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La situazione della Guerra in Ucraina, sotto il profilo militare, esclude che si possa arrivare in tempi brevi ad una tregua

La guerra in Ucraina è destinata a durare ancora a lungo. Tutti sembrano d’accordo che – come quasi tutti i conflitti che non si traducano in rapide e complete vittorie di uno dei contendenti – debba finire con un negoziato, che dia luogo a un trattato di pace o, almeno, in un cessate il fuoco permanente, cioè in un congelamento del conflitto, come in Corea. Nessuno sa però come e quando possano intervenire le trattative, né se esse implichino un’immediata cessazione delle ostilità, oppure se i combattimenti continueranno durante i negoziati, come quasi sempre accade.

GUERRA IN UCRAINA, KIEV E MOSCA NON SONO DISPONIBILI A TRATTARE PER LA TREGUA

Oggi, né Kiev né Mosca sono disponibili a trattare in modo sufficientemente realistico per giungere ad un accordo a condizioni che possano essere accettate da entrambe. Pensano di poter “guadagnare” di più dal proseguimento del conflitto, che dai possibili esiti di un negoziato. Non lo sono né per una tregua dei combattimenti, che secondo taluni osservatori dovrebbe essere facilitata dai rigori dell’inverno, né – tanto meno – per una vera e propria trattativa di pace, che dovrebbe porre fine alle ostilità in modo duraturo e i cui attori non sarebbero limitati a Mosca e a Kiev, ma dovrebbero essere estesi a tutti gli Stati coinvolti in un’architettura aggiornata del sistema di sicurezza in Europa o, addirittura, in Eurasia, dato che anche la Cina potrebbe avere un ruolo importante specie nei confronti della Russia.

Un trattato di pace che ponga fine alla guerra in Ucraina avrebbe una funzione sostitutiva di quello che non è stato concordato fra la NATO e la Russia alla fine della guerra fredda. La sua assenza ha dato origine alle più diverse manipolazioni propagandistiche da parte di Mosca. Quella più diffusa – e non solo da Putin – è che la Russia sia stata tradita dalla NATO: l’Alleanza avrebbe promesso a Mosca di non allargarsi ad Est. Tale fatto è stato smentito dallo stesso Gorbaciov e viene confermato dalle trascrizioni degli incontri fra il presidente russo con il cancelliere Kohl e il Segretario di Stato USA Baker.

Ma costituisce un “cavallo di battaglia” anche da parte di coloro che sostengono che la Russia sia stata indotta ad aggredire l’Ucraina, preoccupata che cadesse in mano occidentale e che annullasse la profondità strategica ritenuta necessaria per la sicurezza di Mosca. Essi sostengono che le “Rivoluzioni colorate” (“Arancione” e “Euro Maidan”) siano stati colpi di stato occidentali per eliminare a Kiev governi filorussi.

IL GELO INVERNALE NON SAREBBE UN OSTACOLO ALLA PROSECUZIONE DELLE OSTILITÀ

Per inciso, non concordo sul fatto che il gelo invernale ostacolerebbe le operazioni in Ucraina, imponendo un cessate il fuoco di fatto, più di quanto faccia il fango della primavera e dell’autunno. La cosa ha però poca importanza rispetto all’indisponibilità di entrambi i contendenti sia cessare temporaneamente le ostilità sia a riunirsi in una conferenza di pace. Nessuno dei due pensa che gli convenga. Le ragioni al riguardo sono spiegate abbastanza chiaramente dalla teoria dei negoziati internazionali (per molti versi simile a quella delle transazioni commerciali), la quale studia come le guerre possano sfociare in trattative temporanee e parziali, finalizzate alla definizione di tregue, o più globali e durature come le conferenze che si propongono un’intesa su un trattato di pace.

GUERRA IN UCRAINA, LE TESI USA SULLA TREGUA

Secondo la teoria, elaborata negli USA, la probabilità di un accordo negoziale – come lo è anche quella del suo successo o l’accettazione di far parte di un tavolo di trattative – è influenzata da due fattori.

Il primo è lo ZOPA (ZOne of Possible Agreement), che si riferisce al peggior accordo possibile che ciascuna delle parti è disponibile ad accettare. Il secondo è la BATNA (Best Alternative To Negotiation Agreement), cioè la migliore alternativa disponibile a ciascuna delle parti, qualora i negoziati fallissero. Le relazioni esistenti fra tali due fattori variano a seconda dell’andamento delle operazioni, delle reazioni internazionali, delle variazioni subite dall’opinione pubblica interna, della percezione della buona o della cattiva fede dell’avversario e così via.

