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COSENZA – La sigla non è conosciutissima, ma la Federcomated è l’associazione di categoria dei commercianti cementi, laterizi e materiali da costruzione edili. Le imprese che aderiscono quindi e occupano un ruolo fondamentale all’interno della filiera delle costruzioni.

Stiamo parlando di un settore in cui operano circa 800 aziende in Calabria e che ha un indotto occupazionale vicino alle 3000 unità. Se il superbonus 110% ha messo in crisi le imprese edili, non di meno è accaduto ai loro fornitori di materiali. Ne abbiamo parlato con il presidente regionale, Pietro Paolo Oranges, imprenditore di Corigliano Rossano operante da oltre 30 anni nel settore edile e del commercio di materiali e prodotti per la costruzione.

Lui è uno di quelli che ha molto presente la situazione visto che svolge entrambe le attività: da una parte quella di imprenditore edile dall’altro quello di fornitore di materiali. «Appena uscito il decreto sul superbonus mi sono preoccupato tantissimo – dice subito Oranges – perché un sistema così congeniato in Italia non può funzionare ed infatti adesso sta mostrando tutti i suoi limiti».

Oranges dice che prima della misura il settore si era ripreso subito dopo lo stop dovuto alla pandemia. «Naturalmente nel periodo del lockdown molti di coloro che dovevano comprare o ristrutturare casa hanno rinviato. Dopo la fine del lockdown e prima che venisse approvato il meccanismo del superbonus, il nostro settore si era ripreso alla grande con moltissime commesse sia per noi sia per i costruttori. La ripartenza c’è stata e si lavorava benissimo».

Nonostante la difficile reperibilità dei materiali e l’aumento dei prezzi?

«No all’epoca non si verificavano queste circostanze. I prezzi hanno iniziato a schizzare con il superbonus per una mentalità tutta Italia. Nessuno faceva più caso al prezzo di qualsiasi cosa perché tutti sapevano che tanto non sarebbero stati loro a pagare, ma lo Stato. Sono stati avviati moltissimi cantieri e questo ha creato difficoltà nel reperire i materiali. Il problema è che il mercato dei prezzi non si è mostrato per niente elastico, per cui i prezzi sono rimasti invariati anche per le persone che non avevano avviato il superbonus. È chiaro che questi poi alla fine, se non strettamente necessario, hanno rinunciato ad eventuali interventi e difatti adesso che il superbonus è fermo per il problema dei crediti incagliati, anche l’altra parte del mercato è bloccata per la speculazione sui prezzi».

Ci faccia qualche esempio…

«Esempi ve ne potrei fare tantissimi. Il cappotto termico, ad esempio, prima del superbonus costava 42/46 euro al metro quadro ora è arrivato fra i 130 e i 135. La lamiera coibentata per i tetti prima costava 16 euro, adesso è arrivata a 32. Ancora il ferro: prima un carico costava intorno ai 13, è arrivato fino 47, ma oggi è sceso ai 32. Come potete capire i prezzi stanno sì scendendo, ma restano altissimi rispetto ai valori di due anni fa».

Finora non se ne preoccupava nessuno, adesso invece che le aziende hanno i crediti incagliati la musica è diversa…

«Sì ma qua abbiamo avviato un effetto domino che può essere devastante per un settore che insieme all’agricoltura storicamente rappresenta uno dei fattori economici trainanti della Calabria».

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Difficile dare un numero su quante siano le aziende in sofferenza…

«Non glielo so dare con esattezza, ma la situazione è preoccupante perché le aziende hanno cercato di ottenere commesse di un certo valore economico quindi soprattutto i condomini, raramente il piccolo appartamento. Questo significa che hanno crediti consistenti e quindi è normale che rischiano il tracollo. A cascata anche noi fornitori abbiamo una serie di fatture sospese, in alcuni casi anche di un certo importo, perché le aziende non ce la fanno a pagare da quando le banche hanno chiuso i rubinetti».

Come se ne esce secondo lei?

«Guardi siamo tutti in attesa del nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri che dovrebbe uscire intorno al 16 luglio, almeno così dicono le banche. Vedremo quali correttivi verranno apportati, ma sono poco fiducioso perché in tanti hanno visto il superbonus come strumento per speculare e fare soldi facili non come strumento per rilanciare il settore. Difatti i numeri sulle truffe sono davvero consistenti. Ma lei poi si ricorda il credito d’imposta voluto da Berlusconi in che beffa si è trasformato per le imprese?».

Sì, ma voi cosa proponete?

«Il mio pensiero personale è che la misura sia sbagliata. Avrebbe funzionato di più uno sgravio contributivo alle imprese e uno sconto del 50% in fattura. È la parola gratis che fa perdere lucidità alla gente».

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