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COSENZA – In tanti, in questo agosto dalle temperature straordinarie, di fronte all’avanzare inarrestabile del fuoco parlano di “emergenza incendi”. Ma davvero siamo in presenza di una emergenza?

Se guardiano i dati viene difficile definirla tale. Dal 2012 gli incendi hanno un andamento abbastanza “ciclico”, legato soprattutto alle condizioni climatiche e con una concentrazione molto vicina al 90% nel periodo luglio settembre. I numeri forniti da CalabriaVerde sono eloquenti: per quanto riguarda il periodo dal primo luglio al 30 settembre nel 2020 si sono verificati 6308 incendi su un totale di 7701 annui; nel 2019 6832 incendi su un totale di 7990 annui; nel 2018 2850 su un totale di 3278; nel 2017 8803 su un totale annuo di 10015 e potremo continuare.

Insomma la programmazione antiincendio non è difficilissima da fare e dal 2013, infatti, viene svolta con puntualità da CalabriaVerde, l’azienda in house della Regione che ha inglobato le aziende pubbliche Afor e Comunità Montane.

La società ogni anno redige il piano anti-incendi, solo che spesso rimane lettera morta. Il problema è presto svelato. Nonostante l’azienda abbia più di 5000 dipendenti questi non bastano per il controllo del territorio e per la lotta agli incendi. Non lo diciamo noi, ma lo stesso commissario straordinario dell’azienda, Giuseppe Oliva, che nel Piano attuativo di Forestazione 2021 scrive nella parte che riguarda appunto la programmazione che “dovendosi impiegare oltre 1000 dipendenti, si è constatato che per molte postazioni il personale impiegato non garantisce la turnazione minima necessaria, tanto da dover accorpare e sopprimere alcune postazioni”. Possibile che su 5800 dipendenti non se ne trovano 1000 per vigilare sul territorio? Possibile che tutti siano impiegati amministrativi?

Il mistero viene svelato nello stesso piano: “Il problema è strettamente connesso all’età media del personale, troppo elevata. Diverse unità ogni anno sono poste in quiescienza o ritenute inidonee alla mansione, cosa questa che richiede un’urgente immissione di nuovo personale”. 5800 persone quindi non sono sufficienti a tenere sotto controllo il verde calabrese. Non solo ma nel piano di programmazione viene anche evidenziato come, oltre al problema dell’età, c’è quello di una non idonea presenza di postazioni A.I.B. (Anti incendio boschivo) a causa della presenza non omogenea del personale sul territorio.

Se questa era la situazione in una situazione chiamiamola normale, figuriamoci in questi giorni in cui la Calabria brucia in tutti i sensi. Eppure la Regione fa una fatica da matti per reperire le risorse necessarie al pagamento degli stipendi.

alabriaVerde ci costa ogni anno 156 milioni per attività connesse alla gestione delle foreste calabresi, di cui 130 milioni solo come costo del lavoro. Giusto per fare un esempio caro a GianAntonio Stella in Veneto per la forestazione i costi si aggirano sui 50 milioni l’anno. Fra l’altro fino a poco tempo fa parte di questa cifra era coperta dallo Stato centrale. La cifra ogni anno veniva contrattata in occasione della finanziaria e quindi è sempre variabile. Non a caso recentemente si è registrata un’aspra polemica fra l’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo e il capogruppo del Pd, Mimmo Bevacqua, sul reintegro del finanziamento annuo destinato dal Governo alla Regione, decurtato di 40 milioni dal 2020,

Il punto però è che nonostante questa barca di soldi e l’elevato numero di operai, CalabriaVerde non riesce a mettere in campo gli uomini necessari al punto che ieri il commissario straordinario dell’Azienda, d’intesa con l’assessore regionale alla Forestazione, Gianluca Gallo, ha disposto che gli operai idraulico-forestali in forze all’Azienda – parliamo di circa 2.500 uomini – siano tutti mobilitati in servizio per presidiare il territorio forestale in aggiunta alle vedette. Insomma tutti fuori dagli uffici e tutti sul campo per provare a fronteggiare il fronte del fuoco.

Non sappiamo però quanti di questi operai hanno le giuste competenze per svolgere il compito e siano soprattutto idonei al ruolo. In soldoni dopo otto anni dalla fondazione dell’azienda e più di un miliardo speso in soli costi del personale e qualche presunto scandalo per uso improprio dei fondi per la forestazione, siamo ancora qui a parlare di una prevenzione degli incendi che passa solo da piani che rimangono lettera morta perché nonostante CalabriaVerde abbia più dipendenti di una acciaieria, in pochi svolgono per davvero la funzione alla quale la società dovrebbe essere deputata.

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