Giorgia Meloni
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Con due decreti omnibus la premier Meloni lancia un messaggio: l’Esecutivo mette mano ai temi urgenti che attanagliano gli italiani
L’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva non è certo un passaggio da resa dei conti. Per il tagliando – come dicono i bene informati – si dovrà aspettare l’autunno. Certo, le questioni aperte sono diverse: dal caso De Angelis al Pnrr, dalla manovra di bilancio all’ipotesi di rimpasto. Non c’è tempo per affrontarle. Tutto si rimanda a data da destinarsi. C’è piuttosto da mettere mano a una serie di dossier: dai tassisti alle intercettazioni, passando per il caro voli e dunque per l’inflazione. Il messaggio che vuole inviare Giorgia Meloni è più o meno il seguente: l’Esecutivo mette mano ai nodi più urgenti che attanagliano la vita degli italiani.
I DECRETI OMNIBUS DI MELONI PER AFFRONTARE LE QUESTIONI URGENTI
Palazzo Chigi, ore 5.45 del pomeriggio. Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, dà il via al Consiglio dei ministri facendo suonare la campanella. Seguirà conferenza stampa, cui non prenderà parte Giorgia Meloni. E già questa è una notizia. Perché non intende parlare nell’ultimo giorno prima della sosta agostana? Perché – rispondono i maliziosi presenti a Palazzo Chigi – «non è una conferenza stampa di fine anno». C’è chi aggiunge: «Giorgia sa bene che la prima domanda sarebbe sul caso De Angelis. Vorrebbe rispondere sulle questioni tecniche che riguardano il governo».
Insomma, bisogna tenere lontane le polemiche, smussare gli angoli. Provare a veicolare un messaggio di unità. Sul tavolo, tra le altre cose, due decreti omnibus (asset e giustizia) e un disegno di legge delega di revisione del testo unico degli enti locali e l’istituzione maestro dell’Arte della cucina italiana.
Certo, la formula dei decreti omnibus non sarà gradita dal capo dello Stato. Sergio Mattarella ha più volte espresso la sua contrarietà ai provvedimenti disomogenei. Di sicuro, nel corso del pre-consiglio e del Consiglio dei ministri, durato due ore abbondanti, si è discusso molto dell’articolo 15 che, con un tratto di penna, toglie il tetto del limite di 240mila euro per i compensi dei componenti dei consigli d’amministrazione della società incaricata dei lavori di costruzione del Ponte sullo Stretto.
Oltretutto è una richiesta che viene fatta da Matteo Salvini, ministro competente e grande sponsor dell’infrastruttura che unirà la Sicilia allo Stivale. Non a caso nel partito di Giorgia Meloni c’è chi si domanda: «Perché fare questo regalo al leader della Lega? È una sua bandierina…».
NEI DECRETI SOLO LE QUESTIONI URGENTI, PER MELONI LE POLEMICHE RINVIATE A FINE ESTATE
Fuori da Palazzo Chigi, Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra protesta: «Oggi il governo approva un decreto che è un vero blitz estivo. È inaccettabile che si decida di aumentare gli stipendi della società “Ponte sullo Stretto di Messina” e di garantire all’amministratore delegato Ciucci la cumulabilità tra pensioni ed emolumenti, abrogando norme di legge solo per la società “Ponte”, una norma ad personam». E ancora, sempre Bonelli: «Una decisione ancor più sconcertante se messa a confronto con il contemporaneo blocco del salario minimo. Questa contraddizione è un chiaro messaggio: si continuano a dare privilegi ai pochi che hanno tanto a scapito di chi vive gravi disagi sociali».
Anche i 5Stelle sono infuriati e cavalcano le parole di Bonelli: «Salvini è senza vergogna – sbotta Agostino Santillo, vice-capogruppo alla Camera del Movimento – Dopo che il suo governo ha detto no al salario minimo per quasi 4 milioni di lavoratori che prendono paghe da fame, decide con nonchalance di derogare al tetto degli stipendi dei manager della “Stretto di Messina Spa”. Eppure agli italiani è ormai noto che a questo governo non importi nulla delle infrastrutture nel Meridione».
Proteste arrivano anche dai tassisti che si aspettavano di avere davanti un governo “amico”, ma la categoria si sente delusa e tradita dall’Esecutivo di Giorgia Meloni. Il Consiglio dei ministri stabilisce che le città metropolitane, i capoluoghi e i Comuni sede di aeroporti internazionali, possano bandire il concorso straordinario, sino a un incremento del 20% rispetto alle licenze esistenti, aperto a nuovi operatori, con una procedura più celere, certa e semplificata, rispetto all’assetto normativo previgente. Escludendo l’ipotesi di cumulabilità delle licenze definitive.
Non a caso si lamenta anche il sindacato Ugl, storicamente collocato nel centrodestra: «Un tassista in Italia può avere una licenza. Se passa il concetto che può averne due o più non va bene. Per noi è un cavallo di Troia – dice il responsabile nazionale dell’Ugl Taxi – Questo decreto d’urgenza non serviva perché tutti gli strumenti per modulare l’offerta verso la domanda sono già in mano ai sindaci».
IL CAPITOLO GIUSTIZIA
In questo contesto Meloni mette mano al capitolo giustizia. E c’è già chi parla di norme anti-Nordio, come se l’inquilina di Palazzo Chigi volesse ridimensionare la posizione del Guardasigilli. Non a caso l’Esecutivo estende l’utilizzo delle intercettazioni alle indagini per reati, tentati o consumati, legati al traffico illecito di rifiuti, alle fattispecie aggravate dal metodo mafioso, ai sequestri di persona con finalità estorsive e al terrorismo.
In questo modo l’Esecutivo è corso ai ripari dopo che la sentenza della Cassazione nel 2022 aveva rischiato di avere «effetti dirompenti su processi in corso per reati gravissimi», aveva sottolineato la premier Meloni. A sera il primo a parlare è Antonio Tajani: «Il governo lavora contro ogni pratica commerciale scorretta che penalizzi la Sardegna e la Sicilia. Per questo oggi in Cdm abbiamo approvato misure contro il caro voli da e verso le Isole. Un percorso iniziato dal presidente Schifani, anche per salvaguardare la stagione turistica».
Salvini ha anche annunciato una tassazione straordinaria sugli extraprofitti delle banche legati agli aumenti dei tassi.
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