazioni sul lavoro, basterebbe un po’ di sana galanteria. Anche per evitare i femminicidi, on. Antoniozzi?

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