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VIBO VALENTIA – Un principio di asfissia e tanta paura, ma non essendoci personale, ha dovuto proseguire il turno. Se l’è vista davvero brutta una dottoressa in servizio presso il pronto soccorso dell’ospedale di Vibo, aggredita questo pomeriggio da un uomo.

Il gravissimo episodio – purtroppo non l’unico che si verifica presso la struttura sanitaria del capoluogo – è avvenuto intorno alle 17.30 quando il figlio di un paziente che da un giorno attendeva di essere trasferito in un altro ospedale, si è avventato contro il medico mettendole, secondo quanto è stato possibile apprendere, le mani al collo.

Una furia dettata dal procrastinarsi dei tempi di trasferimento del genitore. Nei corridoi del pronto soccorso è scoppiato o finimondo con la donna che ha cercato di divincolarsi ma inutilmente dalla foga del presunto aggressore. Provvidenziale è stato l’intervento di operatore socio sanitario che si è scagliato contro l’uomo riuscendo a fargli mollare la presa e consentendo, così, alla dottoressa di liberarsi. Pochi istanti dopo sono giunte le forze dell’ordine che hanno preso in consegna l’esagitato la cui posizione è al vaglio degli investigatori.

Nel frattempo, è stato deciso il trasferimento del paziente in attesa presso il reparto di ortopedia dell’ospedale di Polistena in quanto quello di Vibo, di fatto, risulta chiuso e questo crea attese anche di ore per individuare una sede alternativa.

Quanto avvenuto accende ancora una volta i riflettori sui rischi che gli operatori sanitari corrono quotidianamente al Pronto soccorso dell’ospedale del capoluogo di provincia, con una grave carenza di personale e reparti off limits.

Episodi purtroppo frequenti che dovrebbero portare a ripensare alla sicurezza del personale sempre più in apprensione e demoralizzato. Anni addietro c’era il posto fisso di polizia che rappresentava un valido deterrente salvo poi essere sensibilmente ridimensionato e in servizio solo il giorno. La vigilanza del presidio è effettuata da una società privata.

L’auspicio è che adesso si prenda realmente coscienza di una situazione esplosiva e si intervenga subito prima che si consumi la tragedia, magari come quella che molti vibonesi ricordano ancora.

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