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Papa Francesco

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Negli eventi drammatici che segnano la politica attuale, soprattutto a partire dalla guerra di aggressione/invasione scatenata da Putin in Ucraina, il riferimento alla parole del Papa è diventato assai frequente non solo da parte di movimenti che a differenti livelli fanno parte della galassia del pacifismo, ma anche di partiti e leader di casa nostra che, senza far caso alla possibile loro strumentalità, amano chiamarlo in causa quale indiscutibile autorità morale a fondamento delle loro scelte “pacificatrici”.

Ciò è accaduto e accade in primo luogo quando alcuni politici, improvvisati pacifisti, aspirano a presentarsi come campioni di pace, anche se i loro curricula e non lontane scelte spesso suonano più nel senso di loro pregresse (ancora attuali?) e manifeste amicizie putiniane che di evangelico e fondato afflato umanitario.

Ma lasciando in disparte la complessità della tematica del pacifismo nella situazione presente e delle scorciatoie che a volte vi si manifestano, inneggiando a una pace “senza se e senza ma” che in realtà è da intendersi come capitolazione e resa dell’Ucraina di fronte all’ invasore, i riferimenti al Papa sono divenuti molto frequenti ad ampio raggio nella politica attuale e da parte di più soggetti, ascrivibili a differenti parti politiche.

Così l’espressione “l’ha detto anche il Papa” risuona da più parti anche nel dibattito politico-mediatico ampio, sia per supportare o invece per criticare scelte politiche di varia natura e scopo. Quasi che determinate affermazioni del Papa, qualche volta estrapolate da discorsi e contesti più ampi e complicati, debbano di per sé suonare a indiscutibile e assoluta legittimazione di determinate proposte politiche.

Può persino accadere, come è successo di recente a seguito della conferenza stampa che Francesco ha tenuto sull’aereo di ritorno dal suo viaggio apostolico in Bahrein, che sia il Presidente del Consiglio Meloni che il vice-premier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Salvini, pressoché all’unisono si ritrovino appaiati nel ringraziamento al Papa per l’appoggio dato alla loro azione di Governo in qualche passaggio della conferenza stampa suddetta.

Di che si è trattato in specifico? Soprattutto di una frase del Pontefice che è poi rimbalzata fortemente a livello politico-mediatico anche nei giorni successivi, dati gli eventi legati al fermo di navi Ong al largo della Sicilia, al divieto di sbarco per i migranti tratti in salvo in mare che esse trasportavano, fino alle giravolte degli “sbarchi selettivi” e quant’altro.

Si tratta dell’affermazione, immediatamente ripresa e rideclinata a titolo cubitale da importanti quotidiani, secondo la quale a proposito dei migranti l’Italia non può essere lasciata sola e serve una responsabilità europea. Il discorso sul problema generale delle migrazioni e sul tema dell’accoglienza da parte di Francesco era ovviamente molto più ampio e chiamava in causa problematiche a largo spettro, ma serviva da assist a Salvini affinché lo volgesse ben bene secondo il suo solito cavallo di battaglia migratorio e in termini non proprio generali. «Grazie al Santo Padre – come aveva cura di sottolineare – per le parole di grande saggezza. L’Italia non può essere lasciata sola e non può accogliere tutti».

Nell’acceso dibattito politico-mediatico sulle decisioni del Governo italiano a proposito degli sbarchi dei migranti di cui sopra, è capitato anche che autorevoli voci della Destra, per contrastare le critiche che venivano loro mosse rispetto a comportamenti che sono sembrati a molti non proprio rispettosi di umanità e di regole internazionali, sottolineassero non solo che i sondaggi stavano premiando i partiti di Governo (e di conseguenza la maggioranza dei cittadini ne approvava l’azione), ma che anche il Papa aveva detto che non è possibile accogliere tutti i migranti.

Argomentazioni entrambe che forse hanno fatto saltare sulla sedia non solo il Papa, per la strumentale e fortissima torsione di parte delle sue parole, ma anche il Presidente Mattarella, dato che anche uno scolaro delle scuole medie (auspicabilmente anche prima) sa che una democrazia costituzionale è qualcosa di ben più complesso e serio rispetto alla maggioranza che fa capo a un partito o a uno schieramento, addirittura verificata in termini sondaggistici.

Più accorto e improntato a una certa organicità in termini generali, anche nelle scelte terminologiche, il ringraziamento di Meloni che esordiva affermando: «Ascoltiamo sempre con grande attenzione le parole del Santo Padre, che sono un perenne monito alla saggezza e alla carità. E lo vogliamo ringraziare sentitamente per il suo incoraggiamento. E soprattutto per il suo invito alla concordia nazionale e internazionale».

Ora se l’ultimo aggettivo appena richiamato ha coordinate ben chiare che riguardano il tema della pace, così caro a Francesco, per quanto riguarda il richiamo alla “concordia nazionale” evocata da Meloni, in merito alle parole del Papa, vale davvero la pena spendere qualche osservazione. Si tratta in specifico della risposta del Papa a una giornalista che gli chiedeva che impressione e giudizio desse del nuovo Governo, per la prima volta guidato da una donna, risposta che Francesco dà in termini di grande chiarezza, spingendosi addirittura a un giudizio di forte critica alla instabilità tutta italiana dei Governi: «Il nuovo Governo incomincia adesso, e io sono qui ad augurargli il meglio. Sempre auguro il meglio a un governo perché il governo è per tutti. E gli auguro il meglio perché possa portare l’Italia avanti; e agli altri, che sono contrari al partito vincitore, che collaborino con la critica, con l’aiuto, ma un governo di collaborazione, non un governo dove ti voltano la faccia, ti fanno cadere se non ti piace una cosa o l’altra. Per favore, su questo chiamo alla responsabilità. Dimmi: è giusto che dall’inizio del secolo fino ad ora l’Italia abbia avuto venti governi? Finiamola con questi scherzi!».

Ora se la prima parte delle affermazioni appena riportate è sottoscrivibile da tutti i cittadini italiani, dato che riguarda la figura del Papa come capo di Stato che, in quanto tale, rivolge il suo augurio al nuovo Premier di un altro Stato affinché possa svolgere al meglio la sua funzione, maggiori perplessità suscitano invece le considerazioni seguenti sia in merito al ruolo delle opposizioni (tanto più che questo Governo non è certo un Governo di unità nazionale!!) che per quanto riguarda la improvvida definizione di “scherzi” relativamente ai frequenti cambi di Governo in Italia.

Ma probabilmente il Papa era molto stanco dopo il suo faticoso viaggio in Barhein e non si è reso ben conto che la spontaneità di un giudizio immediato poteva suonare come piuttosto stonato per una liberaldemocrazia come la nostra che ha tanti difetti ma non scambierebbe mai le proprie fragilità con regimi che, a vario livello, siano garanzia di più salda durata.

Raffaella Gherardi
Professoressa dell’Alma Mater Università di Bologna


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