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Miss Mamma Sorriso che in realtà si chiama Vanessa Padovani, ha 35 anni

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Col boom di TikTok degli ultimi due anni, sulla piattaforma cinese ormai ci sono tutti. Anche i cosiddetti boomer, termine che si riferisce ai nati dal ’46 al ’64, ma che nel linguaggio social si estende a tutti gli adulti non proprio al passo con i tempi. Ma nel 2018 quando ancora si chiamava musical.ly, TikTok era un social frequentato solo da teenagers. E restava un oggetto misterioso per chiunque altro.

Tranne che per lei, Miss Mamma Sorriso: una mamma pioniera, tra le prime in Italia a bussare alla porta di TikTok e a buttarsi in pista in mezzo ai ragazzini che improvvisano gag e balletti di pochi minuti con la hit del momento. Oggi Miss Mamma Sorriso che in realtà si chiama Vanessa Padovani, ha 35 anni e vive a Massa Lombarda in provincia di Ravenna con suo marito e tre figli, su TikTok vanta ben 2 milioni e 600 mila followers che si sommano ai 330mila di Instagram e ai 140.000 iscritti al suo canale YouTube.

Dunque, è un’influencer in piena regola. Ma quando ha iniziato, era una mamma semidigitale diffidente nei confronti dei social che è andata in avanscoperta su TikTok per sondarne i pericoli, prima di dare il via libera sulla piattaforma al suo primogenito scalpitante. La storia poi è andata come nessuno se l’aspettava: ad essere conquistata dal mezzo è stata proprio lei. Che ora ha esordito anche in libreria con il libro “Mamma, posso fare il tiktoker?” (Mondadori) e qui ci racconta la sua esperienza.

Vanessa, che cosa ha raccontato nel tuo libro?

«Mostro come l’ho vissuta. Le difficoltà che ho incontrato, da mamma non proprio a suo agio con i social nell’entrare in questo mondo, in cui comunque, è importante entrare».

Perché?

«Vede, io ho 35 anni e ho tre figli maschi: Alessio di 14 anni, Thomas che ne ha 11 e Mattias 8. Loro sono nativi digitali, io no. Siamo cresciuti in maniera completamente diversa. Io penso che con la rivoluzione digitale che c’è stata, mai come oggi, ci sia un divario generazionale tra genitori e figli. Io ho sentito il bisogno di accorciare le distanze. È importante per capire i nostri ragazzi, perché loro oggi vivono sui social. E se noi non facciamo parte di questo mondo, siamo in parte esclusi dalla loro vita. I figli non possono condividere le loro esperienze con noi».

Ci sono i genitori che negano i social ai figli.

«Negarglieli è difficile, li escludiamo dal loro tempo. Invece siamo noi che dobbiamo entrarci. Anche perché il rischio è che facciano le cose di nascosto: so di ragazzi che hanno Instagram contro il volere dei genitori. La sera lo disinstallano per paura di essere controllati e quando escono di casa al mattino lo installano di nuovo. Così i genitori non sanno nemmeno con chi stanno in contatto, ed è ancora più pericoloso».

Lei quattro anni fa è diventata tiktoker proprio per diffidenza. Come è andata?

«Io all’epoca avevo una pagina Facebook, ma non ero molto social. Un giorno Alessio, che all’epoca aveva 10 anni, venne da me chiedendomi di scaricare musical.ly, (ex TikTok) che andava di gran moda tra i compagni. La mia prima reazione è stata: che cos’è sta roba? assolutamente no. Alessio non si è arreso: come fanno i ragazzi quando vogliono una cosa, ha insistito per giorni. Alla fine ero sfinita. Così una bella sera, mentre eravamo sul divano, e lui non la finiva più di implorarmi, gli ho detto: va bene, vediamo di che cosa si tratta. Visto che lui non aveva ancora il telefonino ho scaricato l’app sul mio. Per precauzione, per non mettere né il mio né il suo vero nome, ho aperto un profilo chiamandolo Miss Mamma Sorriso».

