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LA PROVA generale di Pasqua e i “ponti”, quello che si conclude oggi e il prossimo a stretto giro del 1° maggio, confermano la definitiva ripresa del turismo. Ma anche la stagione estiva sembra ormai ben avviata con le strutture verso il tutto esaurito. Il Covid dunque è un ricordo lontano e la guerra, comunque in corso, non ferma i flussi turistici, anche dall’estereo. L’industria del turismo viaggia dunque a tutto sprint. Al traino delle gettonatissime città d’arte che, come per le vacanze pasquali, continuano a fare il pieno. Per un bilancio definitivo bisogna attendere qualche giorno, ma per il ponte del 25 aprile si parla già di 5,2 milioni di presenze nelle strutture ricettive del Bel Paese e un giro d’affari che potrebbe toccare 4 miliardi. Con un tasso medio di saturazione delle strutture del 90%, secondo il Centro studi turistici per Assoturismo Confesercenti.

Alla maggioranza che ha dato l’assalto alle città d’arte si aggiunge anche una nutrita pattuglia di “vacanzieri” orientati verso le località marine e montane dove la saturazione media è rispettivamente del 72% e del 67%. Complessivamente comunque, alla vigilia del lungo ponte del 25 aprile, risultavano prenotate, secondo Assoturismo, tre camere su quattro. Tra le regioni con il maggior indice di gradimento in vetta il Centro Italia, in particolare Umbria e Lazio con il 90% delle camere occupate. Bene anche Liguria, Toscana, Lombardia, Piemonte e Marche. Si piazza in buona posizione la Basilicata (74% della saturazione), mentre all’ultimo posto si collocano Calabria (54%) e Molise (52%).

Per Assoturismo si tratta di un risultato soddisfacente anche se resta il limite turistico che è quello di concentrare gli arrivi in alcuni momenti specifici dell’anno. E a brindare per il sold out è l’agroalimentare tenendo conto che la spesa per la tavola è una voce pesante del budget destinato alla vacanza. La Coldiretti ha spiegato che tra pasti in ristorante, pizzerie, trattorie e agriturismi, ma anche per picnic, street food e souvenir alimentari, l’impegno economico è di circa 1,5 miliardi per questo ponte. Secondo l’organizzazione agricola il 26% degli italiani ha scelto comunque di concedersi una pausa, ma in 9 milioni sono andati in vacanza. L’enogastronomia, ha sottolineato Coldiretti, è diventata un elemento qualificante della vacanza lungo la Penisola dove si possono trovare 5.450 specialità ottenute secondo regole tradizionali censite dalle Regioni a cui si aggiungono 320 eccellenze Dop/Igp riconosciute a livello comunitario, 415 vini Doc/Docg e tantissimi prodotti biologici offerti dalle 86mila aziende agricole bio. Per gli amanti della natura sono disponibili circa 25mila agriturismi, con un potenziale di più di 294mila posti letto, 53mila coperti per il ristoro e quasi 2000 attività di fattoria didattica per i bambini.

A scegliere la vacanza in campagna sono stati 400mila italiani. Un’offerta che spinge anche i piccoli borghi, con meno di cinquemila abitanti dove nasce, secondo l’indagine Coldiretti/Symbola, il 92% delle produzioni tipiche nazionali, una ricchezza conservata nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture storiche. Sembra dunque che tutte le migliori previsioni si stiano avverando. E il 2023 punta così a classificarsi come l’anno record per il turismo italiano. Secondo le stime dell’Istituto Demoskopika, tracciate alla vigilia di Pasqua, quest’anno le presenze dovrebbero superare 442 milioni con un balzo del 12,2% rispetto al 2022. E una spesa lanciata verso 89 miliardi di euro con una crescita stimata del 22,8% sull’anno precedente. Per Demoskopika si potrebbe registrare il valore più alto dei pernottamenti dal 2010. Entrando nel dettaglio dei dati elaborati dall’Istituto, a fronte dei 442 milioni di presenze, gli arrivi sarebbero di 127 milioni (+11,2%) e 61 milioni di stranieri per 215 milioni di pernottamenti.

A tirare tutte le regioni, nella classifica stilata da Demoskopika situazioni particolarmente brillanti, per quanto riguarda l’aumento del valore della spesa turistica, si rilevano in Basilicata (+27,7%), Molise (+27,2%), Abruzzo (+26,8%), Marche (+26,6%), Friuli-Venezia Giulia (+26,5%), Umbria (+26,3%), Campania (+25,9%) e Lazio (+25,5%). Dopo il deciso recupero del 2022, certificato dall’Istat, quest’anno si sta delineando un vero e proprio boom. Anche se le criticità non mancano. Due in particolare, i costi elevati e la carenza di manodopera. Assoutenti ha infatti segnalato che “viaggiare è sempre più un salasso per italiani” a causa dei fortissimi rincari per trasporti aerei, alberghi e servizi accessori. La prima voce che incide sulle vacanze, secondo l’analisi di Assoutenti è rappresentata dai trasporti: ” un biglietto per un volo nazionale costa in media il 71,5% in più rispetto allo scorso anno, +62,8% un volo europeo, +59% un volo internazionale. La benzina è tornata a salire come pure le tariffe dei treni, mentre i prezzi dei pacchetti vacanza si impennano del 14,7%; alberghi e motel costano in media il 14,3% in più su base annua”. Intanto per garantire la massima tranquillità a chi si sposa in aereo Codacons, proprio in occasione dei due “ponti”, ha messo a disposizione degli utenti che hanno subito disservizi un servizio di assistenza legale gratuita. Un altro neo della nuova stagione turistica è rappresentato dalla manodopera. Assoturismo Confesercenti ha segnalato (tra Pasqua e i ponti) una mancanza di 50mila lavoratori nelle imprese. E la difficoltà di reperire lavoratori è diventata ormai strutturale.

Secondo le valutazioni di Assoturismo il fabbisogno stimato per il periodo febbraio- aprile è di 210mila addetti nelle imprese turistiche. Ma nel 34% dei casi il personale non si trova. E si arriva all”assenza di “candidati” per il 52% nella ristorazione. I profili richiesti sono per il 2,6% di professioni con elevata specializzazione, l’81,5% professioni qualificate, l’1,3% di addetti specializzati e il 14,6% di professioni non qualificate. E sono questi ultimi a mancare soprattutto all’appello e cioè facchini, camerieri semplici, lavapiatti e addetti alle pulizie. Quanto alle remunerazioni per un cameriere semplice si parte da 1.560 euro lordi al mese, per capo cuoco o capo barista si parte sopra i 1.740 euro mensili, lo stesso per un primo portiere. E se le posizioni richieste dovessero rimanere vuote? Secondo Assoturismo è da mettere in conto una perdita media di fatturato nell’ordine del 5,3%, con conseguente abbassamento degli standard qualitativi e impatti sulla produttività. Insomma a rischio ci sarebbe lo svolgimento dell’attività in aree ad altissima intensità turistica come la riviera romagnola, ma le difficoltà si avvertiranno fino alla Sicilia e alla Sardegna. Le imprese si stanno muovendo ma non basta.

Confesercenti ha annunciato di aver siglato un’alleanza con Adecco, ma ha rilanciato la richiesta di un rafforzamento della “formazione professionale regionale di figure turistiche” con la possibilità di aprire anche ai pensionati e ai ragazzi in età scolare prevedendo occupazioni temporanee a totale esenzioni di imposta. Così come va risolto il problema dell’alloggio per i lavoratori che si spostano per i quali l’onere delle imprese è di circa 600 euro al mese per addetto.​


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