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Era partita con i migliori propositi quasi quattro anni fa. “Resto al Sud” rappresentava una sorta di fiore all’occhiello della legge di Bilancio del 2017, un’agevolazione importante per i giovani meridionali che vogliono fare impresa nei loro territori: prestiti a tasso zero e contributi in parte a fondo perduto. Soltanto nelle prime 24 ore del 15 gennaio 2018, data d’avvio della misura gestita da Invitalia, quasi 1.600 aspiranti imprenditori tra i 18 e i 35 anni avevano presentato domanda.

Nel corso degli anni “Resto al Sud” è stato periodicamente rifinanziato e puntellato, attualmente ad esempio l’età per potersi candidare è estesa fino ai 55 anni. La platea dei possibili beneficiari è stata così ampliata, anche nell’ottica della ripresa post-pandemia.

Non solo: l’incidenza del fondo perduto è salita al 50% (l’altra metà è erogata come finanziamento bancario a tasso zero, garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI), le agevolazioni coprono inoltre il 100% delle spese di start up o sviluppo d’impresa, con un finanziamento massimo che va da 50 mila euro in caso di società unipersonali fino a 200 mila euro nel caso di società composte da quattro soci.

La misura è rivolta a persone residenti in tutte le Regioni del Mezzogiorno o in 116 comuni delle Regioni del cratere sismico di Lazio, Marche e Umbria, che possono presentare le domande esclusivamente online e che vengono valutate in ordine cronologico entro sessanta giorni dalla data di presentazione. I fondi disponibili ammontano a un miliardo e 250 milioni di euro. Il richiedente nei dodici mesi precedenti alla presentazione della domanda non può essere stato titolare di partite IVA per attività simili a quella per cui si è richiesto il fondo.

I buoni propositi di quasi quattro anni fa, in effetti, hanno trovato conferma. I dati aggiornati all’estate in corso parlano di oltre 9 mila imprese già finanziate, 630 milioni di investimenti già erogati, circa 34 mila nuovi posti di lavoro creati. E in cantiere risultano esserci circa 22 mila progetti. Tanti i giovani che sono rimasti al Sud o che vi sono tornati grazie a questo fondo.

Non ovunque, tuttavia, “Resto al Sud” è stato sfruttato appieno. È eclatante il caso della Sicilia, la quinta Regione italiana per numero d’abitanti, dove in due anni (2020 e 2021) sono state presentate appena dieci domande. È emerso durante i lavori della Commissione sulla verifica dello stato di attuazione delle leggi regionali. In tutto 37 mila euro impegnati, contro una disponibilità di 3,7 milioni.

La deputata regionale Marianna Caronia definisce questi dati «disarmanti e, se confermati, rischiano di confermare un ennesimo fallimento degli obiettivi che ci eravamo dati con la finanziaria del 2020 per sostenere l’economia. Per questo ho chiesto che la Commissione ascolti i rappresentanti di Invitalia per capire meglio come migliorare l’efficacia degli interventi».


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