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Nuove opportunità formative nella Casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi, dove, su input della Direttrice, Giulia Magliulo, sono state introdotte nuove lavorazioni nel tenimento agricolo. Infatti è stata avviata la produzione erbe officinali e di confetture ricavate dai frutti raccolti all’interno del perimetro detentivo. Le marmellate, commercializzate con l’etichetta “Dolcezze normanne”, in ossequio alla storia antica del territorio irpino, sono destinate al circuito penitenziario italiano. Lo stesso avverrà con la produzione di origano, salvia, menta e rosmarino, a cui è stato assegnata l’etichetta “Erbe libere”, e ad altre erbe, come la lavanda, che invece, raccolte in appositi sacchetti, anche questi realizzati sempre tra le mura del carcere, serviranno come profumatori. Emblematico anche il nome scelto per questo prodotto: “Profumi di Libertà”.

Più che soddisfatta la dott.ssa Magliulo: «Fin dal mio arrivo a Sant’Angelo ho ritenuto di inserirmi nel solco progettuale già tracciato da chi mi ha preceduto alla guida della Casa di reclusione, cercando di dare nuovo impulso alle già note produzioni di vino e miele, che danno prestigio all’Istituto».

L’iniziativa  è stata presentata nel corso di un incontro con il personale del carcere santangiolese, che ha accolto il progetto con larga soddisfazione. Un incontro che è servito ad inaugurare anche la “Cantina dei Sapori”, una sala di esposizione e degustazione dei tanti prodotti creati e commercializzati nella Casa di reclusione santangiolese. «Una sede immaginata per prima dal compianto direttore Massimiliano Forgione, la cui realizzazione fu bruscamente interrotta dalla morte del dirigente», ha ricordato Giovanni Salvati, commissario coordinatore con funzioni di comandante, che assieme alla dott.ssa Magliulo ha tagliato il nastro.

A queste nuove produzioni del tenimento agricolo sovrintenderà l’assistente capo coordinatore della polizia penitenziaria, Donato Festa, che nel corso della presentazione ha fatto da guida agli ospiti presenti.

«Insomma il carcere altirpino si distingue sempre più nel panorama penitenziario italiano come un luogo dove i detenuti possono lavorare e imparare un mestiere che potranno spendere quando avranno saldato il loro debito con la società». Era questa la filosofia gestionale del Direttore Forgione e questa è anche l’impronta che Giulia Magliulo ha voluto dare alla sua direzione.

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