X
<
>

Il commissario Francesco Paolo Figliuolo

Condividi:
5 minuti per la lettura

Parlare, solo parlare, perché, per il resto, una volta completata la campagna di vaccinazione, anche somministrando le dosi a zia Rosina e zio Peppino, rispettivamente classe 1932 e 1937, gli ultimi due da vaccinare, deliberatamente personaggi di fantasia, di diritto mascotte di una Calabria che vuole essere più attenta ai più fragili, bisognerà passare ai fatti. Quelli che fino ad oggi sono mancati. Senza attenuanti in soccorso. Forse a quel punto servirebbe un altro bravo Figliuolo. Chissà

La parentesi sta per chiudersi. Grazie anche all’incontestabile impulso dato alla campagna vaccinale dal bravo Figliuolo, il peso del Covid si allenterà presto, come gli elastici delle mascherine.

Si vede all’orizzonte la chiusura della parentesi brutta delle nostre vite piena zeppa, per molti mesi, di lutti, incertezze, smarrimento, terrore, strette di mano e abbracci proibiti.

La visione dell’orizzonte, oggi, maggio 2021, è nettamente più limpida, sebbene a tratti coperta dalle incognite sulla ripresa economica che si cerca di risolvere nella grande equazione della vita nella quale la salute sta comunque a 100.

L’“immunità di gregge” (o “immunità di gruppo”, espressione equivalente ma che non si presta a facili ironie) è vicina come non lo era mai stata nell’ultimo anno e mezzo.

Colpisce che il Codacons abbia chiesto le dimissioni del commissario Figliuolo perché in Calabria ci sono ancora troppi over 80 da vaccinare. Circa ventimila, secondo la Regione che insieme a Commissario per la sanità, Protezione Civile, Difesa, Aziende Sanitarie e Croce rossa ha promosso per ieri e oggi un week-end dedicato agli ultraottantenni che potranno recarsi in 64 centri vaccinali di “tutto il territorio regionale per ricevere il vaccino senza necessità di prenotazione”. Iniziativa annunciata venerdì scorso, giorno di pubblicazione del report settimanale del Governo, secondo il quale tra gli over 80 in Calabria ce ne sono 37.763 in attesa ancora della prima dose.

In provincia di Torino, un giovane prete, tale don Luca, ha raccontato l’altro giorno al Corriere della Sera la sua missione di queste settimane: aiuta gli anziani a prenotarsi per il vaccino, andando casa per casa, e spesso li accompagna ai punti vaccinali. Probabilmente lo staranno facendo altri preti anche nei paesini sperduti della Calabria, dove non sono arrivati prima di loro i sindaci o i medici di famiglia. Chissà.

Ancora, per la verità, questa mobilitazione non ha dato tutti i suoi frutti, perché non vi è dubbio che molti over 80 sono da vaccinare, tolti da questa ragionevole stima (senza dare i numeri) improbabili piccoli eserciti di no-vax e quelli che hanno avuto già il vaccino ma non sono stati ancora registrati nella banca dati in base alla quale la Presidenza del Consiglio stila ogni settimana il report ufficiale.

Ma a parte annunci, protocolli, intese, è tanto difficile chiedere a tutti i medici di famiglia l’elenco dei rispettivi assistiti over 80 che non sono stati vaccinati? A tutti, e non solo a quelli (e sono tanti) che vivono questa professione e questo ruolo con amore viscerale.

È particolarmente complesso chiedere ai sindaci – soprattutto dei piccoli e sperduti comuni calabresi – la cortesia di segnalare la presenza di nuclei familiari composti solo da persone in età molto avanzata che magari non hanno familiari giovani vicini con un computer a disposizione? È forse peccato chiedere ai preti di muoversi anche loro – non necessariamente con l’impegno di don Luca – per dare una mano ai parrocchiani anziani e soli?

Protezione civile, esercito, Regione, Asp si attrezzino, ammesso che non lo abbiano già fatto, per raccogliere tutte queste segnalazioni e inviare vaccinatori nelle case di chi, a questa età, non ha altro modo per vedersi riconosciuto il sacrosanto diritto al vaccino. D’altra parte, il richiamo del bravo Figliuolo (date priorità agli over 80 ancora non vaccinati) c’è stato. Dategli retta.

Repetita iuvant. Lettura superflua per chi ha avuto modo di seguire resoconti e analisi che questo giornale pubblica da mesi (con riguardo all’emergenza Covid) e da anni (sull’efficienza del sistema sanitario calabrese): troverebbe cose già dette e ridette.

La mancata o lenta registrazione nelle piattaforme nazionali delle vaccinazioni effettuate (soprattutto agli over 80), l’inefficiente sistema di tracciamento dei contagi (nella prima fase dell’emergenza alla Calabria è andata non in modo catastrofico, nonostante vi siano stati decessi e sofferenze, solo per intervento divino), i posti letto carenti rispetto agli standard nazionali: sono tutti aspetti del sistema sanità Calabria che manager, commissari dopo commissari, ministero non riescono a sistemare in modo da renderlo capace di offrire l’assistenza minima necessaria ai calabresi.

A parte ‘ndrangheta e centri di potere occulti (che hanno puntato sulla sanità perché business grosso), la sanità calabrese sconta anche il fatto di essere stata nei decenni passati merce di scambio elettorale (tot voti uguale un posto di lavoro in ospedale), con la mortificazione delle buone pratiche meritocratiche, risorse impiegate in parte per avere come risultato inefficienza. La contabilità orale delle Asp più grosse, grazie alla quale hanno sguazzato affaristi di piccolo, medio e grande cabotaggio, è ormai nozione acquisita al patrimonio conoscitivo nazionale.

Per non parlare dei ritardi enormi nell’attuazione delle misure che erano state disposte l’anno scorso per fronteggiare l’emergenza Covid. Solo adesso si comincia con i lavori nelle terapie intensive (ad oggi in Calabria c’è la metà dei posti stabiliti dal Governo come soglia minima per l’emergenza pandemica). Non vale il discorso che per fortuna adesso le terapie intensive Covid si stanno svuotando, perché non basta il “the end” sul Coronavirus per rimettere in sesto ospedali, ambulatori, medicina del territorio e via dicendo. Vergogna era sei mesi fa e vergogna resta.

I sindacati hanno la lingua ormai asciutta nel reclamare l’avvio delle assunzioni di personale previste. I più maliziosi fanno notare che si aspetta l’immediata vigilia delle elezioni regionali. Come se vi sia ancora spazio per la compravendita di voti grazie a promesse di assunzioni (promesse? Di questi tempi? Ridicole). Le sale intercettazioni delle Procure sono state già allertate.

E i calabresi – che, a dispetto di sopportazione e silenzi, non sono gregge – non si fanno abbindolare dalla propaganda, né incantare dalle ritrovate energie di molti rappresentanti politici e istituzionali per parlare di sanità. Parlare, solo parlare, perché, per il resto, una volta completata la campagna di vaccinazione, anche somministrando le dosi a zia Rosina e zio Peppino, rispettivamente classe 1932 e 1937, gli ultimi due da vaccinare, deliberatamente personaggi di fantasia, di diritto mascotte di una Calabria che vuole essere più attenta ai più fragili, bisognerà passare ai fatti. Quelli che fino ad oggi sono mancati. Senza attenuanti in soccorso. Forse a quel punto servirebbe un altro bravo Figliuolo. Chissà.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE