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Il ministro dell'Economia, Daniele Franco

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NONOSTANTE la guerra, l’inflazione, l’energia alle stelle, l’economia italiana sembra dare segnali rassicuranti. Per il trimestre appena concluso «stimiamo una crescita robusta, che porta la crescita acquisita per il 2022 sopra il 3%», dice il ministro dell’Economia, Daniele Franco, intervenendo all’Assemblea dell’Abi. E un altro dato più che incoraggiante arriva dalle previsioni sulla produzione industriale che per il secondo trimestre, rileva il ministro, è attesa al +2%. Ci sono poi i numeri dei conti pubblici: il ministro sottolinea che nel 2021, dopo l’aumento di circa 20 punti percentuali nel 2020 a causa della pandemia, «il rapporto debito/Pil, contrariamente alle previsioni iniziali, è diminuito di 4,5 punti a 150,8%».

Diminuzione che si presume proseguirà in maniera significativa anche quest’anno, dati gli incoraggianti andamenti recenti dei saldi di cassa: «Nei primi sei mesi dell’anno il fabbisogno del settore statale si è dimezzato rispetto al primo semestre del 2021: da 84,7 a 41,7 miliardi di euro». Motivo in più per affermare che nonostante, quindi, le criticità e le incertezze che la guerra, e tutte le sue implicazioni, pongono di fronte, non ci si deve «abbandonare al pessimismo, perché siamo di fronte a numerosi segnali di fermento del nostro Paese», sostiene Franco. Sebbene le prospettive per il 2023 presentino «elementi di incertezza» esistono «validi motivi per essere fiduciosi sul dinamismo del nostro sistema produttivo».

La prudenza è d’obbligo: alla guerra, come sottolinea il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo discorso all’assemblea, nelle previsioni la crescita italiana ha “sacrificato” due punti nella media del biennio 2022-2023. Il rischio di una recessione, secondo le previsioni di Palazzo Koch, potrebbe palesarsi solo «in uno scenario avverso, caratterizzato da un arresto delle forniture dal terzo trimestre di quest’anno, solo parzialmente sostituite da altre fonti». In questo caso, afferma il governatore, «il prodotto registrerebbe una contrazione nella media del biennio 2022-23, per tornare a crescere nel 2024». Quindi c’è «uno scenario abbastanza normale, auspicabile, con la crescita che continua», sebbene a livelli inferiori a quelli attesi prima del conflitto russo ucraino, e poi, nel Bollettino «vi sono previsioni più pessimistiche, che dicono che potremmo avere uno scenario leggermente recessivo – afferma – mentre diversifichiamo» gli approvvigionamenti di gas, con uno stop delle forniture dalla Russia. Sulle prospettive economiche vi sono «ovviamente incertezze».

La possibilità di «una battuta d’arresto dell’economia» o quantomeno di «un rallentamento» ci sono: pur manifestando ottimismo, il ministro Franco avverte che «guardando ai prossimi mesi non si può non tener conto dell’incertezza e degli elevati rischi al ribasso»: «in prospettiva – afferma – nella seconda metà dell’anno potremmo assistere a un possibile peggioramento del ciclo internazionale, all’impatto dell’inflazione sul reddito disponibile delle famiglie e al rialzo dei tassi di interesse». Per questo bisogna “attrezzarsi” e, afferma Franco, occorre farlo a livello internazionale, europeo e nazionale. Sul fonte interno, il governo punta ad «accrescere il tasso di occupazione, che è particolarmente basso, guardando ai giovani, alle donne e al Mezzogiorno».

E in questo contesto, afferma il titolare del Mef, «la riduzione del cuneo fiscale è prioritaria», indicando nella legge di bilancio la “sede” per la definizione del perimetro dell’intervento. Il governo, poi, intende proseguire sulla strada del contenimento dell’impatto del caro energia, ma gli interventi «saranno più selettivi» e calibrati sulle condizioni economiche delle famiglie. Una “parentesi” il ministro la dedica al Superbonus, annunciando una nuova stretta sui controlli e la riunione nei prossimi giorni di una cabina di regia fra Guardia di Finanza, ministeri e altri organi pubblici con l’obiettivo di recuperare le somme delle frodi: ammontano a 5,7 miliardi i crediti inesistenti finora rilevati, di cui 2 già incassati. Il governo, ricorda, è intervenuto più volte «per rafforzare i controlli e istituire dei presidi anti-truffa a correzione della normativa originaria». Sul fronte dell’inflazione se Franco considera che «non è destinata a rientrare rapidamente», per il governatore – che la vede cavalcare per tutto quest’anno, per segnare una «decisa flessione» nel 2023, e tornare attorno al 2% nel 2024 – ci sono «indicazioni confortanti» nel medio-lungo termine anche perché non è partita quella spirale prezzi-salari, da sempre bestia nera per le banche centrali del Vecchio Continente.

Il governatore torna a riconoscere l’errore comune a tante banche centrali di averla sottovalutata ma ricorda come abbia pesato il balzo abnorme e imprevisto dei prezzi del gas di questi mesi dovuto al conflitto in Ucraina. E così la normalizzazione «graduale» della politica monetaria è necessaria, rileva, e potrà avvenire «senza causare una brusca frenata dell’economia. Nelle ultime settimane peraltro, il mercato sta scommettendo su un rialzo più graduale dei tassi da parte di Francoforte visto il rallentamento dell’economia europea, convinzione che ha affondato anche il cambio dell’euro».


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