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Anniversario della statua del Cuore Immacolato di Maria, in migliaia da Natuzza e il vescovo esorta: «Ognuno di noi è tempio della presenza di Dio»

MILETO – È stata la prima volta che i cenacoli di preghiera si riuniscono ufficialmente nella grande chiesa del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime sognata da Natuzza Evolo a Paravati. Ma anche la prima volta che il raduno di novembre (uno dei due grandi appuntamenti che si svolgono alla Fondazione Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime nel corso dell’anno) si svolge senza alcuna restrizione pandemica o post pandemica.

C’era attesa tra i devoti di Natuzza Evolo per questa importante data che, però, probabilmente da quest’anno ha iniziato una propria profonda evoluzione rispetto al passato. Una evoluzione che la vede trasformarsi da grande raduno di piazza a più tradizionale celebrazione eucaristica all’interno della grande chiesa del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime. Con tutto ciò che, dal punto di vista della gestione dell’ordine pubblico, ciò comporta.

IN MIGLIAIA DA NATUZZA IN OCCASIONE DELL’ANNIVERSARIO DELL’ARRIVO DELLA STATUA DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

Alla fine a Paravati, principale frazione di Mileto e paese natìo di Natuzza Evolo sono arrivati in migliaia, forse non tanti quanto in passato ma di certo in gran numero con il desiderio e la voglia di prendere parte alla celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro.

Ed anche se ,durante l’omelia, il vescovo non ha citato per nulla Natuzza, la sensazione alla fine della celebrazione per molti dei presenti è stata di appagamento e serenità. Sentimenti e sensazioni forti per la ripresa di un appuntamento intimamente inciso nella devozione di quanti hanno visto in Natuzza una mamma nel senso spirituale del termine.

«In questo periodo la liturgia della Parola non è affatto facile – ha esordito il vescovo nella sua omelia – il Signore sembra ribadire in maniera continuativa un pensiero che ad un primo ascolto ci risulta pesante».

Il pastore della diocesi ha evidenziato come «noi nelle relazioni personali ci fermiamo molto spesso alla prima impressione, tante volte ci capita di non vedere, di non capire, di farci ingannare e a proposito del tempio, l’inganno più difficile da discernere è l’inganno che riguarda la nostra vita perché vedete noi frequentiamo noi stessi e conosciamo i nostri segreti ma possiamo davvero dire di conoscerci di sapere dire chi siamo? Nella nostra esperienza l’amore ci insegna che non in realtà non ci conosciamo perché basta una persona che ci ama per tirare fuori da noi non solo il meglio ma qualcosa di radicalmente nuovo, una parte di noi che ignoriamo che esista».

NOSTRO: «OGNUNO DI NOI HA UN MESSAGGIO DA PARTE DI DIO»

Nostro, citando il vangelo di Luca, ricorda la gioia di Maria come reazione all’annunciazione e poi la visita alla cugina Elisabetta, anch’ella appena messa al corrente della futura nascita di Giovanni Battista, e il momento in cui insieme le due donne inventano il Magnificat.

Per il vescovo «ognuno di noi ha un messaggio da parte di Dio che è chiamato a recapitare, è in possesso di una specificità di cui il Signore ci ha investito». Ogni persona è relatrice «del messaggio, del Vangelo e questo Vangelo è stato rivolto innanzitutto a noi» e Dio ci ha detto con il Vangelo che siamo «un tu che Dio ama di infinito amore». Per il presule «è importante che ci rendiamo conto che la nostra vita è una cosa seria perché ciascuno di noi è tempio della presenza di Dio, è arca della nuova alleanza, ciascuno di noi ha una notizia importante, ciascuno di noi porta dentro di sé questo Vangelo, e se la nostra carne, se la nostra vita le nostre scelte profumano di Vangelo allora questo messaggio verrà recapitato».

Ricordando la ricorrenza della giornata dei poveri, poi, il vescovo Attilio Nostro ha evidenziato anche che «noi siamo fatti per amare, per donare e non per accumulare, da dove nasce la fame del mondo se non dal desiderio di accumulare, di tenere per sé?».

E a contrario «quanta ricchezza ha dentro di sé la povera poverissima Maria che noi oggi accogliamo nel giorno che ricorda il suo arrivo in mezzo a noi (unico riferimento all’anniversario dell’arrivo della Statua, scolpita su indicazione di Natuzza, del Cuore immacolato di Maria, ndr), prima ancora che Gesù nasca, Maria incarna questo Vangelo di amore andando a soccorrere, ad aiutare a condividere la sua esperienza con la cugina Elisabetta».

IL VANGELO «RISUONI NEL NOSTRO CUORE COME IL TESTAMENTO DI AMORE DI CRISTO»

Bisogna uscire dalla nostra comfort zone «siamo chiamati a scomodarci e a guardare persone che ci stanno accanto alle quali siamo chiamati a portare questo annuncio, a cosa serve questa “parola” se non a trasformarci in messaggeri, in angeli?».

Per il pastore della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea «quelle persone tra noi che si ritengono più sfortunate perché sono povere o sono nel dolore proprio e dei propri cari sono più vicine a Dio di quanto non lo siamo noi che siamo in perfetta salute, allora noi oggi possiamo fare nostra questa preghiera «Signore dammi di sperimentare che questa lettera d’amore l’hai indirizzata a me, questa parola sta cercando di farmi capire che non posso non amare, di farmi capire che la mia vita ha un senso se è donata».

Il miracolo che dobbiamo chiedere, quindi, è che Dio «ci guarisca il cuore, che trasformi il nostro cuore, che Dio tocchi il nostro cuore e lo faccia battere all’unisono con il cuore di Cristo che anche nel peccatore vedeva il santo, anche nella peccatrice vedeva la figlia di Dio».

In conclusione l’auspicio del vescovo è che «il Signore faccia rinascere il desiderio di pregare, di accogliere questa parola nel nostro cuore affinché questa parola risuoni nel nostro cuore come il testamento di amore di Cristo».

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