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“La memoria ha due nemici, il tempo e coloro che ritengono inutile ricordare il sacrificio di chi ha perso la vita a causa delle mafie. Invece non possiamo che partire dal ricordo poiché un paese senza memoria non ha futuro”. Lo ricorda l’onorevole Paolo Siani, fratello di Giancarlo, unico giornalista ucciso dalla camorra, nel confronto con gli studenti, “A ricordare e rivedere le stelle” promosso dall’Itis Dorso.

A confrontarsi con Siani moderati dalla giornalista Rossella Fierro, Geppino Fiorenza, presidente onorario della Fondazione Giancarlo Siani, Pasquale Corvino della cooperativa sociale “Nuova Cucina organizzata”, ristorante nato in un bene confiscato alla camorra, introdotti dalla dirigente dell’Itis Gabriella Pellegrini. “E’ importante – spiega Siani – che i giovani conoscano la storia di Giancarlo, che si appassionino a personaggi come lui e la raccontino ai coetanei. Giancarlo era un giornalista che faceva il suo lavoro con passione e coraggio, pensava fosse giusto raccontare ciò che vedeva, ciò che realmente accadeva. La sua lezione di coraggio ci aiuta ad essere migliori, ci chiede di riscoprire il valore dell’impegno civile”.

Quindi annuncia la volontà di battersi perchè una parte del Recovery Plan abbia un capitolo dedicato all’infanzia. E’ Fiorenza a sottolineare come “In tanti casi la battaglia delle famiglie delle vittime è stata quella per otterenere finalmente giustizia. Ci sono voluti dodici anni perché si scoprissero gli assassini di Giancarlo e fossero erogati gli ergastoli. La lotta alla mafia non può prescindere dalla formazione delle coscienze, dalla consapevolezza che le mafie vincono dove ci sono meno diritti, dove c’è meno Stato. Le Forze dell’ordine non si sono mai fermate ma è chiaro che ognuno deve fare la sua parte. Ecco perché la scuola deve portare avanti questo impegno di formazione, trasmettere questa idea di impegno, a partire dalle piccole cose. Non dobbiamo smettere di denunciare qualsiasi episodio di violenza, convinti che se siamo uniti siamo più forti”. A ricostruire la figura di Giancarlo Rossella Fierro che ha sottolineato l’esempio di un giornalista che faceva paura alla camorra non perchè agisse da eroe ma faceva bene il suo lavoro, scavava dietro i fatti, smascherava gli intrecci tra imprenditori, camorra e pezzi dello stato.

Bella la testimonianza di Corvino della Nuova Cucina Organizzata nata a Casal di Principe “Un nome che voleva essere un modo per prendersi gioco e insieme fare un pacco alla camorra. E’ nato così il ristorante aperto in un bene confiscato, con l’obiettivo di dare lavoro ai ragazzi fragili. Abbiamo dimostrato che la crescita di questi ragazzi passa per un processo di responsabilizzazione. Siamo diventati un’alternativa alla camorra, uno strumento per trasformare il contesto e strappare manovalanza alla criminalità. Non sono mancate minacce, non è facile gestire un bene confiscato ma non ci siamo fermati e a poco, a poco la mentalità dei territori è cambiata con una presa di coscienza di cosa fosse la camorra. Ci si è resi conto che non era solo l’organizzazione he dava lavoro ma quella che uccideva, senza rispetto per donne e bambini, e avvelenava le campagne. Fondamentale in questa crescita di consapevolezza è stata l’uccisione di un sacerdote come don Peppe Diana. E’ cambiato l’atteggiamento anche da parte delle amministrazioni comunali che hanno cominciato a contrastare le forze criminali”.

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