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Il Tribunale di Crotone

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CUTRO (KR) – È stato condannato a due anni e sette mesi di reclusione per truffa, appropriazione indebita ed esercizio abusivo del credito non essendo iscritto all’apposito albo di agenti e mediatori finanziari, l’avvocato Quintino Aracri, al quale le vittime avrebbero affidato oltre 680mila euro tra il 2014 e il 2017.

Lo ha deciso il giudice del Tribunale di Crotone Rosalba Lastoria, che contestualmente ha condannato l’imputato al risarcimento delle parti civili (da quantificare in separata sede). Il pm Patrizia Campana aveva chiesto 3 anni. Il legale avrebbe elargito interessi semestrali con tassi fuori mercato (4,5 per cento e 5 per cento) senza rilasciare documentazione ufficiale, ma ricevendo e trasferendo denaro in contanti per importi sopra soglia, in violazione della normativa antiriciclaggio e trattenendo indebitamente la somma di 584.250 euro.

I truffati che hanno scelto di costituirsi parte civile sono sei, assistiti dall’avvocato Carmine Mancuso e dall’avvocato Lorena Corasaniti, ma, secondo quanto trapela da ambienti investigativi, quelli che non hanno denunciato sarebbero una sessantina: per lo più si tratta di persone che hanno lavorato in nero e hanno investito i risparmi di una vita consegnandoli a un intermediario finanziario, o presunto tale, in titoli e certificati di deposito, e che ora si ritrovano senza un euro.

Tutte le volte che versavano importi, peraltro elevatissimi, è stato promesso alle vittime un interesse del 5 per cento, poi ridottosi al 4 in seguito alla crisi economica, almeno questo avrebbe prospettato l’avvocato Aracri. Veniva loro rilasciata una ricevuta, chiamata “libretto”, ma ricevuta non era, secondo l’accusa. Piuttosto, si trattava di un foglietto con l’indicazione delle somme corrisposte. Ma a un certo punto qualcosa si è inceppato nel meccanismo, trasformatosi in una catena di S. Antonio. Quando hanno iniziato a chiedere indietro le somme, la risposta per gli investitori era che erano vincolate, né è stato possibile per loro ottenere copie ufficiali del contratto d’investimento.

A quel punto le persone offese hanno pensato di rivolgersi ai carabinieri di Cutro, che hanno avviato i primi accertamenti, poi completati dalla Guardia di finanza di Crotone. Ed è venuta fuori una storia che lascia increduli.

Dinanzi ai giudici l’ha raccontata in lacrime Salvatore Mesoraca, uno dei pochi che ha trovato il coraggio di denunciare. Ma è la stessa storia che ha narrato ai carabinieri. Complessivamente ha “investito” 210mila euro, tra somme guadagnate col proprio lavoro e una cospicua eredità frutto del duro lavoro di suo padre emigrato in Germania.

«Ho fatto l’imbianchino per 40 anni, sì, ho lavorato in nero, lo ammetto – dice al Quotidiano – ma non ho mai fatto del male a nessuno, anzi tutti sanno che ho fatto del bene alla gente, essendo benestante, e avendo frequentato la parrocchia, e se c’era da aiutare qualcuno, anche economicamente, non mi sono mai tirato indietro. Ma ora – rincara la dose – ho perso tutto perché mi sono fidato dell’avvocato Aracri. Gli avevo detto che non mi sentivo più tranquillo, quando ho chiesto di avere indietro le somme, ma non è stato possibile ottenere nulla. E ho dovuto rinunciare a far studiare i miei figli all’università. Adesso campo con qualche piccolo aiuto, e come me ce ne sono tanti altri, e non solo coloro che hanno denunciato». Perché gli altri non hanno denunciato? Forse per paura, forse per il timore di conseguenze di natura fiscale trattandosi di lavoratori che, almeno in parte, hanno conseguito dei profitti in nero, forse per altro.

Aracri era difeso dall’avvocato Gianfranco D’Ettoris che ha evidenziato che le somme fino a un certo punto sono state restituite con puntualità.

Ma è aperto anche un fronte civile: le vittime chiedono il risarcimento patrimoniale per un importo analogo a quello quantificato come ingiusto profitto nella causa penale.

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