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Oltre centomila persone sono scese in strada a Roma al fianco di Libera per ricordare le vittime innocenti di mafia e dire No alla violenza mafiosa


In centomila a Roma per ricordare le vittime innocenti delle mafie. Tra loro tanti familiari calabresi in corteo per dire no alla violenza mafiosa che ha sconvolto le loro vite.

Studenti, insegnanti, sindacalisti e gente comune, hanno ascoltato dalla viva voce dei protagonisti, le loro storie di dolore e mutilazione, con la consapevolezza che essere in quel luogo, accanto a quelle persone, avesse un significato profondo. Condividere, sentirsi parte di quella comunità segnata dal dolore, è l’invito che il presidente nazionale dell’associazione “Libera”, don Luigi Ciotti, ha rivolto alla piazza, convinto com’è che la mafia, le mafie, si combattono dal basso, partendo dalla consapevolezza della società civile. Una società civile spesso indifferente, portata a pensare che i morti, quei morti, siano altro da loro.

Silvia Ventra, presidente dell’associazione “Piana Libera”, presente con tutti i familiari arrivati dalla Calabria per partecipare anche alla veglia di preghiera che si è tenuta nella chiesa di Santa Maria in Trastevere con il cardinale Matteo Maria Zuppi, ha sottolineato l’importanza di una manifestazione che rinnova il ricordo dei propri cari e offre l’opportunità di una riflessione collettiva sul significato profondo della memoria. 

ROMA IN CENTOMILA PER RICORDARE LE VITTIME INNOCENTI DI MAFIA

“La memoria – ha spiegato – deve indicarci la strada per il cambiamento. Parlare delle vittime delle mafie non serve solo a ricordare i nostri cari, ma attraverso il loro esempio, le loro storie di resistenza, possiamo comprendere, tutti insieme, che un altro modo per vivere nelle nostre comunità libere dall’oppressione mafiosa c’è, dobbiamo costruirlo”.

Sul palco tante testimonianze e poi il rito dei nomi, il momento più emozionante, quei nomi appartenuti a padri, fratelli, madri, bambini ingiustamente uccisi, che per incanto hanno ripreso vita, inondando di commozione una piazza già gremita di un’umanità sofferente ma fiera, fiera di appartenere a chi, a costo della vita, ha scelto la strada della legalità.

La Calabria c’era a Roma, con i suoi striscioni colorati, le sue storie e le giuste rivendicazioni, quelle di tanti familiari di vittime di ‘ndrangheta costretti non solo a combattere contro la mafia ma anche con uno Stato che ancora oggi non vuole riconoscere i loro diritti.

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