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La conferenza stampa di Spagnuolo nella Procura di Cosenza

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Sospesi dirigenti del Comune di Cosenza e divieto di esercitare attività imprenditoriale per un appaltatore

COSENZA – Dalle prime ore dell’alba i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, nell’ambito di due diverse indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Cosenza, stanno eseguendo delle misure cautelari reali e personali.

La prima attività sta interessando i cosiddetti appalti “spezzatino” del Comune di Cosenza: tre misure interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di dirigenti/funzionari del Comune ed una misura cautelare interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriale per un appaltatore cosentino. I reati contestati ai diversi indagati, per le singole fattispecie, vanno dalla corruzione per atto d’ufficio all’abuso d’ufficio.

I dirigenti e funzionari del Comune interdetti sono: Rino Bartucci, Carlo Pecoraro, Domenico Cucunato. Interdizione dalla professione e dai rapporti con la pubblica amministrazione anche per l’imprenditore Francesco Amendola.

L’attività di indagine si è concentrata principalmente sui lavori affidati con il sistema del cottimo fiduciario dal Comune di Cosenza ad un numero ristretto di imprese, senza il rispetto dei principi di rotazione e di trasparenza. L’analisi delle circa cinquemila determine dirigenziali del Comune di Cosenza prese in considerazione hanno evidenziato anomalie nell’utilizzo della procedura di affidamento dei lavori in economia, nella non osservanza del principio di rotazione, trasparenza e parità di trattamento nonchè nell’affidamento dei lavori, molto spesso al di sotto dei 40mila euro, ad un numero ristretto di operatori economici, anche in violazione del divieto di frazionamento. Le indagini hanno altresì dimostrato come il mancato rispetto della normativa vigente in tema di affidamento dei lavori sia collegata all’ottenimento di altre utilità, per sè o per i propri familiari, da parte di alcuni dipendenti e dirigenti del Comune di Cosenza. L’importo complessivo contestato, in riferimento ai lavori affidati da parte del Comune di Cosenza, nelle annualità dal 2012 al 2015, è pari ad € 2.150.595,00 (oltre IVA).

Contemporaneamente i militari della Compagnia di Cosenza, stanno eseguendo un Decreto di sequestro per equivalente emesso dal gip di Cosenza, su richiesta della Procura della Repubblica, per quasi tre milioni di euro nei confronti di quattro società responsabili di aver realizzato una frode fiscale milionaria attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Gli investigatori cosentini stanno sottoponendo a sequestro tutti i beni di proprietà delle società, ovvero i saldi attivi presenti sui rapporti finanziari, gli immobili situati in territorio calabrese e le quote sociali.

Il sequestro scaturisce da una verifica fiscale svolta nei confronti di un’azienda cosentina, attiva nel settore immobiliare, nel corso della quale venivano individuate operazioni commerciali “anomale” intercorse con altre sei società, operanti nel medesimo settore, di cui tre con sede in Cosenza e tre con sede “dichiarata” in Roma. Mirati accertamenti effettuati presso le sedi romane delle tre società permettevano di rilevare che le stesse erano meramente cartolari e che quelle effettive erano ubicate nella Provincia di Cosenza. A seguito di ulteriori approfondimenti contabili, svolti nei confronti delle società coinvolte nel meccanismo fraudolento, veniva rilevato l’inserimento in contabilità di fatture ed altri documenti falsi per diversi milioni di euro al fine di “gonfiare” fittiziamente i costi e ridurre gli utili dell’impresa. Falsi acquisti di edifici in costruzione, compravendite fittizie di immobili già costruiti, adibiti ad uso abitativo o commerciale, e finte realizzazioni di impianti o altre opere murarie su diversi fabbricati, attestavano false operazioni e costi in realtà mai sostenuti. Rilevata altresì la presenza di un contratto di appalto, stipulato tra due società coinvolte nelle indagini, con cui la prima demandava alla seconda la realizzazione di un importante complesso immobiliare, seppur quest’ultima era sprovvista della necessaria capacità operativa, poiché nel corso degli anni aveva assunto solo personale con mansioni amministrative.

Tutte le società nei cui confronti venivano svolte le attività ispettiva risultavano gravate da una rilevante esposizione debitoria prevalentemente nei confronti dell’Erario e di Istituti previdenziali.

La Procura ha avanzato istanza di fallimento per tre delle società interessate dal provvedimento, in ordine alle quali ha ottenuto dal Tribunale fallimentare la dichiarazione di fallimento per una e la riserva di decisione per le altre due. 

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