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Uno degli sbarchi nel porto di Roccella

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REGGIO CALABRIA – Anche quest’anno è stato “autunno rosso” per gli sbarchi di migranti sulle coste calabresi e della provincia reggina in particolare.
Un flusso continuo verso le nostre coste, rotte privilegiate dalle migrazioni provenienti dalla parte orientale del Mediterraneo e dall’Africa, che si intensifica, di giorno in giorno, prima dell’arrivo del freddo e delle condizioni climatiche avverse per l’attraversamento del mare che pongono un naturale freno agli sbarchi nel corso della stagione invernale. Ma come ha vissuto la Prefettura di Reggio Calabria l’ennesimo autunno caldo per la gestione di quello che era un “fenomeno” internazionale ma che è diventato “routine” alle nostre latitudini. Lo abbiamo chiesto al Prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani.

Quattro sbarchi in un solo giorno a Roccella Jonica (ma sono 38 gli arrivi negli ultimi 4 mesi, in media uno ogni 48 ore, ndr) e la città palcoscenico della Locride presa d’assalto da velieri carichi di migranti….

«Tra settembre ed ottobre sono stati in tutto 28 gli sbarchi sulle coste reggine, di questi ben 23 solo a Roccella Jonica, ed ancora tre al porto di Reggio Calabria, uno a Bova ed uno a Seminara. Sappiamo che questo è un periodo caldo e siamo “attrezzati” per intervenire e gestire queste fasi. Le rotte della migrazione dalla parte orientale del Mediterraneo privilegiano l’arrivo a Roccella Jonica mentre la novità di quest’anno è stato l’aumento dei migranti egiziani, che si avvalgono di pescherecci, che sbarcano soprattutto al porto di Reggio Calabria. Per noi è un “sistema rodato” e ormai sappiamo perfettamente gestire l’emergenza: sono giorni di lavoro convulso ma siamo preparati».

Avete bisogno di aiuto, vorrebbe lanciare un appello per migliorare la situazione che sembra davvero esplosiva a Roccella…

«E’ chiaro che si tratta di numeri importanti e che siamo impegnati in un lavoro costante che coinvolge tutti i componenti della filiera del sistema accoglienza ai migranti: dalla Guardia di Finanza (i militari intercettano al largo della costa della Locride i barconi e dopo l’abbordaggio, l’imbarcazione viene trainata in sicurezza da una delle motovedette della Guardia costiera di Roccella, ndr), sulla terraferma ci sono poi gli adempimenti della polizia, il test del tampone molecolare e la momentanea sistemazione nel Centro di primo soccorso di Roccella, una struttura pubblica gestita dai responsabili della Protezione civile. Più che rivolgere un appello sento il bisogno di ringraziare lo spirito di servizio di tutti queste donne e uomini e gli enti su cui grava l’incombenza della prima accoglienza: il comune di Roccella è stato davvero eccezionale».

In merito a ciò che materialmente si può ancora fare per migliorare la gestione dei migranti a Roccella (la struttura che attualmente li accoglie presenta problemi di natura statica, mancanza di spazi adeguati e carenze igienico-sanitarie, ndr)?

«Il problema su Roccella è proprio questo: visto l’incalzare degli sbarchi non abbiamo il tempo necessario per intervenire sulla struttura posta lungo la statale 106. E’ in divenire su Roccella l’istituzione di un hot-spot e la ristrutturazione dell’immobile utilizzato per la primissima accoglienza. Finora non c’è stato il tempo di procedere agli adempimenti che sono già in programma per i prossimi mesi in cui gli arrivi si fermeranno e diverrà più semplice intervenire sullo stabile. Cerchiamo di lavorare con il massimo impegno e serietà e colgo l’occasione per ringraziare tutti i soggetti della filiera dell’emergenza: dalla guardia costiera alla gdf, dalla polizia agli enti locali».

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