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Dario Franceschini

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È il giorno dei responsabili. Perché la parlamentarizzazione della crisi accelera il processo che potrebbe portare alla nascita dei nuovi «salvatori della patria». All’ora di pranzo il Salone Garibaldi del Senato somiglia alla sala del calciomercato. Si fa di conto sui numeri di una maggioranza che ormai dà per acquisita la fuoriuscita dei 18 senatori di Italia viva. Sicuro? Un parlamentare del Pd di rito franceschiano si aggira per la buvette e rivela all’orecchio di un collega: «Sono a caccia di responsabili». Il che induce l’altro a sorridere: «Dunque ci siamo?».

Pochi metri più in là c’è Domenico Scilipoti, numero uno dei responsabili, uno dei peones che nel dicembre 2010 salvò Silvio Berlusconi dall’assalto al centrodestra di Gianfranco Fini. Non è più parlamentare, «sono il primo dei non eletti», ma ha l’aria di chi si sente sempre protagonista. Singolare che sia qui nel giorno delle trattative. «I responsabili? Certo che verranno fuori: c’è chi lo farà per tornaconto personale e chi per l’interesse del Paese».

La giornata svolta alle 16 di questo giovedì di crisi di governo quando Dario Franceschini, capo-delegazione del Pd, sdogana l’operazione responsabili: «In questa legislatura sono nati due governi tra avversari alle elezioni e, in un sistema elettorale come il nostro, avvera spesso. Nel passato il termine responsabili indicava una negatività, non è più così: non siamo più in un sistema bipolare con due poli e due candidati premier in cui il cambio di schieramento veniva giustamente classificato come ribaltone». È insomma il cambio di fase di una crisi che sembrerebbe volgere alla definitiva parlamentarizzazione della crisi in un duello che si sarà consumerà nell’aula di Camera e Senato nella giornata di lunedì quando Conte si presenterà per le comunicazione. Dopodiché saranno votato le risoluzioni ed lì che si comprenderà se i responsabili ci saranno o meno. Dunque saranno quattro giorni lunghi. giorni di trattative.

Nel frattempo il senatore Riccardo Nencini, di Italia viva, scarica Matteo Renzi: «Chi ha maggiori responsabilità è chiamato ad esercitarle fuoriuscendo dalla logica dei duellanti e tenendo fermo il richiamo del Presidente Mattarella». Sembra sfaldarsi il fronte renziano. Non c’è solo Nencini. Ma ci sarebbero altri indiziati nella lista di chi potrebbe lasciare il contenitore renziani: Silvia Vono, Anna Maria Parente, Donatella Conzatti, Eugenio Comincini. Insomma, qualcosa si muove. E forse potrebbero aggiungersi i tre senatori dell’Udc. Raccontano che i tre udiccini – Paola Binetti, Antonio De Poli e Antonio Saccone – sarebbero assai spaventati del ritorno alle urne.

E allora tutto può succedere in questi lunghi giorni che precederanno il voto parlamentare. In quella sede Conte si giocherà tutto. Così come in passato fecero Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Il Cavaliere superò la prova grazie ai “responsabili” Razzi e Scilipoti ma anche perché ebbe tempo circa un mese. L’avvocato del popolo, invece, avrà sì meno tempo. E i suoi non si chiameranno responsabili ma costruttori. Basterà?


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