Nel caso dell’Ucraina, un cessate il fuoco temporaneo potrebbe essere concordato bilateralmente fra i russi e gli ucraini. Avviene già per lo scambio di prigionieri. Si è verosimilmente verificato anche per il ritiro russo da Kherson, avvenuto senza la pressione ucraina probabilmente in cambio dell’impegno a non distruggere la grande diga di Kakhovka. Come prima accennato, un trattato o accordo di pace dovrebbe coinvolgere necessariamente altri attori: almeno gli USA, la NATO e l’UE. La sua estensione al di fuori dell’Ucraina lo renderebbe più complesso, ma ne aumenterebbe la flessibilità.

Accrescerebbe qualità e quantità del “dare” e dell’“avere”, che costituisce l’essenza di ogni compromesso negoziale. Eviterebbe il rischio strutturale di ogni negoziato a due – Russia e Ucraina: la sua tendenza di trasformarsi in un “gioco a somma zero” (quel che guadagna Mosca perde Kiev e viceversa), quindi facilmente bloccabile, non solo sulle questioni territoriali, ma anche sulle garanzie di sicurezza che l’Occidente dovrà prevedere per l’Ucraina.

LA GUERRA NON È IL FALLIMENTO DELLA DIPLOMAZIA

Per inciso, non è che lo scoppio o la continuazione di una guerra significhi il fallimento della diplomazia. Contrapporre combattimenti a negoziati è un’affermazione che va bene solo per i gonzi, che non hanno idea dei meccanismi che si attivano nella politica e nei conflitti. Sostanzialmente, la diplomazia e l’uso della forza obbediscono alle stesse regole. Sono sovrapposti. I negoziati sono condizionati dall’esito delle operazioni. La strategia e la tattica sono spesso influenzate dall’andamento della politica e dei negoziati. Tutti e tre coesistono ed interagiscono nella realtà.

Durante il conflitto in Ucraina, si sono svolti diversi negoziati: bilaterali fra russi e ucraini, prima in Bielorussia e poi in Turchia; coinvolgenti altri attori, gli ultimi fra i quali in Turchia fra il direttore della CIA e quello del russo SVR, certamente esplorativo per l’inizio di una grande trattativa di pace. Durante la recente visita di Macron negli USA, Biden si è detto disponibile ad incontrare Putin qualora quest’ultimo sia interessato a parlare di Ucraina.

Precedentemente ha fatto contattare il Cremlino dal suo Segretario di Stato e dal suo Consigliere per la sicurezza nazionale. Ha inviato messaggi a Putin anche tramite Xi Jinping.

UN CESSATE IL FUOCO SAREBBE TROPPO VANTAGGIOSO PER LA RUSSIA

Nell’attuale situazione militare in Ucraina, sembra praticamente da escludere la possibilità di un cessate il fuoco. Esso sarebbe troppo vantaggioso per i russi. Mosca ha bisogno di tempo per addestrare i riservisti mobilitati – e non inviarli subito al fronte come “carne da cannone” come sta facendo ora – e per riorganizzare le sue forze, soprattutto la logistica, inclusa l’industria degli armamenti duramente colpita dalle sanzioni occidentali. Putin, poi, certamente spera che con l’inasprirsi della crisi economica e con il freddo invernale, diminuirà la coesione dell’Occidente nel sostenere l’Ucraina, come dimostrano le sconsiderate accuse di essere un “guerrafondaio” rivolte da qualche politicante italiano a chi vorrebbe mantenersi leali con i nostri alleati (anche per evitarne le inevitabili ritorsioni) e ridurre l’entità delle perdite e delle distruzioni del sistema elettrico ucraino.

In caso di tregua, invece, gli ucraini non potrebbero sfruttare la loro attuale superiorità sia numerica e morale che di armamenti avanzati forniti senza difficoltà dalla NATO. Zelensky è sostenuto dall’opinione pubblica. Gli ucraini sopportano stoicamente le distruzioni e le morti causate dai missili e dagli aerei russi, con una strategia mirante a distruggere quanto Putin non riesce a conquistare.

GUERRA IN UCRAINA, SI AI CONTATTI PER LA PACE DIFFICILE UNA TREGUA

È invece probabile che continuino i contatti fra gli USA, i vari Stati europei e la Russia per porre le basi di una vera e propria trattativa di pace. Essa potrà però essere attivata solo quando se ne determineranno le condizioni. L’unico modo per accelerare un negoziato che tutti desiderano è attualmente quello di sostenere anche militarmente l’Ucraina, per convincere Putin che mai potrà conseguire gli obiettivi che si è posto con la sua aggressione all’Ucraina e, nel contempo, elaborare proposte che lo inducano a “bere il calice amaro” dell’accettazione di una pace senza aver raggiunto molti degli obiettivi dichiarati, fatto sempre difficile per chi ha iniziato un conflitto.


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