Come le è venuto in mente Miss Mamma Sorriso?

«Nel 2014 avevo partecipato a un concorso Miss Mamma Italiana, e avevo vinto la fascia di Miss Mamma Sorriso. Quel nome mi è venuto in mente e l’ho piazzato. Quindi abbiamo registrato un paio di video di prova, per capire come funzionava l’app e li abbiamo pubblicati».

E poi che è successo?

«Sia io che Alessio, che ormai si era tolto lo sfizio di provare, abbiamo accantonato la cosa. Sembrava finita lì, ma poi un giorno, io avevo questa app sul telefono, l’ho aperta e mi sono resa conto che uno dei video era diventato virale. Quasi non ci credevo… ».

Che cosa facevate nel video?

«Era un video tipo commedia, scherzavamo. Così ho chiamato Alessio. E lui: «mamma che bello, facciamone altri! Tutto è iniziato proprio così».

Lei ci ha preso gusto più di suo figlio.

«Praticamente sì. Anche se lui tra i miei figli, è quello più entusiasta e partecipa sempre ai video con me. Ma in quel primo momento sì, sono stata io ad interessarmi. Perché era accaduto un fatto: ero una delle poche o forse l’unica mamma sulla piattaforma. Per questo, avevo attratto l’attenzione. A un certo punto ho notato quello che mi scrivevano nei messaggi alcune ragazzine dell’età di mio figlio. Mi hanno molto colpito».

Che le scrivevano le ragazzine?

«Che bello avere una mamma che fa i video con suo figlio. Anche io lo vorrei. Come posso invogliare mia madre a fare i video con me? Mi sono intenerita. Con queste ragazze si è instaurato un bellissimo rapporto di dialogo».

I suoi followers sono ragazzi?

«Ci sono ragazzi dai 14 ai 20 anni, ma ci sono anche tantissime mamme. Con loro negli anni sono nate delle vere amicizie. Non avrei mai immaginato che si potesse instaurare un rapporto così».

Immaginava che potesse diventare un lavoro?

«No, non immaginavo neanche questo. E invece è successo. Durante il primo lockdown abbiamo trascorso un momento molto difficile in famiglia. Mio marito aveva uno studio fotografico, io lavoravo con lui. Purtroppo con la quarantena non si faceva più alcun tipo di cerimonia e tutti i servizi fotografici ci erano stati annullati. Eravamo molto preoccupati. Alla fine mio marito ha trovato un impiego nel settore marketing. Io nel frattempo a causa della quarantena ho avuto una crescita molto forte su TikTok: le persone stando a casa ci seguivano molto di più. E così crescendo nei numeri, hanno cominciato a contattarmi anche i brand per collaborare in alcune campagne pubblicitarie. Così ho capito che poteva essere un lavoro. E, in effetti lo è diventato».

Molti pensano che fare l’influencer non sia lavorare.

«No, è un lavoro, e prende anche molto tempo ed energie, anche se è un lavoro che si può svolgere da casa. Infatti, le confesso che a un certo punto ho dovuto mettere uno stop».

Si è fermata?

«Non proprio. Le spiego: era il periodo in cui ero molto cresciuta nel numero di followers e avevo molto lavoro, anche con i brand. Un pomeriggio stavo aiutando nei compiti mio figlio Thomas, ma nello stesso tempo scrivevo al cellulare, mandavo mail. Lui mi ha guardata e mi ha detto: Mamma ma non stacchi mai? Mi sono sentita terribilmente in colpa. In effetti stavo sempre con il telefono in mano. Non mi ero imposta dei limiti, degli orari. Sbagliatissimo. Da quel momento ho cambiato tutto: la mattina studio due ore, perché nel frattempo mi sono anche iscritta all’università: Scienze e Tecniche Psicologiche. Poi inizio a lavorare sui social. Ma dalle quattro e mezza in poi, poso il telefonino da una parte e non ci penso più: prima di tutto sono una mamma!».


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