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L’Italia sottoposta a una risonanza magnetica con il mezzo di contrasto supera l’esame. Siamo all’ultimissimo giro di carte e entro la fine di giugno arriva l’assegno. Saremo tra i pochissimi Paesi europei ad avere incassato già tre rate. La Germania a oggi è a zero. Sulla modifica degli obiettivi della quarta tutto è in via di risoluzione. Su Repower Eu e credito di imposta per imprese e famiglie mandati già da un mese i progetti ai fini dell’ ammissibilità, le interlocuzioni sono costanti e proficue, entro una ventina di giorni alla Commissione arriverà il documento finale della proposta italiana che la Commissione già ben conosce. Così è se vi pare, direbbe Pirandello. Che vuol dire che così è anche se non vi pare.

Sappiamo di rompere un racconto mediatico tutto italiano che a furia di ripeterlo sembra essere diventato vero. Abbiamo questa caratteristica come Paese che non riusciamo a superare: fabbricare noi in casa una crisi di fiducia sull’Italia proprio mentre il mondo ammira la forza della nostra economia e invidia la nostra stabilità politica. Una visita di assoluta routine della task force della Commissione europea, per la precisione la quarta, tra sei mesi ne arriverà un’altra e tra sei mesi un’altra ancora, viene trasformata in un processo al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) italiano e alla nostra capacità di attuarlo. Questo dibattito surreale frutto di una preconcetta quanto miope faziosità politico-mediatica si apre solo in Italia, non avviene negli altri Paesi dove c’è una responsabilità di sistema che noi abbiamo dimostrato in parte solo durante la stagione del governo di unità nazionale guidato da Draghi. La verità è che il lavoro necessario, da noi come in tutti i Paesi europei, di riallineamento delle priorità strategiche del Pnrr e di messa a punto tecnica dentro una governance all’altezza della delicatezza del Piano italiano, è stato fatto con estrema cura. All’esame ci siamo presentati molto preparati e il professore reso un po’ prevenuto dalle nostre solite polemicucce di bottega non ha potuto fare altro che dare voti pieni con molti trenta e lode. Sulla terza rata del Pnrr di fatto l’Italia è stata sottoposta a una risonanza magnetica con il mezzo di contrasto e la ha superata, siamo all’ultimissimo giro di carte con il capo della task force, e entro la fine di giugno la rata arriverà. Saremo tra i pochissimi Paesi europei ad avere incassato già tre rate. Paesi come la Germania a oggi hanno incassato zero. Sulla modifica degli obiettivi della quarta rata i problemi da risolvere e in via di risoluzione sono del tipo della questione annosa delle colonnine di distributori di idrogeno con un bando di gara per 40 posizioni e domande pervenute per 35. È evidente che c’è un problema di configurazione di bando e di target che riguarda chi lo ha fatto e il realismo degli obiettivi, non questo governo, proprio per tali ragioni si è agito di conseguenza senza fare polemiche. Sugli asili nido, altro esempio di discussione tra noi e l’Europa, il bando è rimasto aperto per cinque mesi e ci sono alcuni elementi non rendicontabili. Le soluzioni proposte, caso per caso, per la terza come per la quarta rata, riflettono l’approccio del ministro Fitto e della nuova governance presso Palazzo Chigi che è stato quello di lavorare in silenzio per evitare pasticci e sistemare le cose. Con grande rispetto per la figura di Draghi e per quello che ha fatto per questo Paese bandendo polemiche anche nei confronti di chi, non Draghi, ha determinato situazioni da chiarire o rinegoziare con la Commissione. Senza nessuna polemica con la task force del commissario Gentiloni e direttamente della Presidenza della Commissione in un clima di collaborazione positiva che ha superato la muraglia di incomprensioni e ostilità fabbricata in casa.


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Sulla parte che riguarda il futuro del Pnrr, in modo preminente Repower Eu e credito di imposta per imprese e famiglie, questa è la vera novità che smentisce la lagna italiana, sono stati mandati già da un mese tutti i progetti ai fini dell’ammissibilità, le interlocuzioni sono costanti e proficue, entro una ventina di giorni alla Commissione arriverà ufficialmente il documento finale della proposta italiana che la Commissione già ben conosce. Questo metodo tecnico, istituzionale e politico è figlio dei dieci anni di lavoro di Fitto in Europa e permette un rapporto fluido con la task force del commissario Gentiloni. Beneficia anche di un rapporto molto buono con la von der Leyen e le sue strutture che è di certo agevolato dall’intesa che si è subito instaurata tra Giorgia Meloni e la Presidente della Commissione europea. Tutti, con buona pace di quello che si dice in Italia, in Europa non hanno fatto osservazioni sulla nuova governance italiana del Pnrr e la scelta strategica di un’interlocuzione più compatta con poteri e competenze riunite rientra peraltro tra le indicazioni europee e l’indirizzo del governo Draghi. Anche da Regioni e Comuni arrivano pareri favorevoli. Così è se vi pare, direbbe Pirandello. Che vuol dire che così è anche se non vi pare.
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