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CATANZARO – Un ammanco da 500 mila euro. Riscontrato dal collegio sindacale nelle casse della Field e confluito al centro di una delibera con cui la giunta regionale, ieri pomeriggio, in tutta fretta, ha mandato a casa, sospendendolo dalle funzioni, il presidente della “Fondazione innovazione emersione locale disegno del territorio”, Mimmo Barile, esponente del Pdl, che, all’indomani dell’insediamento di Scopelliti, era stato da quest’ultimo imposto al vertice della Field, come unica figura sostitutiva dell’ex presidente, Mario Muzzì, e dei membri del Direttivo, Francesco Cicione e Anna Nucera.

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SUL CASO DEL BUCO NELLE CASSE DELLA FIELD

A prenderne il posto sarà il dirigente regionale del settore Affari generali del Dipartimento “Presidenza”, Giuseppe Bianco, nominato commissario straordinario, per 30 giorni, con il compito di assicurare la continuità amministrativa degli atti in essere, al fine di consentire al Dipartimento regionale “Politiche del lavoro” di effettuare le necessarie verifiche relativamente a quanto reso noto dal presidente del Collegio dei sindaci, il commercialista Maurizio de Filippo, circa l’ammanco patrimoniale imputato alla società in house, che ieri ha perso anche un altro pezzo, con le dimissioni del direttore amministrativo, Lucio Marrello. Si apre così una fase commissariale che andrà avanti fino a quando non sarà verificata la fondatezza della denuncia, che il presidente De Filippo ha depositato anche in Procura, a Catanzaro, per segnalare nel dettaglio le numerose gravi irregolarità ravvisate nella gestione contabile della Fondazione.

 Accuse rispetto alle quali lo stesso professionista è stato sentito ieri a Palazzo di giustizia, nell’ambito di un fascicolo aperto contro ignoti e finalizzato a delineare con certezza presunti ruoli e responsabilità legati a quei soldi depositati dalla Regione su un conto corrente vincolato al finanziamento di alcuni progetti e di cui non sarebbero rimasti che poche centinaia di euro. Così come accertato personalmente dal presidente De Filippo, che, a causa degli ostacoli che la Field avrebbe opposto alla normale attività di controllo contabile portata avanti dal suo organismo, nei mesi scorsi avrebbe deciso di accedere direttamente al conto corrente bancario della Fondazione. Da lì, l’amara sorpresa: al contrario di quanto dichiarato dalla Field, circa un attivo di 499 mila euro, sul conto ne erano risultati poco più di 300. Un buco di cui ora qualcuno dovrà pur dare conto a chi di competenza. Sicuramente lo farà lo stesso Barile che, ieri sera, ha già preannunciato l’intenzione di rivolgersi all’autorità giudiziaria per chiedere di essere ascoltato in merito alla vicenda, affiancato dai propri legali di fiducia, gli avvocati Giancarlo Pittelli del Foro di Catanzaro e Roberto Le Pera del Foro di Cosenza. Non perderà tempo, invece, la Regione Calabria, a nominare un pool di ispettori da mandare a spulciare tra le carte di una delle Fondazioni più discusse degli ultimi anni. Costata, durante la legislatura targata Agazio Loiero, ben 3,250 milioni di euro provenienti dal bilancio della Regione. E che, per il 2012, ha registrato un volume di affari che supera abbondantemente i 10 milioni di euro. Un giro di soldi veritiginoso, dunque, quello che ruota intorno alla Field, che vive principalmente di assistenza tecnica fornita a 10 Dipartimenti regionali per la gestione dei progetti finanziati con Fondi comunitari, e davanti al quale, evidentemente, chi doveva mantenere il controllo non lo ha fatto.

Di sicuro non è riuscito a tenerlo il dipartimento al Lavoro, guidato da Bruno Calvetta, che, sulla scia di una delibera di giunta assunta per ciascuna Fondazione, era stato chiamato dalla Regione a controllare gestione e operato contabile della Field. Attività di controllo sulla quale sono tanti i dubbi che vengono prepotentemente a galla e che dovranno essere chiariti insieme a quelli relativi alla destinazione dei soldi spariti e di cui la magistratura si prepara a seguire le tracce, spulciando tra i movimenti bancari da ricostruire con il supporto di periti da nominare ad hoc. Insomma, tanti e gravi sono gli interrogativi aperti dalla vicenda che – c’è da giurarci – lascerà sul campo più di una vittima, in un contesto politico già fortemente provato dalle inchieste incrociate provenienti dai più disparati organi giudiziari. Il commissariamento è solo l’ultima goccia di un mare tempestoso, che sta inducendo intere truppe di marinai – capitani compresi – ad abbandonare le navi , per raggiungere porti più sicuri. Ce la faranno? Alle urne il responso. 

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