INDICE DEI CONTENUTI
- 1 Dottor Ranucci, qual è stata la sua scelta?
- 2 E’ facile al giorno d’oggi fare giornalismo d’inchiesta? E soprattutto questo si può fare nei giornali di “periferia”?
- 3 Dottor Ranucci, qual è lo stato di salute dell’informazione nel nostro Paese?
- 4 E’ più facile oggi fare il giornalista o trent’anni fa?
- 5 Esistono gli scoop? Sono utili?
- 6 Il giornalista Ranucci cosa ne pensa del fatto che i giornalisti non possono più pubblicare stralci delle ordinanze di custodia cautelare?
Intervista al giornalista Sigfrido Ranucci, protagonista di un incontro con gli studenti del Polo liceale di Castrovillari, in occasione della presentazione del suo libro “La scelta”
Castrovillari – “Si, il mestiere del giornalista lo consiglierei perché lo reputo il mestiere più bello del mondo se lo si fa con coraggio, forza e indipendenza”. A sostenerlo è stato, questo pomeriggio (7 gennaio 2025), il giornalista Rai, conduttore di Reporter, Sigfrido Ranucci, rispondendo a una specifica domanda, a margine dell’incontro avuto, presso l’aula magna del liceo scientifico “E Mattei”, con gli studenti del Polo liceale di Castrovillari per la presentazione del suo libro “La scelta”. Un incontro, moderato dalla professoressa Filomena Minella Bloise, dove il giornalista Ranucci, dopo i saluti istituzionali della dirigente del Polo Liceale, Elisabetta Cataldi, ha dialogato con gli studenti sui temi trattati nel libro e non solo.
Si è parlato della professione giornalistica, di guerra, terrorismo, ambiente, caporalato, rapporti tra politica e mafia. Un incontro che ha tenuto, per circa due ore, inchiodati sulle sedie e in religioso silenzio non solo gli studenti e i loro docenti, ma anche i tanti “curiosi” presenti. Sigfrido Ranucci, alla fine, dopo aver “autografato” decine e decine di libri e aver “posato” per innumerevoli selfie, non si è sottratto a qualche altra domanda.
Dottor Ranucci, qual è stata la sua scelta?
“La scelta è quella essere utile per la società, essere utile per cercare di consegnare alle future generazioni un mondo migliore ed essere utile a mantenere alta l’asticella della libertà di stampa. Un paese democratico deve godere di una stampa libera che funzioni.”
E’ facile al giorno d’oggi fare giornalismo d’inchiesta? E soprattutto questo si può fare nei giornali di “periferia”?
“No, è abbastanza complicato e lo è ancora di più nei piccoli paesi dove purtroppo i colleghi che lavorano in piccole realtà non hanno alle spalle un’azienda grande come ho la fortuna di avere io, la Rai. Non hanno le grandi tutele legali, vengono spesso pagati con pochi euro perché non viene applicato l’equo compenso. Io credo che bisognerebbe ampliare le tutele per questi colleghi che rappresentano il nostro sistema di anticorpi periferico che deve aggredire il male prima che divori il corpo. Quindi hanno un ruolo fondamentale”.
Dottor Ranucci, qual è lo stato di salute dell’informazione nel nostro Paese?
“Direi che non è un bello stato, ma noi, sia a livello mondiale e sia a livello europeo, siamo a rischio omologazione per chi gestisce i contenuti editoriali. Siamo a rischio di leggi bavaglio, siamo a rischio di disinformazione. Io credo che c’è la necessità di battersi per presidiare intanto il web, che in questo momento è una fonte di informazione primaria. Bisogna avere la forza, l’indipendenza per poter continuare a denunciare, perché la denuncia, il giornalismo d’inchiesta sono degli ingredienti fondamentali per un paese democratico”.
E’ più facile oggi fare il giornalista o trent’anni fa?
“Diciamo che oggi si hanno più strumenti a disposizione, ma è un poco più complicato per le insidie a cui devi stare attento e lo slalom che devi fare tra le fake news. E’ più semplice perché una volta magari rischiavi che ti ammazzavano, adesso rischi querele e delegittimazione”.
Esistono gli scoop? Sono utili?
“Lo scoop non è nient’altro che illuminare una zona d’ombra. Certo che è utile. E’ utile per un governante illuminato perché magari scopre qualcosa da correggere. E’ utile per il cittadino che attraverso l’informazione diventa più consapevole”.
Il giornalista Ranucci cosa ne pensa del fatto che i giornalisti non possono più pubblicare stralci delle ordinanze di custodia cautelare?
“Credo che sia una vergogna. Credo che non abbia nulla di civile, non ha nulla di paese moderno. E credo che sia un’ulteriore restrizione sulla libertà del cittadino di essere consapevolmente informato”.
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