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Traffico di stupefacenti: nel blitz antidroga scoperti gli affari tra vibonesi, albanesi e sudamericani, tutti i dettagli del nuovo capitolo di Maestrale-Carthago


VIBO VALENTIA – Associazione finalizzata al trasporto, detenzione, vendita e cessione di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina, eroina, marijuana e hashish, nonché in ordine alla commissione di condotte di acquisto e cessione di sostanza stupefacente. Queste le accuse mosse nei confronti di 18 indagati (11 dei quali destinatari di una misura cautelare in carcere) all’esito di una complessa e impegnativa attività investigativa, condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Vibo Valentia, che rappresenta la prosecuzione dell’operazione “Maestrale-Carthago”.

Il blitz è scattato ieri mattina, 26 marzo 2024, ad opera dei carabinieri del Nucleo investigativo – supportati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria dall’8° Nucleo Elicotteri e unità cinofile antidroga, il tutto sotto il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro – che hanno dato esecuzione all’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Catanzaro.

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BLITZ ANTIDROGA, LE TRAME TRA VIBONESI, ALBANESI E SUDAMERICANI

L’attività investigativa ha consentito di accertare l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e la partecipazione ad essa di soggetti appartenenti alla “Locale di Zungri” – facente capo a Giuseppe Antonio Accorinti, a quella di Mileto – riconducibile storicamente a Pasquale Pititto ma che, nel periodo di indagine, a causa della sua carcerazione, era “retta da Michele Galati, Vincenzo Corso e Michele Silvano Mazzeo” – e alla “Locale di Stefanaconi”, facente «capo a Emilio Bartolotta», nonché di un gruppo di fornitura con al vertice Salvatore Ascone, il quale, unitamente a Mazzeo sarebbe stato il fornitore dell’associazione finalizzata al narcotraffico guidata da Leone Soriano, vertice della cosca di Pizzinni di Filandari (già giudicata nel procedimento penale “Nemea”).

Michele, Armando e Domenico Galati, unitamente a Fusca, Bartone, a Salvatore e Rocco Ascone, al romeno Laurentiu Nicolae e al collaboratore di giustizia, Emanuele Mancuso e con numerosi altri soggetti per i quali si procede separatamente in “Rinascita-Scott” tra cui Giuseppe Antonio Accorinti, sono accusati di aver fatto parte di un’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, operante sul territorio della provincia di Vibo Valentia e con ramificazioni e contatti sul territorio nazionale e internazionale, avente quale scopo il trasporto, la detenzione ai fini di spaccio, la cessione e/o la vendita a terzi di quantitativi di cocaina, eroina, marijuana e hashish.

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IL SUD AMERICA E L’ALBANIA COME PRINCIPALI FONTI DI APPROVVIGIONAMENTO

In particolare, sodalizio si sarebbe occupato di individuare in Sud America e in Albania fonti di approvvigionamento di ingenti partite droga da importare in Italia, provvedendo al successivo acquisto, di individuare i soggetti in grado di recuperare lo stupefacente spedito presso i porti italiani; di individuare nel territorio nazionale fonti di approvvigionamento di ingenti partite di sostanza stupefacente del tipo cocaina, eroina, marijuana e hashish, provvedendo all’acquisto e alla successiva cessione; detenere e trasportare le sostanze per il successivo spaccio; ricercare in tutta Italia soggetti interessati all’acquisto, provvedendo al trasporto e alla successiva cessione nei loro confronti; e infine cedere e trasportare lo stupefacente sia nella zona di Vibo Valentia che nelle zone di Caltanissetta, Cosenza, Napoli, Asti, ed in Toscana e in tutto il Nord Italia.

BLITZ ANTIDROGA, I RUOLI SVOLTI DAI VIBONESI NEI RAPPORTI CON ALBANESI E SUDAMERICANI

Questi, dunque, i ruoli all’interno del sodalizio per come ricostruito dalla Dda di Catanzaro. Michele Galati, avrebbe ricoperto quello di capo-promotore, organizzatore e finanziatore, con compiti di decisione, pianificazione e individuazione delle azioni e delle strategie generali del gruppo, congiuntamente ad Accorinti, sia con riferimento alle attività di acquisto, trasporto e successiva cessione o vendita dello stupefacente ai soggetti dediti all’attività di spaccio, sia con riferimento alle attività di custodia e occultamento dello stupefacente, nonché all’individuazione dei canali di approvvigionamento e smercio. Lo stesso avrebbe funto da organizzatore delle azioni concrete da realizzare e delle strategie da mettere in atto, intrattenendo contatti diretti con gli spacciatori, avrebbe anche organizzato la cura del trasporto e della consegna della cocaina agli acquirenti.

LA FIGURA DI DOMENICO GALATI, PRESUNTO FINANZIATORE DEL TRAFFICO DI DROGA

Domenico Galati sarebbe stato il finanziatore di ingenti quantitativi di stupefacente, nonché quale soggetto deputato a reperire e detenere la droga per conto del sodalizio. Armando Galati, in qualità di partecipe, sarebbe stato in stretto contatto con Galati e Accorinti, avendo canali autonomi di rifornimento, fornendo al gruppo ingenti quantitativi di stupefacente. Angelo Bartone, anch’egli partecipe dell’associazione, avrebbe coadiuvato Michele Galati nelle sue attività e occupandosi dell’attività di cessione al dettaglio della droga e del procacciamento di nuovi acquirenti; e ancora Cono Rocco Fusca sarebbe stato l’uomo alle dipendenze di Accorinti con il compito di occuparsi dell’attività di acquisto, trasporto e consegna dello stupefacente, nonché della vendita dello stesso anche fuori regione.

Finanziatore, promotore e organizzatore sarebbe stato poi il triplice ruolo di Salvatore Ascone, alias “Pinnularo” (già imputato per concorso nell’omicidio di Maria Chindamo), che gestiva una specifica articolazione del sodalizio che si occupava della fornitura dello stupefacente, vantando canali autonomi di approvvigionamento, e riforniva stabilmente il sodalizio di ingenti quantitativi di droga, avvalendosi per tale attività dell’opera di intermediazione del figlio Rocco, del loro operaio Laurentiu Gheorghe Nicolae e del pentito Emanuele Mancuso il quale a sua volta, in qualità di partecipe, facente parte della specifica articolazione del gruppo, avrebbe funto da intermediatore tra Peppone Accorinti, Michele Galati e lo stesso Salvatore Ascone.

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