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CASTROVILLARI – «Col nostro lavoro ci interesseremo anche di questi territori, quindi non vi sentiate assolutamente abbandonati». È la promessa che Nicola Gratteri scandisce dal palco del Premio Internazionale Città di Castrovillari, dove si è recato domenica per la consegna del prestigioso riconoscimento.

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Il riferimento è all’escalation di fatti criminali che sta interessando in particolare l’area jonica e il Pollino: «Una recrudescenza del fenomeno mafioso nella Sibaritide? Non è così – chiarisce il procuratore capo di Catanzaro – Il fenomeno mafioso c’era, c’è e con queste regole ci sarà. C’è sì, un aumento di azioni violente che fanno ricordare che c’è la criminalità. Ma la criminalità c’era anche prima che ci fossero omicidi o danneggiamenti. Però questo non vuol dire che la situazione sia fuori controllo o che ci sia da disperarsi. In genere dal punto di vista investigativo quando ci sono delle azioni criminose o violente è più facile, o meno difficile, capire e trovare il filo d’Arianna. Perché quando le acque sono stagnanti, cioé quando le mafie vendono cocaina e acquistano immobili, voi siete convinti che è tutto apposto, che sul territorio non ci sono problemi e che si vive bene. Nella realtà è esattamente il contrario. Quindi non sarei così pessimista o preoccupato. Ci sono i fenomeni come ci sono in tantissime aree e parti d’Italia ma non c’è un qualcosa di irrisolvibile nella Sibaritide», assicura. Il folto e attento pubblico del Protoconvento francescano lo omaggia con una standing ovation (FOTO).

«In un momento storico in cui mancano figure di riferimento, in una Patria senza padri il suo esempio educa, è un uomo che ci onora”: quando la presidente dell’Accademia delle Arti Rosalba Magnoli legge ad alta voce le motivazioni del Premio – realizzato per l’occasione dall’orafo Domenico Tordo e dalla pittrice Nadia Martorano  -, lui quasi si schermisce: «A me paiono esagerate. E con un filo di pessimismo. Perché è come se fossi l’ultima spiaggia. Non è così, non sono l’ultima spiaggia».

Poi l’affondo, ancora una volta, alla riforma Cartabia: «Noi viviamo in un momento, dal mio punto di vista, buio. Questo Governo di larghe intese sta facendo delle modifiche normative che non servono assolutamente a risolvere il problema della giustizia. Queste riforme, che a me paiono tanto di “resa dei conti” tra la politica e la magistratura, purtroppo non contrastano le mafie. Davanti a un apparente garantismo, in realtà si chiede di creare un sistema di impunità nei confronti della cosiddetta “zona grigia”, nei confronti di chi sta un gradino sopra i soliti noti. Perché fin quando voi fate un’indagine e arrestate i soliti noti che sono trafficanti di droga, che sono il mafioso conclamato che chiede la mazzetta al negozio, tutti a dire “bravi”, applausi, eccetera. Nel momento in cui nel corso di intercettazioni nei confronti dei soliti noti sentiamo commettere reati, entriamo nel mondo dei professionisti, entriamo nel mondo della classe dirigente, entriamo nel mondo della massoneria deviata, allora poi lì non siamo più bravi, non siamo più buoni, stiamo esagerando, stiamo oltrepassando quelli che sono i nostri compiti e le nostre funzioni. Quindi dobbiamo stringere i denti, andare avanti, non mollare. Perché ci sarà un’altra stagione». 

                                               

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