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NAPOLI. Non pensavamo che migliaia di tifosi si presentassero nella città che più di tutte “odia” Napoli ed il suo popolo: anche dal punto di vista strettamente tecnico, giocare in uno stadio che raramente ha visto compagini sollevare il trofeo dei tre punti ( ci era riuscita la Salernitana ndr) e che tra l’altro ribolliva di acredine sia nei cori, al suo interno, che all’esterno con uno striscione inneggiante all’indirizzare i missili sovietici sul territorio partenopeo, la preoccupazione era trapelata sulla sponda azzurra, e Spalletti, memore dell’alzata di voce del “comandante” Koulibaly negli spogliatoi del Maradona, dopo il ko con i rossoneri, non ha fatto sconti a nessuno: Insigne e Zielinski in panca ed il solo Ruiz salvato dalla opaca prestazione, ma solo grazie ai rinforzi a centrocampo con gli innesti di Lobotka e Anguissa. E il “toscano” ha recitato il mea culpa, proponendo il 4-3-3 ergendo una diga a metà campo, francobollando con lo slovacco, la fonte del gioco scaligero, Barak, risultando alla lunga, insufficiente la sua prova.

Resta ancora latitante una fluida manovra offensiva, nonostante il terminale sia il nigeriano “testa dorata” che se messo in condizione, pur partendo da rimesse laterali, di offendere, risulta presente, eccome, sul tabellino dei marcatori. Il punto interrogativo va posto sulle fasce, dive Lozano e Politano non trovano la posizione ideale per dialogare con il puntero Osimhen, tanto che lo stesso attaccante ha dichiarato che si esercita a fine allenamento con Rui e Di Lorenzo per ricevere i cross a gara in corso. Lozano ha recuperato fisicamente ma ancora alterna errori a buone iniziative sbagliando l’ultimo passaggio, mentre Politano necessità dell’apporto dello stantuffo, l’indistruttibile Di Lorenzo, che è straordinario in entrambe le fasi. Dalla sua rapidità, dal sempre preciso controllo del pallone sono partiti gli assist per il secondo gol di Osimhen e per Elmas, fermato da uno strepitoso intervento del portiere del Verona.

Sulla retroguardia, nessun appunto, la coppia centrale ha ripreso a governare con scioltezza gli avanti avversari, Simeone praticamente nullo, sull’altro fluidificante, un plauso per la traversa colpita dal portoghese, una nota di demerito per aver consentito a Faraoni di colpire indisturbato di testa, rimettendo in corsa i padroni di casa per cercare di agguantare il risultato.

Ora Spalletti ha il team al completo, Anguissa e Koulibaly hanno smaltito le scorie della Coppa d’Africa, Lobotka è perfettamente integrato in cabina di regia, soprattutto a ricalcare le orme dell’Allan incontrista che tante palle recuperava: resta il solo interrogativo del secondo portiere, visto il serio infortunio di Meret, con i brividi corsi lungo le spalle quando Ospina è rimasto a terra colpito da un calcione alla mano, ma ormai la parola “sacrificio” regna e dovrà regnare nell’ambiente, se l’obiettivo è quello sottolineato dal Presidente, nel momento in cui sono state avanzate possibilità di acquisto della società da parte di fondi statunitensi: “non lascerò il Napoli ad alcuno perché voglio regalare un trionfo ai tifosi!”

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