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Intesa sulle materie prime a Berlino tra i ministri Urso (Italia), Habeck (Germania) e Le Maire (Francia) per una linea condivisa

Tre ministri delle più importanti economie europee per mettere a punto una strategia comune sulle materie prime critiche e strategiche, oggetto di una proposta di legge da parte della Commissione Ue. L’italiano Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, il tedesco Robert Habeck, vicecancelliere e ministro dell’Economia e della Transizione ambientale e il francese Bruno Le Maire, titolare dell’Economia, si sono riuniti a Berlino per accelerare i piani di una politica industriale sempre più condivisa e che faccia tesoro degli shock più recenti, dalla pandemia all’invasione russa dell’Ucraina.

Presentato in marzo, il piano della Commissione (Critical Raw Material Act) prevede di ridurre la dipendenza dalle forniture di singoli Paesi terzi, aumentare le fasi della lavorazione e di riciclo di queste materie prime in ambito europeo fissando alcuni obiettivi da conseguire entro il 2030, rendendo più facile ottenere le licenze di estrazione e lavorazione per le imprese del settore. Al vertice hanno partecipato anche alcuni gruppi: per l’Italia, tra gli altri, Enel STmicro, Leonardo e Fincantieri.

MATERIE PRIME, GLI OBIETTIVI DELL’INTESA DI BERLINO

«Con l’incontro di oggi – ha detto Urso – è iniziata una nuova fase nella definizione della politica industriale europea che consentirà di affrontare la sfida della duplice transizione ecologica e digitale». Secondo Habeck l’obiettivo è anche «rendere la fornitura di materie prime per la nostra industria più sostenibile e diversificata». Le Maire ritiene che l’incontro abbia creato le basi per un rafforzamento della cooperazione tra Paesi europei, tale da permettere «scorte condivise e acquisti in comune» di materie prime critiche.

Queste materie sono molte, ed è chiaro che l’Europa, essendone povera, continuerà a doverle importare. La differenza può essere fatta accorciando la catena del valore nella raffinazione, lavorazione e riciclo. Entro il 2030 la Ue si propone di centrare i seguenti obiettivi di maggiore autonomia:

  • Per l’estrazione, almeno il 10% dei consumi annui europei di materie prime rare.
  • Per la lavorazione, almeno il 40% dei consumi annui di queste stesse materie.
  • Per il riciclo, almeno il 15% dei consumi annui, sempre di materie prime rare.

Inoltre, non più del 65% del consumo annuo europeo di ogni singola materia prima strategica, in qualsiasi fase importante della lavorazione, potrà provenire da un singolo Paese terzo.

Stiamo parlando di una lunga lista che va dal litio al cobalto, dal silicio alle terre rare, ma che comprende anche il rame e, forse, anche l’alluminio, che alcuni Paesi – tra questi proprio Italia, Francia e Germania – vorrebbero fosse inserito tra le materie prime critiche. La proposta di legge è ovviamente oggetto di discussione e ci saranno sicuramente modifiche sulla base delle osservazioni dei vari Stati membri.

UN PERCORSO PARALLELO AL PIANO EUROPEO DI TRANSIZIONE ECOLOGICA

Questa strategia andrà di pari passo al piano europeo di transizione energetica REPowerEu e all’obiettivo di messa al bando dei motori a combustione a partire dal 2035. Il fatto che le tre più importanti economie europee sentano la necessità di un coordinamento per accrescere l’autonomia strategica di un settore sempre più vitale per il futuro dell’economia è un buon segno.

Per Italia e Francia, oltre al tema della difesa, è un’ulteriore occasione di migliorare i rapporti bilaterali. Le industrie dei tre Paesi, inoltre, sono profondamente interconnesse e il bisogno di una maggior efficienza e razionalità nella fasi cruciali dell’approvvigionamento di queste materie prime porterà senz’altro ricadute positive nelle economie di scala oltre che dall’accresciuta sicurezza.

Non sono comunque processi facili da gestire, essendo legati a una transizione energetica che spesso è vista con sospetto dalle opinioni pubbliche di molti Paesi. Ne sa qualcosa la Francia di Emmanuel Macron, che nel 2019 vide la rivolta nazionale dei gilet gialli per l’aumento di una tassa sui carburanti, poi ritirato. E ne sa qualcosa la Germania, che negli ultimi mesi ha visto una forte crescita dell’estrema destra di AfD, antitesi vera e propria del partito ambientalista al governo, i Verdi, di cui il ministro Habeck è co-leader insieme alla ministra degli Esteri, Annalena Baerbock.

MATERIE PRIME, DALL’INTESA DI BERLINO ANCHE TEAM PERMANENTI

«Italia, Germania e Francia – ha scritto su twitter il ministro Urso – rappresentano una parte significativa dell’economia dell’Unione e hanno in molti settori catene di valore condivise. Rappresentano uno dei grandi motori economici globali. Insieme, con i nostri valori, possiamo determinare il futuro della casa comune europea».

In una nota, il ministro dell’Economia francese ha sottolineato l’importanza di includere nella lista l’alluminio, nonché il rafforzamento delle misure che puntano a promuovere la riutilizzazione e il riciclo delle materie prime critiche e strategiche e la definizione di criteri ambientali, sociali e di governance ambiziosi.

Nel comunicato congiunto, infine, i tre ministri annunciano la creazione di un gruppo di lavoro tra le rispettive amministrazioni con l’obiettivo di dar seguito e verificare costantemente il raggiungimento degli obiettivi condivisi nell’intera catena del valore relativa alle materie prime strategiche e critiche.


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