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Emmanuel Macron e Giorgia Meloni

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La Tav apre un nuovo fronte di polemica tra Francia e Italia, Parigi vuole frenare e Roma chiede date certe sulla realizzazione dell’opera

Sul tavolo del governo Meloni piomba il caso Tav: la Torino-Lione che dovrebbe collegare l’Italia ai cugini francesi, il cosiddetto tratto centrale del corridoio mediterraneo. Ecco, la Francia di Macron frena sulla grande opera. O almeno sembra così. Perché dovrebbe realizzare una delle tratte di accesso delle Tav in Francia soltanto dopo l’entrata in funzione del tunnel del Moncenisio, tra la fine del 2032 e l’inizio del 2033.

Come scrive Repubblica, le ipotesi e il cronoprogramma sono stati elaborati dal Coi, il Conseil d’orientation des infrastructures, dicendo che «grafici e valutazioni ora sono sul tavolo del governo francese, giusto in tempo per la prossima Conferenza intergovernativa italo-francese, fissata per il 22 giugno a Lione».

TAV, NUOVE TENSIONI TRA FRANCIA E ITALIA: IL DIETROFRONT FRANCESE

Tutto questo alimenta ancora di più lo scontro diplomatico tra Italia e Francia. Non a caso, il vicepremier Matteo Salvini coglie la palla al balzo e attacca: «Al di là degli insulti, delle polemiche e delle provocazioni che registriamo con stupore, siamo preoccupati dalle titubanze francesi a proposito della Tav. Da Parigi ci aspettiamo chiarezza, serietà e rispetto degli accordi: l’Italia è stata ed è di parola, non possiamo accettare voltafaccia su un’opera importante non solo per i due Paesi, ma per tutta Europa».

E ancora, sempre Salvini: «Da autonomista penso che ognuno debba occuparsi dei fatti propri, lezioni dai francesi non ne prendo, visto che respingono i bambini di notte nei boschi al confine di Ventimiglia. Anzi, chiedo ai francesi di rispettare gli impegni sulla Tav. Noi stiamo mantenendo la parola data in termini di tempi, soldi e progetti».

SALVINI SULLA POSIZIONE FRANCESE

Per Salvini, «pare che qualcuno a Parigi possa cambiare idea e chiedere tempi più lunghi e questo non sarebbe serio verso l’Europa. I francesi probabilmente insultano perché hanno milioni di persone in piazza che stanno protestando contro Macron».

Che la questione sia di primo ordine lo si comprende dall’intervento di un funzionario della Commissione Ue che, interpellato sulla Tav, fa sapere: «Noi continueremo a sostenere il progetto e saremo in stretto contatto con Francia e Italia su questo tema».

A proposito, all’ora di pranzo la Francia fa un passo indietro e in un certo senso smentisce rispetto all’ipotesi di rinvio del progetto della Torino-Lione. Il ministro dei Trasporti, Clement Beaune, la mette così: «Il governo francese non ha deciso alcun rinvio nel calendario relativo alla Tav Lione-Torino».

Le notizie di rinvii nella costruzione di determinate strutture fanno riferimento non a decisioni prese «ma a un rapporto indipendente consegnato al governo – ha precisato Beaune – Non si tratta in alcun caso di una decisione del governo e il nostro calendario resta immutato».

NON SOLO LA TAV DIVIDE FRANCIA E ITALIA: IL FRONTE MIGRANTI

Lo scontro sulla Tav si inserisce all’interno di un altro scontro, sempre con i francesi, che riguarda i migranti. Nella giornata di mercoledì il capo del partito macroniano, l’eurodeputato Stephane Sejourné, è tornato ad attaccare la premier italiana: «Meloni fa tanta demagogia sull’immigrazione clandestina: la sua politica è ingiusta, disumana e inefficace».

Sempre Séjourné, che sta organizzando a Roma per il 25 maggio un seminario di Renew Europe, dice ancora: «L’estrema destra francese prende come modello l’estrema destra italiana, bisogna denunciare la loro incompetenza e la loro impotenza».

Accuse che seguono quelle altrettanto dure del ministro francese Gerald Darmanin, che una settimana fa ha aperto una crisi diplomatica tra Roma e Parigi, giudicando la premier Meloni «incapace di affrontare il problema dell’immigrazione». Parole che innescarono l’annullamento della prevista visita di Tajani all’omologa francese Catherine Colonna. Nonostante il desiderio di ricucitura e i toni concilianti usati allora dalla premier Elisabeth Borne che si augurava «un dialogo pacifico» tra Francia e Italia, la crisi continua con le dichiarazioni di Séjourne e con il caso Tav.

Non a caso, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, autorevole esponente di Forza Italia, osserva: «La polemica francese contro l’Italia sull’immigrazione è una questione squisitamente di politica interna della Francia, dove per cercare di delegittimare Marine Le Pen attaccano il governo e Giorgia Meloni, perché tentano di evitare che una nuova alleanza possa arrivare a governare l’Europa».

LA STRATEGIA DI MACRON

Ragion per cui dalle parti di Palazzo Chigi non si scompongono. L’impressione è che le uscite francesi riflettano il timore e l’esigenza della coalizione di Macron di arginare l’ascesa dell’estrema destra di Marine Le Pen, favorita in questo momento da un diffuso malessere sociale.

Di più: pesa anche la prospettiva di un avvicinamento tra popolari e conservatori che può risultare vincente alle prossime elezioni europee. Perché, come sussurra un parlamentare esperto della maggioranza, «non sarebbe solo un cambio di geometria della coalizione europea, ma un cambio di epoca, difficile da digerire».


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