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A vederli così, il sangue che sembra pulsare ancora nelle vene di quelle mani poggiate sul petto, le dita piegate, il cotone della tunica arricciato sul ventre, sembra quasi che il tempo non sia mai passato. Sono i corpi pressoché integri di due uomini, un quarantenne avvolto in un caldo mantello di lana e il suo giovane schiavo già piegato dalle fatiche della vita, la nuova emozionante rivelazione di Pompei, frutto di uno scavo andato avanti anche in queste settimane più dure della pandemia e che l’ANSA ha potuto documentare in esclusiva.

«Una scoperta davvero eccezionale – sottolinea entusiasta il direttore Massimo Osanna, da settembre 2020 alla guida anche della direzione generale dei musei pubblici – perché per la prima volta dopo più di 150 anni è stato possibile realizzare calchi perfettamente riusciti e precisi delle vittime e delle cose che avevano con sé nell’attimo in cui sono stati investiti e uccisi dai vapori bollenti dell’eruzione».


Un giallo ancora in parte da dipanare, chiarisce l’archeologo, perché saranno probabilmente gli scavi dei prossimi mesi a dirci dove questi due uomini fossero diretti e, chissà, forse anche a chiarire di più quale fosse il loro ruolo nella grande e fastosa residenza dove sono stati ritrovati. Ma intanto arriva il plauso del ministro della Cultura Franceschini, che parla di scoperta «stupefacente» e ne sottolinea l’importanza «per l’intero patrimonio culturale».


Teatro della nuova scoperta è la villa suburbana di Civita Giuliana, la lussureggiante tenuta di epoca augustea con le terrazze che arrivavano fino al mare nelle cui stalle – era il 2017 – gli archeologi del Parco trovarono i resti di tre cavalli di razza, uno addirittura bardato con una raffinata sella in legno e bronzo e scintillanti finimenti, quasi fosse stato preparato per l’uscita imminente del suo padrone, con tutta probabilità, ipotizza Osanna, «un comandante militare o un alto magistrato», forse un esponente dei Mummii, blasonata famiglia romana dell’epoca imperiale, visto che sempre nella stessa villa sono stati ritrovati i resti di un muro affrescato con il nome graffito di una bimba, la piccola «Mummia», appunto.

Tant’è, raffinata e signorile un pò come la celeberrima Villa dei Misteri o come la Villa di Diomede che ispirò tanta letteratura degli ultimi secoli da Théophile Gautier a Sigmund Freud, la Villa del Sauro Bardato poteva vantare una posizione strepitosa, subito fuori dalle mura della città, con rigogliose terrazze digradanti dalle quali si poteva godere la vista incantevole del golfo di Napoli e di Capri.

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