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Antonino Monteleone

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LA Procura di Palermo ha rinviato a giudizio l’inviato calabrese de “Le Iene”, Antonino Monteleone, per aver diffamato l’assessore comunale alla Mobilità, Giusto Catania. Lo ha reso noto lo stesso esponente della Giunta Orlando, in occasione di una conferenza stampa alla presenza del suo legale di fiducia, Marco Andrea Manno.

La vicenda è quella del cancello abusivo, poi rimosso, nello stabile in cui lo stesso Catania, insieme ad altri 13 condomini, vive. Una storia di cui si era occupata anche la trasmissione di Italia 1.

Dopo una segnalazione della moglie dell’assessore sul rischio crollo per un rudere adiacente l’abitazione di famiglia, il sopralluogo della Polizia municipale ha fatto emergere la presenza del cancello abusivo, facendo scattare un’indagine a carico di tutti i condomini per abusivismo edilizio.

La vicenda giudiziaria si è presto sgonfiata con l’archiviazione disposta dal gip che ha accolto la richiesta della Procura, rilevando l’impossibilità di individuare tra gli inquilini l’autore dell’abuso.

«Non intendo gioire, anzi sono dispiaciuto perché Monteleone oltre a diffamare la mia persona ha minato la credibilità dell’informazione e l’attendibilità della giustizia – ha detto l’assessore Catania -. Era evidente che il servizio televisivo fosse stato costruito in modo preconcetto e allusivo con l’obiettivo di ledere la mia reputazione. Si è tentato di farmi apparire come uno speculatore edilizio e addirittura si è lasciato intendere che avessi favorito l’abuso grazie al il mio ruolo di assessore. E inaccettabile che una persona, indipendentemente dal ruolo istituzionale, debba essere sottoposta all’aggressione della “macchina del fango”. Ho subito l’onta mediatica, si è procurato un danno alla mia famiglia e alle persone che abitano nel mio stesso palazzo, malgrado fosse evidente la nostra estraneità all’abuso. I fatti erano noti anche a Monteleone che, invece, li ha artatamente stravolti», accusa l’assessore Catania, che si è costituito parte civile.

«Sono fiducioso che il processo a carico di Monteleone contribuirà definitivamente a chiarire tutti gli aspetti di questa inquietante vicenda», spiega l’assessore, per il quale «alla luce degli atti giudiziari in mio possesso», ci sarebbero gli estremi per indagare anche gli agenti della polizia municipale che avrebbero divulgato le informazioni segrete relative all’indagine a carico dell’assessore, successivamente archiviata dal Tribunale di Palermo.

«Malgrado fosse informato dell’archiviazione e avesse tutte le informazioni necessarie – dice adesso l’assessore -, l’inviato de “Le Iene”, ha confezionato un servizio con l’esplicito tentativo di far credere all’opinione pubblica che fossi io l’artefice dell’abuso e che lo avessi coperto utilizzando il mio ruolo di assessore comunale».

«Tra le carte di Monteleone durante le ripetute interviste – ricorda oggi Catania – ho notato la bozza della comunicazione di notizia di reato (senza numero di protocollo né firma), redatta dalla polizia municipale di Palermo, con la quale si erano avviate le indagini per abuso edilizio, inviata alla stampa prima ancora di essere trasmessa formalmente alla Procura. Una copia identica è stata ritrovata tra le cartelle informatiche di un ispettore della Polizia Municipale», che ad oggi non risulta indagato.

A seguito della trasmissione, mandata in onda da Italia 1, l’assessore Catania ha presentato un esposto querela ai danni di Monteleone per diffamazione e di alcuni agenti di polizia municipale per violazione del segreto istruttorio. La prima udienza del processo a carico di Monteleone è stata fissata il 23 giugno del 2022.

«In questa storia i fatti sono ostinati. C’era un’illegalità che si consumava nel cuore della città di Palermo e che grazie all’intervento de Le Iene, e non certo dell’assessore Giusto Catania, è stata spazzata via», dice all’Adnkronos Antonino Monteleone, che all’assessore Catania lancia un invito: «Non vorrei smorzare il tuo entusiasmo, ma rimetti lo champagne in frigo perché il processo inizia con l’udienza di ammissione delle prove… a giugno».

Per il cronista de Le Iene, che del rinvio a giudizio ha appreso dalla stampa («Il Tribunale di Palermo non mi ha notificato nulla, né il mio avvocato non ha ricevuto uno straccio di Pec. Giusto Catania, invece, ha già fatto una conferenza stampa…») il servizio mandato in onda ha avuto il merito di far luce su un’illegalità che è stata rimossa proprio grazie all’interessamento della trasmissione di Italia 1.

«C’era un cancello che bloccava l’accesso a una piazza pubblica, sotto il naso dell’assessore alla Mobilità che era impegnato a fare altro e non se ne era accorto – dice Monteleone -. Della rimozione dell’illegalità ringrazio personalmente il sindaco Leoluca Orlando, che ha accolto la nostra denuncia, ha attivato gli uffici e in pochi giorni ha rimosso quell’obbrobrio: un cancello che sbarrava l’accesso a una parte della città che è di tutti i cittadini. A noi è sembrato, e sembra tuttora, corretto informare l’opinione pubblica, in tono anche canzonatorio, di una curiosa circostanza, ossia che il condominio in cui si consumava quell’abuso fosse quello in cui vive l’assessore Catania».

«L’assessore non può in alcun modo accusarci di averlo diffamato – conclude il giornalista – perché tutti i nostri colloqui sono avvenuti nel massimo della cordialità. Solo che lui si ostinava a non vedere che c’era un problema. Lui dovrebbe fare una conferenza stampa per scusarsi di non essersi interessato prima di questa vicenda. Invece, si sente diffamato perché abbiamo denunciato un’illegalità che è stata rimossa. E’ una storia incredibile».

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