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Andrea Cangini e Carlo Calenda

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Quando Mara Carfagna si è affacciata alla vita politica, erano più gli sberleffi che riceveva piuttosto che i complimenti. Non c’era una gran messe di complimenti per le solite banali questioni che stringono le donne in un perimetro limitato, con scarse possibilità di uscirne. Lei ce l’ha fatta, ma forse il momento non era tra i migliori con un passaggio da uno all’altro ed ha tagliato il traguardo quando nei governi democristiani semmai si chiedeva di rallentare l’attività.

Adesso l’ex showgirl trasformata in ministro avrà modo di riflettere sugli errori commessi, ma soprattutto sugli errori degli altri che in politica contano più di tutto il resto. Ma è farli contare che diventa difficile ed è sempre più un gioco pericoloso. Soprattutto dovrà far tesoro delle massime degli altri, che uno non vale uno.

Letta chiude con Conte e apre a Calenda

Gli appelli si moltiplicano, i sindaci Dem tentano di lanciare Enrico Letta come candidato premier ma Carlo Calenda, leader di Azione frena. E spiega che il nostro obiettivo è convincere Draghi a restare, “forzare su Letta premier chiude il confronto”. Sempre alte fiamme si levano tra Letta che chiude all’alleanza con Conte e apre a Calenda. Poi c’è la tentazione di Renzi di correre da solo. E Forza Italia resiste contro Giorgia Meloni premier.

Mario Draghi va avanti come se il suo governo non si fermasse: “Il governo ha ancora tanto da fare, sempre nel perimetro delle funzioni che gli spettano”. In una riunione a Palazzo Chigi “ha ribadito la volontà di coinvolgere tutti in questa fase di emergenza. Da parte delle categorie rappresentate “è stato espresso apprezzamento per il lavoro instancabile e per il prestigioso collocamento internazionale dell’Italia”.

Enrico Letta cerca di stringere i tempi per le liste, la decisione va presa entro l’11 agosto. Entro il 2 agosto i segretari regionali del Pd dovranno concludere il lavoro “istruttorio” per la compilazione delle liste. Il cronoprogramma prosegue tra il 9 e l’11, la direzione nazionale approverà la lista dei Democratici e Progressisti. Memore di quanto accaduto in passato, ora ha una missione. Fare in modo che non si assumano vendette.

L’ultima rimase nella memoria come la notte “delle liste” con l’elenco dei nomi scritto dall’allora segretario Matteo Renzi che si era chiuso nello studio al Nazareno con i big del partito ad attendere fuori dalla porta. Si sfiorò la seconda scissione in pochi mesi, dopo l’uscita degli esponenti che andarono a formare Articolo 1. Questa volta avverrà tutto nella massima trasparenza come avverte il segretario Letta, con il voto della direzione a una lista di candidati che si ispirerà a due criteri: protagonismo dei territori e parità Uomo-Donna.

La legge sull’equilibrio c’è e noi l’applicheremo, perché tutto è trasparente. Perché il messaggio sia più chiaro, Letta sottolinea: «Ci sono trenta colleghi al Senato e sessanta alla Camera da cui dipenderanno le elezioni. Siamo sotto di 5-8 punti. Dobbiamo scegliere il candidato giusto. La gente va a vedere se c’è il paracadute oppure no. Ognuno di voi rifletta come dare una mano, le alleanze saranno solo elettorali».

Carfagna rivendica la sua decisione: «Affondare il governo è stato un errore enorme. Io continuerò a parlare di quei risultati perché conosco l’Italia moderata e non nuovi inganni. Ma che avete fatto? Avevamo il governo più rispettato d’Europa. Un governo che sosteneva cittadini e imprese, avanzava con le riforme, otteneva risultati nel miglioramento dell’economia e della riduzione del debito. Voglio difendere a viso aperto il patto europeo del Pnrr che impegna 200 miliardi in opere pubbliche, servizi, infrastrutture».

L’onorevole Osvaldo Napoli riflette sulla partita in corso sulle candidature: «L’Italia si trova precipitata in una campagna elettorale inedita e surreale. Nient’affatto “ordinata” come aveva auspicato la saggezza del presidente Mattarella. È partita la corsa alle candidature e ognuno o rivendica per sé una precedenza sugli altri. È tutto molto umano, ma politicamente poco corretto. Fra le tante proposte che leggo in queste ore, condivido totalmente quella del presidente Bonaccini: il buon candidato deve essere espressione dei consensi sul territorio ed avere le competenze e l’esperienza giusta. Questo significa restituire alla politica la dignità e l’onore mortalmente offesi dall’ideologia dell’ “uno vale uno”. Per fortuna morirà con i suoi inventori».

Intanto nel centrodestra scoppia il bubbone Moratti, la quale si aspetta un chiarimento “Poi mi riterrò libera”.


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