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Il colonnello Scafuri durante il suo intervento

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CITTANOVA – «Insegnanti spiegate cos’è la ‘ndrangheta ai vostri ragazzi, fate in modo che ne parlino con le famiglie. Non abbiate paura. La ‘ndrangheta è un tumore maligno, ed oggi qui c’è una madre che piange dopo trent’anni la morte di suo figlio. Questi sono i frutti che produce la ‘ndrangheta. La Calabria merita di più». Un monito lucido e fortissimo, pronunciato dal comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, colonnello Giancarlo Scafuri, al termine della messa in suffragio del brigadiere Rosario Iozia, ucciso per mano criminale trent’anni fa.

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Era il 10 aprile del 1987. A distanza di tre decenni, oggi più che mai, la guerra contro la ‘ndrangheta rimane un nodo cruciale per la rinascita del meridione. Iozia aveva appena 25 anni quando conobbe la morte. Erano le 19 di quel lontano 10 aprile, quando, fuori servizio, percorreva la Strada Provinciale in direzione di Polistena. All’altezza di località Petrara notava alcuni individui che attraversavano un uliveto armati di fucili a canne mozze. Intuito quanto stava accadendo, impugnò la pistola d’ordinanza e si pose all’inseguimento dei malviventi. Intimato l’altolà, il fuoco di piombo lo colpì lasciandolo esanime sull’asfalto. Oggi sul quel luogo rimane una lapide a perenne ricordo di quanto accaduto. L’Arma, negli anni successivi all’assassinio, concesse a Iozia la medaglia d’argento al valor militare.

Alla cerimonia di ieri mattina, all’interno della chiesa Matrice di Cittanova, erano presenti numerose autorità militari, civili e religiose della provincia reggina. C’era don Pino Demasi di Libera, il sindaco di Cittanova Francesco Cosentino con alcuni componenti dell’Amministrazione comunale, il presidente della commissione regionale Antindrangheta Arturo Bova, il consigliere metropolitano Fabio Scionti, l’onorevole Angela Napoli. C’erano i magistrati, che quotidianamente lavorano per liberare la Calabria dal gioco mafioso. E c’erano i familiari del brigadiere Rosario Iozia, tra cui la madre Anna Monaco, che dalla Sicilia ha intrapreso ancora una volta il lungo cammino verso il dolore e la memoria.

Tante persone ritrovatesi in una chiesa per intrecciare, attraverso il ricordo, il rifiuto non negoziabile ad ogni forma di crimine. Infine, seduti sui banchi della chiesa, erano presenti tantissimi studenti delle scuole cittanovesi. Ai giovani e ai loro insegnanti, in particolar modo, il colonnello Scafuri ha indirizzato il suo messaggio. «Non abbiate paura, spiegate cos’è la ‘ndrangheta». Il sindaco di Cittanova, ieri mattina, ha rafforzato il significato della celebrazione consegnando alla madre di Iozia la delibera di giunta con cui il Comune intitola la sala congressi del polo solidale per la legalità “Ciccio Vinci” al brigadiere ucciso.

Anche Matteo Renzi su facebook ha postato il video del discorso del colonnello dei Carabinieri: «Un ufficiale dei Carabinieri, il Comandante Provinciale dell’Arma di Reggio Calabria, ha pronunciato queste parole ricordando Rosario, un giovane brigadiere ucciso dalla ‘ndrangheta 30 anni fa. Mi sembrano parole che i più giovani devono ascoltare. Le condivido con voi come voglio condividerle con i miei figli. Sono orgoglioso del lavoro dell’Arma dei Carabinieri». 

La madre di Iozia, in un’intervista al Tg1, ha detto: «E’ stato molto emozionante. Vorrei avere almeno una soddisfazione nella vita: avere giustizia».

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