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«La cultura è stata vilipesa dalla politica». È mordace l’urlo di protesta contro la chiusura dei musei che si leva da Culturaldentità. Gli esponenti dell’associazione, fondata nel 2018 dall’attore ed editore Edoardo Sylos Labini, si sono fatti fotografare fuori diversi musei in varie parti d’Italia con un eloquente cartello: «Il contagio della cultura non uccide. #Riapriteimusei».

L’appello nei confronti del governo è di riaprirli al pubblico alla fine delle feste, nel prossimo decreto che regolerà la vita degli italiani, dopo che sono stati chiusi insieme a mostre, cinema e teatri dal Dpcm dello scorso 4 dicembre.

«I musei contengono le memorie migliori della nostra civiltà e la nostra civiltà si basa sulla conservazione e sulla trasmissione di quanto di meglio abbiamo saputo fare», si legge in un comunicato.

E poi ancora: «Progrediamo perché scartiamo gli errori e tramandiamo le cose buone. In questo si sublima il pensiero e il compito del conservatore che tiene alla tradizione, quella giusta, che crede nelle creazioni che l’hanno preceduto e che gli sopravvivranno, e vuole che esse siano tutelate e possano essere tradotte ai posteri». Secondo Culturaidentità questa tradizione «è la prima funzione dei musei».

Ma essi, si legge ancora, svolgono anche «un’importante funzione sociale» in quanto «prestano servizi essenziali alla crescita culturale e al benessere delle persone, contribuendo alla salute psicologica e spirituale degli individui, allo sviluppo delle qualità cognitive e della sensibilità umana».

L’accusa verso la politica è di strumentalizzare la cultura, salvo poi sottostimarne il patrimonio. «Basti dire – scrive l’associazione – che anche nel cosiddetto recovery fund, la cultura (con il turismo) è la voce più piccola, appena 3,1 miliardi di euro, sui 196 che riceveremo, mentre per fare un esempio “alla parità di genere” vengono destinati 4,2 miliardi di euro».

Nicola De Toma, responsabile Culturaidentità Roma, si domanda «come sia possibile che a oltre nove mesi dall’insorgere del Covid in Italia, non si sia ancora in grado di consentire l’ingresso al pubblico nei musei in totale sicurezza». De Toma si chiede dunque se la chiusura dei musei «non risponda alla precisa volontà di far regredire la popolazione impedendole di accedere ai luoghi di cultura e di interazione sociale».

Secondo il responsabile di Culturaidentità Roma «internet non può e non deve sostituirsi alla vita reale, ammirare una bellezza dal vivo in un’esposizione e incontrando altre persone, assume tutt’altra valore rispetto che guardarla da uno schermo, da soli».

L’appello di Culturaidentità è stato raccolto dal deputato di Fratelli d’Italia capogruppo in commissione Cultura, Federico Mollicone, secondo il quale «la chiusura dei musei e luoghi dello spettacolo rischia di causare la definitiva morte della cultura».

Mollicone ha sottolineato che «bar, ristoranti, musei e tutto ciò che vive di socialità è a rischio tracollo». Il parlamentare ha ricordato i dati rilasciati da AGIS (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo): «In mesi di riaperture è stato riscontrato un solo caso di contagio: percentuale praticamente a zero».

Di qui la promessa di Mollicone: «Al Dl Natale presenteremo emendamenti per garantire ristori immediati a chi lavora nella cultura e nel mondo dei musei».


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