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COSENZA – Il decreto proroghe è legge con l’approvazione definitiva alla Camera, e così l’emendamento che sposta di un anno in avanti, e per la quarta volta, la legge speciale sul commissariamento della sanità calabrese. Il decreto Calabria terminerà questa volta a dicembre 2024, sarebbe dovuto cessare alla fine di quest’anno. Il supercommissariamento prorogato lo scorso anno in attesa di Azienda zero (che ancora non c’è) adesso porta con sé ulteriori novità. Innanzitutto per un altro anno, salvo nuove decisioni del commissario/presidente Occhiuto, resteranno in carica i commissari straordinari destinati altrimenti alla decadenza ma soprattutto viene abrogato con poco meno di un mese di anticipo il blocco delle azioni esecutive sulle aziende del sistema sanitario calabrese.

L’iniziativa legislativa presa nel 2021 fino al 31 dicembre 2025 e poi bocciata dalla Corte Costituzionale (che contestò anche il metodo del commissariamento diventato ormai normalità), venne poi risistemata entro il termine del 31 dicembre 2023.

Sul commissariamento della sanità calabrese invece nulla si muove: un altro anno, il tredicesimo. Sull’abrogazione del blocco pignoramenti la “scusa” è la procedura di infrazione aperta dall’Unione Europea sul ritardo dei pagamenti da parte delle aziende del sistema sanitario calabrese, una ragione “presunta”, per come recita il testo dell’emendamento originariamente presentato al Senato da Claudio Lotito nelle settimane scorse. È invece realtà solida da diversi anni viste le performance delle aziende calabresi. Ora si rischia l’assalto alla diligenza da parte dei creditori in attesa, mentre ancora si fatica a chiudere il contenzioso precedente.

Stando alle cifre certificate le somme pignorate sarebbero passate dai 227 milioni di euro di marzo 2023 ai 180 milioni di fine ottobre 2023 ma nessuna delle aziende ancora rispetta i tempi di pagamento stabiliti dalla legge. Anzi, le somme versate ai creditori fuori tempo massimo (e con interessi) nel 2022 sono aumentate e sono pari al 34% del totale complessivo: 667,9 milioni di euro a fronte dei 589,3 milioni del 2021. Lo scorso anno, dati della Corte dei Conti, l’Azienda Pugliese-Ciaccio oggi Dulbecco aveva fuori termine il 97% dei pagamenti, quella di Cosenza il 53%, l’Asp di Reggio Calabria il 47%, il Gom di Reggio Calabria il 43%, l’Asp di Cosenza il 42%. In Calabria a settembre 2023 i tempi medi erano di 223 giorni rispetto ai 60 definiti dalla direttiva europea. Con picchi importanti nella “Dulbecco” dove si possono aspettare anche i 432 giorni, 345 a Crotone, 247 nell’Asp di Reggio Calabria.

Ma c’è anche un problema di management importante: in molti casi su richiesta della Corte dei Conti le aziende non sono riuscite a fornire le fatture liquidate fuori termine. In altre parole non sono a conoscenza dei flussi. Tempi non rispettati vuol dire ulteriori contenziosi. Qui forse il dato più allarmante: l’esposizione potenziale complessiva è 841,8 milioni di euro. Il problema è irrisolto ed è una tegola sull’ennesimo anno da supercommissari.

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