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I ministri Giancarlo Giorgetti e Raffaele Fitto

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I prezzi alle stelle del carrello della spesa impoveriscono gli italiani, ma sgonfiano il portafoglio di voti del Governo. Perde anche l’opposizione. Entrambi non recuperano riempendo di mance la legge di stabilità, ma pacificando il Paese per asciugare l’acqua in cui nuotano squali che per fare profitti da speculazione buttano giù l’economia. Il modello Fitto-Giorgetti sugli investimenti è quello giusto.

LE PAROLE di sano realismo del ministro dell’Economia Giorgetti e l’operazione verità condotta da Fitto sul Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) e su tutti i fondi comunitari costituiscono insieme la pre-condizione perché prosegua l’esperienza di governo del primo esecutivo di Destra-centro di questo Paese e assuma la fisionomia necessaria di un conservatorismo riformista. L’accento di Giorgetti molto netto sull’esigenza di fare bene sugli investimenti e preservarne il privilegio anche dentro le regole del nuovo patto di stabilità europeo combinato con la fine dei sogni di mezza estate sulle pensioni che sono l’illusione di sempre, fuori dalla nostra storia demografica, di un pezzo della politica di questo Paese, è un dato che rassicura perché fa da primo muro al vortice di trofei elettorali impossibili che soprattutto la stessa Lega vorrebbe portare a casa prima delle europee.

L’operazione realizzata da Fitto che consente di incassare la terza rata entro fine settembre e la quarta entro la fine dell’anno e, ancora di più, il lavoro di messa in sicurezza che si sta facendo ora usando tutte le leve finanziarie europee per rinegoziare dalla quinta alla decima rata del Pnrr e salvare tutti i progetti collocandoli nei programmi finanziari dove non sono più discutibili, è il secondo muro di realismo e di serietà che può aiutare molto questo governo a contenere pressioni clientelari di ogni tipo che riguardano piccole e grandi opere e impediscono di fare i conti con la realtà dei ritardi storici delle Regioni nel fare le opere di prevenzione contro il dissesto idrogeologico.

Soprattutto questo governo e, all’interno della sua maggioranza, le parti che più si agitano per ottenere questa o quella mancia elettorale da inserire nella legge di stabilità, dovrebbero almeno rendersi conto che è sul contenimento dei prezzi e sui risultati a breve della lotta all’inflazione che si decide la campagna elettorale per le europee che è già cominciata. Su questo, non su altro. Perché più si continua a svuotare il portafoglio di chi va al supermercato perché paga in media il 10% in più di spesa per gli alimentari o perché si è triplicato il conto della cena e più si svuoterà il portafoglio di voti della maggioranza di governo. Questo è davvero un passaggio decisivo che si alimenta anche di aspettative davanti alla solita grancassa mediatica che accompagna un altro passaggio fondamentale qual è quello autunnale della legge di stabilità.

È ovvio che in un sistema di mercato libero i prezzi si controllano fino a un certo punto, ma bisogna almeno studiare bene come fare per evitare che la gente cavalchi un fenomeno che può essere gestito più a livello di opinione pubblica che di misure immediatamente esecutive. È importante, ad esempio, che si abbia piena consapevolezza che nell’ultima settimana, soprattutto dopo Ferragosto, i prezzi reali di benzina e gasolio sono aumentati rispettivamente di 0,7 centesimi e di 17 millesimi, quindi, sostanzialmente stabili e che la rilevazione europea conferma quanto già percepito dai consumatori e, cioè, che tolte accise e Iva, il prezzo industriale è il più sobrio di Europa e che il prelievo che finisce nelle casse dello Stato è superiore del 100% rispetto al costo industriale.

Quando parliamo dell’urgenza di gestire il fenomeno a livello di opinione pubblica vogliamo dire che si devono assolutamente denunciare gli abusi che ci sono stati in specifici territori e perseguire con durezza i colpevoli, capire senza vendere illusioni quello che si può fare sul dato fiscale strutturale, ma anche rivendicare i risultati conseguiti con moral suasion e controlli in una situazione complicata. Questo lavoro il ministero del Made in Italy lo ha fatto, la spinta politica del ministro Urso è stata importante, ma bisogna fare scattare un meccanismo condiviso di comunicazione che metta da parte le singole faziosità. Impresa più complicata di quella di tenere sotto controllo i prezzi dei carburanti o, magari, di decidere una volta per tutte di sfruttare l’oro nero che abbiamo sotto i piedi in Basilicata, a Gela e nel mare di Taranto invece di pagare più del dovuto l’erario o produttori autocratici che con i nostri soldi ci comprano armi e, a peso d’oro, giocatori e allenatori.

Soprattutto bisogna avere piena consapevolezza che solo se si trova il modo di fare scendere i prezzi del carrello alimentare si asciuga l’acqua in cui nuotano i soliti squali e squaletti che dal giorno dell’ingresso dell’Italia nell’euro non perdono occasione offerta dalla storia per fare loro ingordi profitti da speculazione e fare contemporaneamente arretrare l’economia del Paese togliendo potere di acquisto alle famiglie e fiducia nel futuro a imprese e consumatori. Una vergogna assoluta. A questi squali e squaletti si può togliere l’acqua in cui nuotano ingrassandosi, solo attraverso un sistema Paese pacificato. Altrimenti succedono tre cose: a) l’inflazione continua a salire; b) si scassa in partenza qualsiasi possibilità di intervento a livello sistemico; c) la moral suasion non funziona, i controlli non scattano e non si fanno accordi con la grande distribuzione.

L’inflazione è la molla politica di tutto perché è chi dovrà andare nell’urna a votare che ne percepisce immediatamente gli effetti e quando si sgonfia il portafoglio non hai più la testa per seguire questo o quello di più o meno astrusi ragionamenti politici. C’è invece spazio dialettico costruttivo se funziona l’azione del governo perché a quel punto è considerato autorevole e, meglio ancora, se si percepisce sul tema un’azione congiunta da sistema Paese che coinvolga le opposizioni. Ci permettiamo di segnalare che, a nostro avviso, la strumentalizzazione pre-elettorale di qualsiasi cosa non rafforza nessuno. Né il governo, né le opposizioni. Rafforza solo il caos. Che è il male peggiore italiano da cui dobbiamo assolutamente guarire.


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