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Il luogo dell'omicidio di Francesca Romeo

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SANTA CRISTINA D’ASPROMONTE (REGGIO CALABRIA) – Un drappo nero ed un mazzo di fiori che mani pietose hanno messo sulla porta d’ingresso della sede della Guardia medica di Santa Cristina d’Aspromonte dove lavorava la dottoressa Francesca Romeo. Un paese a lutto (LEGGI), poca gente disposta a parlare di cosa è successo sui tornanti che portano alle prime case, dove un killer si è appostato e ha aperto il fuoco uccidendo quella donna che tanto ha fatto aiutando la gente da queste parti. Un medico che in molti casi ha salvato vite.

Nessuno qui crede che la mano omicida possa nascondersi tra queste case. Il medico veniva apprezzato da tutti senza distinzione alcuna. Benvoluta e rispettata. Per questa ragione qui il colpo è stato duro da digerire. «Possiamo affermare – dicono i cittadini incontrati nella piazza centrale del paese – che nessuno nella nostra comunità possa aver compiuto un atto del genere contro una persona che tutti stimavano». Sempre gentile, ossequiosa e rispettosa dei più deboli soprattutto degli anziani.

Quanto è accaduto il giorno prima, con l’uccisione della dottoressa e il ferimento del marito anch’egli conosciuto proprio perché accompagnava spesso la moglie al lavoro, qui a Santa Cristina viene vissuto con dolore. C’è incredulità ma anche tanto stupore. E anche qui ci si chiede il perché di tanta violenza. Perché prendersela con quella donna o con il marito.

Intanto proseguono le indagini della Polizia di Stato per capire il contesto dell’agguato e dare un nome a chi ha sparato due colpi di fucile contro l’auto dei due coniugi, dopo che la donna aveva concluso il turno di lavoro nell’ambulatorio di guardia medica del paesino in provincia di Reggio Calabria. A distanza di 24 ore, i rilievi sul luogo del delitto sono conclusi e non lasciano dubbi sulla dinamica dell’attentato. Il killer ha utilizzato un fucile sovrapposto caricato con due cartucce, una palla unica e una a pallettoni. Il primo colpo è stato sparato frontalmente, non ha centrato i bersagli, ha bucato il parabrezza e si è conficcato nel cofano dell’auto. Più angolato, invece, il secondo colpo che ha distrutto un finestrino colpendo mortalmente la donna e ferendo il marito a un braccio, mentre l’auto ha proseguito la sua corsa per circa 800 metri. Quando il mezzo si è fermato, inoltre, aveva l’airbag esploso.

Dai primi due colloqui tra Antonio Napoli e gli investigatori non sono emersi elementi utili alle indagini. Sembra che l’uomo addirittura non abbia visto nessuno puntare l’arma contro l’auto ma abbia solo sentito i colpi di fucile per poi accorgersi, una volta fermato il mezzo, che la moglie era in fin di vita. Anche sul possibile movente il medico, psichiatra dipendente dell’Asp di Reggio Calabria, non è stato particolarmente preciso. Stando a quanto trapela, infatti, pare che non sia stato in grado di indicare ipotetiche ragioni che abbiano scatenato il delitto. Con ogni probabilità, il medico psichiatra dipendente dell’Asp ieri era ancora sotto choc, ma a distanza di qualche ora potrebbe aver focalizzato altri particolari che per gli inquirenti potrebbero rivelarsi fondamentali quantomeno per capire il contesto in cui è maturato l’agguato.

Coordinati dal procuratore di Palmi, Emanuele Crescenti, dall’aggiunto Santo Melidona e dal pm Elio Romano, al momento gli uomini della squadra mobile non escludono nessuna pista. Se da una parte, gli investigatori stanno vagliando la vita privata dei due coniugi, se gli stessi abbiano avuto qualche problema di vicinato legato magari a terreni di famiglia nella zona di Seminara dove sono residenti, c’è pure un filone delle indagini che mira a chiarire se l’attività professionale della vittima possa in qualche modo essere collegata al delitto. Anche se non ci sono elementi a riscontro, infatti, non si esclude che la dottoressa Romeo, negli ultimi giorni, abbia ricevuto da qualcuno una proposta illecita nell’ambito del suo lavoro di guardia medica e si sia rifiutata. Le ipotesi sono ancora tutte in piedi e la sensazione è che le prossime ore potranno chiarire la direzione che prenderanno le indagini.

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