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Il Tribunale di Catanzaro

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VIBO VALENTIA – Carcere a vita per tutti gli imputati. Questa la richiesta avanzata dalla Dda di Catanzaro alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Alessandro Bravin per il boss di Limbadi Cosmo Michele Mancuso, 74 anni, Antonio Prenesti, 57 anni, di Nicotera, Domenico Polito, 59 anni, di Tropea, accusati dell’omicidio di Raffaele Fiamingo e del tentato omicidio del Francesco Mancuso, detto “Tabacco”, avvenuti nella notte del 9 luglio 2003 a Spilinga.

Nei confronti di Mancuso è stato chiesto anche l’isolamento diurno per una durata di un anno e mezzo. Si tratta del procedimento scaturito dall’inchiesta denominata “Errore Fatale” che nell’aprile del 2019 portò agli arresti dei tre imputati più quello del boss Giuseppe Antonio Accorinti (la cui posizione venne poi stralciata).

Secondo l’indagine, puntellata dalle dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia, due in particolare: Andrea Mantella, ex boss emergente di Vibo, e soprattutto quell’Emanuele Mancuso, ha permesso di verificare che quella notte di luglio di 20 anni fa Mancuso e Fiamingo caddero in una vera e propria trappola. I due avrebbero avanzato una richiesta di pagamento di somme di denaro, a titolo estorsivo, a Francesco Pata, gestore dell’esercizio commerciale denominato “Panificio del Sole”, ubicato a Spilinga di proprietà della società “Pre.Sca. Sas, di Francesco Prenesti e & Co”, quindi del fratello di Antonio Yoyò, alias anche “Mussu stortu”, tra l’altro socio accomandatario, e fedelissimo di Cosmo Mancuso.

A questo punto quegli esercenti, «già animati dalla volontà di non sottostare alla illecita pretesa e, anzi, di reagire violentemente all’estorsione, forti del sostegno di esponenti della locale criminalità organizzata, già allertati e pronti ad entrare in azione», avrebbero temporeggiato con la scusa della necessità di reperire i soldi. Secondo la Dda però quell’ora di buco chiesta alle due vittime doveva servire per fare in modo che i killer avessero il tempo di recarsi sul luogo.

E quando Fiamingo e “Tabacco” giunsero sul posto vennero presi in contropiede. Il primo tentò la fuga ma venne freddato a poca distanza dall’attività, il secondo, gravemente ferito all’addome, riuscì a risalire in auto. Cercò di farsi curare da un medico ma alla fine dovette recarsi in ospedale. Riuscì a sopravvivere per miracolo. I tre imputati sono difesi dagli avvocati Francesco Sabatino, Vincenzo Galeota, Domenico Soranna, Pietro Antonio Corsaro, Guido Contestabile e Salvatore Staiano che hanno chiesto l’assoluzione per i propri assistiti.

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