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Gratteri e Nicaso durante la conferenza all’Onu

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COSA Nostra statunitense rischia di scomparire per la sua lentezza nel muoversi tra i meandri del web: sono più resilienti le mafie italiane, in particolare la ‘ndrangheta, tra le organizzazioni criminali la più figlia del suo tempo, perché riesce ad adattarsi più delle altre alle nuove tecnologie e a sfruttarle meglio: lo ha sostenuto lo storico delle mafie Antonio Nicaso intervenendo al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York, dove si è aperta la conferenza sul tema “Le sfide imposte dalla criminalità organizzata nell’era dell’intelligenza artificiale e di internet”, promossa dalla Fondazione Magna Grecia, in collaborazione con la Rappresentanza Permanente d’Italia alle Nazioni Unite.

L’occasione è stata la presentazione del report “Cyber Organized Crime – Le mafie nel cyberspace”, pubblicato dalla Fondazione Magna Grecia e curato da Nicaso, docente di Storia sociale della criminalità organizzata alla Queen’s University, e da Walter Rauti, curatore assieme a Nicaso del rapporto.

Ne abbiamo parlato col professor Nicaso che, in particolare, ha condotto uno studio sulla tipologia di reati contestati alle cinque famiglie di New York da cui emerge che gli “affari” sono quelli tradizionali, in controtendenza rispetto all’evoluzione delle mafie italiane.

Professor Nicaso, perché Cosa nostra americana è più “lenta” rispetto alle mafie italiane e, in particolare, alla ‘ndrangheta?

«C’è correlazione tra cyber crime e evoluzione della criminalità organizzata. Il capitale sociale delle mafie non è più costituito soltanto da avvocati, commercialisti e broker ma anche da pirati informatici. Cosa nostra americana potrebbe scomparire perché, come emerge da un’analisi che ho condotto, i reati contestati alle cinque famiglie di New York negli ultimi anni sono ancora quelli “tradizionali”, come l’estorsione, la truffa, l’omicidio, il riciclaggio di denaro; il più sofisticato è il gioco d’azzardo online. Se si fa il raffronto con i reati di cui devono rispondere sempre più spesso oggi le mafie italiane e in particolare la ‘ndrangheta si nota questa lentezza. Per una sorta di darwinismo criminale, chi non si adegua rischia di scomparire.
Bisogna però sottolineare che l’azione di contrasto del Fbi è stata efficace e che le cinque famiglie di NY sono state smantellate. Ho sempre sostenuto che è inopportuno stilare il necrologio delle mafie, sempre capaci di rigenerarsi. Ma le famiglie newyorkesi negli ultimi anni non si sono “adeguate”, forse anche per un problema generazionale, e perché chi è in carcere deve scontare pene elevate. A fronte di questo presumibile declino, si registra l’avanzamento tecnologico di altre organizzazioni criminali, come i cartelli messicani o le bande di motociclisti, molto agguerrite nel cyberspace e in grado di hackerare dati sensibili».

Secondo Nicaso, tra le mafie italiane è la ‘ndrangheta quella più tecnologicamente avanzata?

«Cosa Nostra è più in controtendenza rispetto alle mafie italiane, specie camorra e ‘ndrangheta, perché i reati che commette sono soprattutto offline. La ‘ndrangheta è più tecnologicamente avanzata perché ha capito l’importanza di coniugare la realtà analogica e la virtualità digitale e dimostra una capacità di adattamento alle nuove tecnologie in tendenza con quello che avviene nella società. A New York si è in controtendenza, la ‘ndrangheta marcia spedita come le grandi aziende che si preoccupano di secretare la comunicazione attraverso sistemi di messaggistica o esplorano investimenti sulle piattaforme del trading clandestino online per evadere il fisco».

La presentazione del report all’Onu ha un significato particolare. Si traduce in un appello per istituire una rete globale per contrastare il cyber crime. L’Onu è il luogo dove creare sinergie per contrastare le mafie sempre più hi-tech con una legislazione più avanzata, come sostiene Gratteri?

«Gratteri ha detto che oggi si possono spostare chili di cocaina stando seduti sul divano e utilizzando il dark web. I narcotrafficanti non devono più andare in Colombia. Questo è il momento opportuno per agire, ma occorre volontà politica per contrastare questo tipo di criminalità sempre più tecnologica. Bisogna fare l’analisi di quello che passa attraverso Internet perché se non ci si muove si rischia di restare indietro. Non basta più il know-how investigativo di cui menavamo vanto e servono nuovi protocolli di indagine, altrimenti la partita sarà impari. L’intelligenza artificiale può aiutare, dipende dall’uso che se ne fa. Occorre anche una semplificazione normativa. Antonello Colosimo, magistrato della Corte dei Conti, ha fatto notare che il documento sull’IA dell’Europa è composto da un numero di pagine superiore a quello della Bibbia».

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