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Marina Berlusconi

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«SE lui ci si assiste dall’alto, come ha detto il vescovo, si può fare tutto» profetizza a “Repubblica” Marcello Dell’Utri. Il suo sembra essere un grido d’allarme, quasi a voler dare una scossa alla classe dirigente di Forza Italia. D’altro canto, da quelle parti lo spaesamento è tale per cui nessuno osa scommettere sul futuro degli azzurri. Il destino del partito personale che ha rivoluzionato la politica italiana, all’indomani della caduta della Seconda Repubblica è appeso in queste ore a un filo. Il giorno dopo i funerali di Stato prevalgono le dichiarazioni di circostanza che vanno in una sola direzione: «Porteremo avanti il progetto di Silvio Berlusconi».

I SONDAGGI

E ancora, ecco Antonio Tajani: «Durante la riunione di presidenza del Ppe abbiamo ricordato Silvio Berlusconi. La linea europeista e atlantista di Forza Italia non cambia. Continueremo a essere protagonisti nel Ppe. Ringrazio Manfred Weber e i colleghi di partito per il sostegno alla nostra azione di governo». E vanno nella stessa direzione le parole dell’azzurro Raffaele Nevi: «Dopo il tragico evento della scomparsa di Silvio Berlusconi siamo tutti sotto choc ma dobbiamo reagire come lui avrebbe voluto. Dobbiamo portare avanti le nostre idee e i nostri valori. Adesso tocca a noi e dobbiamo rimboccarci le maniche. Dobbiamo essere uniti in vista delle prossime scadenze elettorali». Tutto questo è corroborato da un sondaggio di Alessandra Ghisleri di Euromedia Reaserch, pubblicato da Porta a Porta, che fotografa FI in forte ascesa: non solo guadagna il 2,4% rispetto all’ultimo studio dello scorso 26 aprile, ma raggiunge il 9,5%.

È in fondo quello che ripete in queste ore l’ex senatore Dell’Utri: «La gente ancora per un po’ voterà Berlusconi… Poi nella vita tutto finisce. Sarà il tempo a darci le risposte». Risposte che al momento nessuno osa dare. Fra Camera e Senato la notizia della morte di Berlusconi ha destabilizzato tutti i gruppi parlamentari. Perché, ritiene un ex ministro, «il Cavaliere era l’elemento di equilibrio della politica italiana».

Ragionamento che viene fatto anche da Osvaldo Napoli, oggi in Azione di Calenda, ma a lungo dirigente e parlamentare di Forza Italia: «L’equilibrio bipolare inventato da Berlusconi è destinato a entrare in crisi con la sua scomparsa. Per il superamento definitivo di questo assetto trentennale è necessario creare le condizioni che possono venire anche dalla legge elettorale, ma soprattutto la fine del bipolarismo sarà più vicina quando uno dei due schieramenti, o entrambi, prenderà atto che quella stagione ha portato l’Italia alla stagnazione e al collasso».

IL TRAGHETTAMENTO

Figurarsi cosa sta succedendo nella galassia di Forza Italia. Al netto delle dichiarazioni ufficiali l’impressione è che tutto possa implodere da un momento all’altro. C’è chi prova a scommettere: «Fra sei mesi salta tutto. È un partito personale costruito a immagine e somiglianza di Berlusconi…». Ed è vero che Giorgia Meloni avrebbe potuto approfittarne, così da far nascere il partito unico di centrodestra o destracentro. Una sorta di nuovo predellino con tutti dentro che avrebbe messo in difficoltà anche l’alleato Matteo Salvini. Scenario che oggi la premier preferisce congelare. Si riparlerà più in là del Pdl 2.0. Meloni è convinta che sia necessario rimandare tutto a dopo le elezioni europee. Ragion per cui avrebbe siglato un patto con Marina Berlusconi e Antonio Tajani per tenere in vita Forza Italia fino al rinnovo del Parlamento di Strasburgo.

Non mutare gli equilibri le è utile, perché gli azzurri hanno un peso all’interno dei popolari europei e possono avere un ruolo di trait d’union nel caso in cui si creassero le condizioni per allargare l’alleanza ai conservatori. Dall’altra parte c’è chi si interroga se Forza Italia possa esistere senza Berlusconi. Il contenitore azzurro va incontro a un vuoto di potere dopo la scomparsa del suo fondatore? Sembra infatti che il suo destino sia segnato. Perché a oggi non ci sono personalità empatiche che possano sostituire l’ex premier. Nè tanto meno sembra essere possibile una successione dinastica. Né Marina, né tanto meno Luigi, hanno alcuna intenzione di scendere in campo. A meno di colpi di scena, lo scenario più probabile prevede Antonio Tajani in versione traghettatore fino al prossimo congresso. Tecnicamente, non essendoci più il presidente del partito, ovvero Berlusconi, il comitato di presidenza dovrà convocare un Consiglio nazionale che affiderà a Tajani la gestione del percorso che porterà al congresso. Obiettivo: presentarsi alle europee del 2024 con una lista di Forza Italia con il nome del Cavaliere defunto ancora nel simbolo. «L’effetto amarcord può trascinare il nostro partito, un po’ come successe al Pci dopo la morte di Enrico Berlinguer» teorizza un esponente di punta degli azzurri.

Nel frattempo il vicepremier potrà provare a contenere i malumori interni siglando una pax con l’ala che rimanda a Licia Ronzulli, ridimensionata dalla recenti nomine di partito. Tutto questo potrà dunque essere sufficiente? Chissà. C’è chi non vuole finire soffocato nell’abbraccio della destra di Meloni.

GLI APPROCCI DI RENZI

«Morire meloniano è l’ultimo dei nostri auspici» rumoreggia l’ala più centrista del partito. Non è assolutamente un mistero che Matteo Renzi stia osservando con un certo interesse l’evoluzione del caso Forza Italia. E non è altresì un mistero che l’ex rottamatore voglia ricostruire il centro, partendo proprio dagli scontenti della galassia berlusconiana. Raccontano che l’ex segretario del Pd avrebbe provato a sondare alcuni deputati e senatori di Forza Italia. Non è dato sapere come siano andati i confronti tra Renzi e gli azzurri. Certo è che in queste ore i contatti tra la galassia renziana e quella berlusconiana sono costanti. L’impressione è che il leader di Italia viva, svincolato dall’asse con Calenda, stia già lavorando al post elezioni europee, vero test elettorale per il governo. Perché da quella competizione uscirà il nuovo quadro politico. E, soprattutto, perché si capirà se Forza Italia sarà ancora competitiva oppure se sarà già diventata una corrente del partito di Giorgia Meloni.


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