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I procuratori Bombardieri e Facciolla

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CATANZARO – Gli indagati nel procedimento dedicato a Calabria Verde crescono. Questa è la sostanziale novità di questi giorni, perché ciò, probabilmente, avrà ripercussioni sull’assetto politico regionale. Lo scorso mese di maggio, come anticipato dal Quotidiano, i pm catanzaresi hanno aggiornato l’apposito registro con nuove e “pesanti” iscrizioni, praticando, contestualmente, lo stralcio di una parte delle carte del maxi-fascicolo.

Stralcio poco dopo portato a conclusine, con notifica solo a sei dei soggetti che figurano nel registro degli indagati. La restante e grossa parte del procedimento giudiziario rimane, quindi, sotto il più rigido segreto istruttorio. Parallelamente anche presso l’ufficio inquirente di Castrovillari l’indagine si sta allargando con ulteriori posizioni al vaglio della procura del Pollino (sotto la lente già erano finiti nomi noti della politica) in quanto, a seguito dell’acquisizione di nuovi elementi, è stato necessario avviare un altro filone investigativo, che potrebbe portare a clamorose sorprese.

Le due inchieste su Calabria Verde sono giunte in una fase delicatissima e non sono mancati in questo periodo gli scambi informativi fra il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri e il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, avendo le due vicende evidenti punti di contatto. Ieri, a Cetraro, nel corso della cerimonia per l’assegnazione del premio “Giovanni Losardo”, il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, fra i premiati, ha affermato: «Quando sono stato nominato alla guida della procura di Catanzaro, in molti hanno detto: “Va be’…Gratteri capisce solo di droga e di mafia…”. Ora vedremo se capisco solo di droga e di mafia».

Il riferimento, pur se implicito, è al caso giudiziario che si è abbattuto sull’azienda ex Afor, per certi versi, l’inchiesta più importante attualmente in capo alla procura di Catanzaro. A tal riguardo, c’è un passo molto significativo dell’interrogatorio di Paolo Furgiuele, l’ex dg di Calabria Verde. Parlando degli incarichi dati da Calabria Verde, Furgiuele ha riferito ai magistrati dell’esistenza di una “short-list” di nominativi, da sottoporre di volta in volta agli organi politici per la scelta da compiere. «Per dire: “Secondo te di questi chi è il più bravo? Lui mi ha detto: “Comincia con questo, tanto ne prenderemo 20-30-50 non è che…” ».

A tale affermazione di Furgiuele, il procuratore Bombardieri ha così puntualizzato, rivolgendosi a chi stava verbalizzando: «Scriviamo tutto quello che sta dicendo, perché è una cosa che ci interessa questa. È una questione che ci interessa molto».

Nel verbale poi seguono pagine e pagine di “omissis”. Paolo Furgiuele ha deciso di farsi interrogare dopo il suo arresto, si ricorda, avvenuto il 21 settembre dell’anno scorso. In seguito al suo atteggiamento di “apertura” nei confronti degli inquirenti, è stato poi liberato. Indicative sono anche alcune frasi dei pm, in cui, tra l’altro, viene citato il nostro giornale, in quanto primo a scrivere sui retroscena di Calabria Verde, rendendo noti sia i dubbi sul fondo economale dell’azienda, sia alcune circostanze poco chiare dietro il famoso appalto di 32 milioni di euro, indetto per l’acquisto di mezzi per l’antincendio boschivo.

«L’indagine – scrive il pm Alessandro Prontera, titolare del procedimento penale – muove da una serie di articoli giornalistici d’inchiesta, pubblicati a partire dal mese di ottobre 2015, su diversi quotidiani a diffusione regionale (tra i quali il Quotidiano della Calabria) nel testo dei quali è stato dato ampio risalto a una serie di criticità legate alla gestione dell’ente in house “Calabria Verde”, in special modo legate alla conduzione della procedura di gara per l’affidamento di appalti milionari, così portando all’attenzione dell’opinione pubblica, da ultimo, la procedura relativa ad un appalto, per un importo superiore a 32 milioni di euro».

Le parole del pubblico ministero sono contenute in un decreto d’intercettazione telefonica, che ha superato il vaglio del giudice per le indagini preliminari. Lo stesso gip che, lo scorso mese di febbraio, ha firmato “l’autorizzazione a ritardare il deposito di verbali e registrazioni di intercettazioni”. Intercettazioni che ancora rimangono top-secret. 

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