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La centrale di Scandale

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CROTONE – Dopo dieci anni dall’operazione Energopoli, è stato assolto in Appello uno degli imputati chiave, il commercialista isolitano Giuseppe Carchivi (55). È stata così ribaltata la condanna a tre anni di reclusione che gli era stata comminata nel novembre 2017 per la presunta – ora più che mai – megatruffa da 15 milioni di euro ruotante attorno al Contratto di programma di Scandale e a una centrale a turbogas.

L’ipotesi di truffa è ormai prescritta, così come le accuse di falso e malversazione. L’unico che scelse il rito abbreviato – mentre il procedimento per una decina di altri eccellenti rimbalzò a Cremona per competenza territoriale – fu il noto commercialista che venne condannato per bancarotta ma assolto dall’accusa di associazione a delinquere dal gup di Crotone.

Il procuratore generale aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado ma, in accoglimento della tesi degli avvocati Giovanni Staglianò e Alessandra Martuscelli, Carchivi è stato assolto. L’inchiesta avrebbe fatto luce su presunte irregolarità nella costruzione della centrale a turbogas di Scandale.

Ma perché si sono prescritti alcuni reati? Perché è passato tanto tempo. Il pm, su richiesta del giudice che accoglieva istanze difensive, aveva riformulato il capo d’imputazione dell’associazione a delinquere specificando i ruoli attribuiti a ciascuno, ma poiché si trattava di fatti nuovi, sia pure compresi nel fascicolo della Procura crotonese, fu riarticolato e, dunque, rinotificato anche l’avviso di conclusione delle indagini.

Poco più di due anni per tornare al punto a cui si era arrivati. E dopo il rinvio a giudizio gli atti furono spediti al tribunale della città lombarda per le residue contestazioni.

Ruotava attorno a falsi aumenti di capitale della società Eurosviluppo industriale la presunta mega truffa scoperta dalla Guardia di finanza e dal pm Pierpaolo Bruni, allora in servizio a Crotone. Aldo Bonaldi, imputato chiave, era l’amministratore della Eurosviluppo industriale ed amministratore, di fatto, della Pianimpianti; con la collaborazione di Carchivi avrebbe attuato le condotte fraudolente, secondo l’accusa.

A tutti i rinviati a giudizio era contestata l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, alla bancarotta fraudolenta ed al riciclaggio di finanziamenti percepiti illecitamente. I fatti contestati risalgono a un periodo antecedente al 14 ottobre 2008, data del decreto con cui il ministero dello Sviluppo chiese la restituzione dei fondi.

«Finisce per me un incubo – ha detto Carchivi al Quotidiano del Sud – poiché in seguito alla condanna ho avuto difficoltà nella mia attività professionale».

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