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Antonio Guterres

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Dalla massima istanza della politica internazionale, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, arriva un neanche velata condanna nei confronti dei referendum per l’annessione a Mosca promossi dalle autorità filorusse del Donbass e di altri territori occupati in Ucraina, dalla regione di Kherson a quella di Zaporizhzhia.

MOSCA E I REFERENDUM IN DONBASS: LA PREOCCUPAZIONE DI GUTERRES

«Sono profondamente preoccupato – dice Guterres – per le notizie sui piani per organizzare referendum in aree dell’Ucraina che attualmente non sono sotto il controllo del governo. Qualsiasi annessione del territorio di uno Stato da parte di un altro Stato risultante dalla minaccia o dall’uso della forza costituisce una violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale».

Una conferma di quanto già sostenuto dal presidente Usa, Joe Biden, proprio nel suo intervento al Palazzo di Vetro. Ma per Mosca le consultazioni, che dovrebbero svolgersi da oggi a martedì, rappresentano l’irripetibile opportunità di consolidare i propri domini nel Paese vicino invaso (sul modello di quanto già avvenuto in Crimea nel 2014), indebolendo il nemico ucraino e ponendo l’Occidente davanti a uno stato di fatto.

Perché estendere i suoi confini ai territori contesi, per la Russia significa porre l’Ucraina (e indirettamente la Nato) di fronte a una scelta drammatica. Da un lato recedere, di fatto riconoscendo il nuovo status quo, o insistere con l’offensiva nelle regioni annesse, che però verrebbe letta dalla Federazione come un attacco diretto al proprio territorio nazionale, dando il là non solo a una risposta militare più vasta ma anche all’utilizzo di armi ancor più distruttive. È tutto nelle parole del “falco” Dmitri Medvedev.

REFERENDUM IN DUNBASS: LE PAROLE DI MEDVEDEV

«La protezione di tutti i territori annessi sarà aumentata notevolmente dalle forze armate russe – avverte il vicepresidente del consiglio di sicurezza – Quindi non solo le capacità di mobilitazione, ma anche qualsiasi arma russa, comprese le armi nucleari strategiche e le armi basate su nuovi principi, potrebbero essere utilizzate per la protezione». In un altro passaggio, Medvedev definisce «idioti» i generali Nato «in pensione che pensano di spaventarci parlando di raid del Patto atlantico sulla Crimea. I missili ipersonici sono in grado di raggiungere obiettivi in Europa e negli Stati Uniti molto più velocemente. La Russia ha scelto il suo cammino e non si torna indietro».

A fare da contraltare alla determinazione dei governanti ci sono i malumori dei russi, esplosi in violente proteste dopo la mobilitazione parziale ordinata da Vladimir Putin e la chiamata alle armi di circa 300mila riservisti. Un primo bilancio delle manifestazioni parla di oltre 1.300 fermati in 39 nove città russe. Protagonisti degli scontri sono stati soprattutto i moscoviti, con più di 500 persone caricate a forza sulle camionette della polizia. Molti dei giovani scesi in piazza, nonostante l’arresto, saranno arruolati nell’esercito. Eventualità questa, ha chiarito il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov «consentita dalla legge».

LA FUGA DALLA RUSSIA PER SFUGGIRE ALLA LEVA

C’è poi chi tenta la via dell’espatrio per sfuggire alla leva. Tantissime richieste d’asilo sono arrivate a Bruxelles e l’Unione europea, spiega la portavoce della Commissione Anitta Hipper, «le esaminerà tutte caso per caso». Anche se, prosegue, per dare una risposta univoca «stiamo cercando una risposta comune».

Secco, però, è arrivato il no di Lettonia ed Estonia, che non accetteranno tali istanze per motivi di sicurezza interna. Porte aperte, invece, dalla Germania, mentre va aumentando il traffico di cittadini russi in direzione della Finlandia. Matti Pitkäniitty, capo dell’unità di cooperazione internazionale della Guardia di frontiera, ha affermato che un totale di 4.824 russi sono arrivati mercoledì in Finlandia attraverso il confine. Rispetto allo stesso giorno della settimana precedente, il numero di accessi è stato superiore al normale. E questo nonostante l’aggravamento dei reati militari in caso di guerra, fra cui la renitenza alla leva, approvato dalla Duma. La pelle prima di tutto.


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