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CROTONE – Puntavano ad accedere ai fondi per le imprese messi a punto dal Governo per sostenere il sistema imprenditoriale durante l’emergenza Covid. C’era anche il contributo a fondo perduto previsto nel decreto dall’8 aprile tra gli obiettivi della maxi frode fiscale sgominata dal Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano su disposizione della Dda milanese.

Le società inserite nello schema di frode avevano attestato un volume d’affari non veritiero e fondato sulle false fatture dell’anno precedente anche per intascare quel denaro.

In tutto sono 8 le persone sottoposte a misura cautelare, di cui 4 in carcere e 4 ai domiciliari e 7,5 milioni i beni sequestrati nell’operazione.

Fra i reati contestati: associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla frode, autoriciclaggio, intestazione fitta di beni e bancarotta fraudolenta; l’organizzazione aveva anche disponibilità di armi.

Secondo le indagini coordinate dai magistrati antimafia, gli arrestati erano contigui al clan Greco di San Mauro Marchesato, che è considerato un’emanazione della ‘ndrina di Caulonia operante anche sul territorio lombardo. Nell’indagine è stato evidenziato anche il riciclaggio di soldi poi inviati anche a istituti di credito cinesi. Gli affiliati alla ‘ndrangheta, spiega il procuratore di Milano Francesco Greco, si sono avvalsi della “collaborazione” di un cinese (arrestato) residente in Toscana, «interessato a riciclare importanti somme» cash e a «mandarle in Cina».

Sarebbero stati bonificati mezzo milione di euro dai conti correnti di alcune società inserite nel meccanismo di frode fiscale. Soldi che sarebbero andati verso banche cinesi.

Una delle società intestate a prestanome e gestite da Francesco Maida, collegato al clan della ‘ndrangheta capeggiato da Lino Greco di San Mauro Marchesato, ha ottenuto 45mila euro dicontributi a fondo perduto per l’emergenza Covid. Per ottenere i fondi, previsti dal decreto 34 del 19 maggio, Maida avrebbe utilizzato fatture false emesse dalle società inserite nello schema di frode.

Allo stesso tempo, sempre stando alle indagini della Dda milanese, Maida avrebbe tentato «di beneficiare» anche dei finanziamenti del decreto legge 23 dell’8 aprile che servono a sostenere le imprese «nella particolare congiuntura economica determinata dall’emergenza sanitaria» causata dal Coronavirus.

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