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Il mercato della droga tra Mileto e Zungri con gli accordi per la compravendita di marijuana di qualità: «Facciamo i soldi con la motopala»


VIBO VALENTIA – Da 700 a 1.200 euro al chilo. Era questo il prezzo di mercato della droga spacciata dall’associazione a delinquere disarticolata dai carabinieri di Vibo e Dda di Catanzaro. “Roba buona” si afferma in una delle numerose intercettazioni tra gli indagati e acquirenti, talmente buona che “facciamo i soldi con la motopala”.

Uno dei frangenti monitorati dagli investigatori è l’incontro, del 6 agosto 2018, tra Michele Galati e Giuseppe Antonio Accorinti, ritenuti rispettivamente a capo delle “Locali” di ’ndrangheta di Mileto e Zungri, e Francesco Mangone con Franco Calafati (non indagato).
Calafati è soggetto gravato da numerosi precedenti penali e di polizia, già condannato a oltre 10 anni di carcere per l’omicidio del carrozziere Domenico Maurici, avvenuto a Zungri nell’agosto 1996, ritenuto nell’ambiente investigativo persona di grosso spessore criminale, associato al gruppo criminale emergente a Stefanaconi dal 2007, secondo gli inquirenti capeggiato da Emilio Antonio Bartolotta, in ascesa per il controllo del territorio di Stefanaconi, e da sempre vicino ai Bonavota di Sant’Onofrio, vittima di un tentato omicidio la mattinata del 21 marzo 2012 – medesimo giorno in cui venne ucciso Francesco Scrugli e vennero feriti Rosario Battaglia e Raffaele Moscato – indagato e cautelato, ma poi assolto in Appello, per l’omicidio di Antonino Lopreiato, esponente di vertice della consorteria di ‘ndrangheta di Stefanaconi, avvenuto nel 2008 all’entrata di quest’ultimo paese.

IL TRAFFICO DI DROGA TRA MILETO E ZUNGRI

La visita dei primi sarebbe stata finalizzata all’offerta di acquisto di marijuana da parte di Calafati a cui Galati riferiva che il prezzo era buono e che era in possesso della qualità “albanese” che avrebbe venduto a 700 euro al kg, nonché di altre qualità – evidentemente migliori – il cui prezzo era di 1.000-1.200 euro al kg (“Sì… Il prezzo è buono eh… Buona è buona… se no poi… io ho quella albanese… a 700 (ndr euro)… un’altra volta a 1000… c’è a 1200…”). Un prezzo che l’acquirente avrebbe ritenuto vantaggioso chiedendo di poter vedere la merce (“Fammela vedere… inc.le… Se è possibile inc.le… purtroppo ora inc.le… il prezzo è buono al chilo… inc.le… I prezzi poi sono saliti alle stelle”) e alla fine i convenuto si erano accordati affinché fosse proprio Calafati a recarsi presso il luogo in cui era custodita.

In un altro incontro, avvenuto qualche giorno dopo tra Galati e Calafati, prese parte anche Antonino Caparrotta (non indagato) il quale chiede garanzie sulla qualità della merce ricevendo risposta affermativa e conferme sulla notevole possibilità di guadagno dalla futura cessione (“La roba è buona… inc.le… un paio di giorni al capannone… i soldi con la motopala facciamo”). E che si trattasse di marijuana si evince, per gli inquirenti, dal prezzo praticato da Galati, ossia di 1.300 euro al kg (“E poi inc.le… e la vendo a 1.300…”). Inoltre “il ruolo attivo di Caparrotta emergeva ancor di più quando Galati gli chiedeva se volesse lavorare lui la sostanza stupefacente (“altrimenti te la prendi e te la lavori”) ma questi rispondeva · negativamente temendo di non essere capace (“inc.le… io poi faccio danni”‘)”.

MARIJUANA VENDUTA A 1600 EURO AL KG

Il 20 gennaio 2019 un ulteriore incontro tra i tre, insieme ad Armando Galati (il presunto finanziatore del gruppo) a cui Michele chiedeva se avesse a disposizione sostanza stupefacente di tipo marijuana e il prezzo di vendita (“Ma ce n’è erba? È buona?… Prezzo?”) e questi rispondeva di averne la disponibilità al prezzo di 1.600 al kg. (“Sì… inc.le… Mille e sei … “). Un costo che Michele Galati riteneva eccessivo anche se lasciava intendere che un terzo soggetto avrebbe comunque acquistato la sostanza (“Adesso se la prende”) e che l’avrebbe raggiunto non appena gli avesse fatto uno squillo (“Come mi fa lo squillo, vado…”).

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